Un festival di teatro pop, Castellinaria, con il titolo di “Segnali di fumo”, alla seconda edizione per rilanciare un territorio. L’appuntamento, ideato e promosso dalla Compagnia Habitas con il patrocinio del Comune di Alvito, della Provincia di Frosinone e di ATCL Lazio, si è svolto nella Valle di Comino, dal 3 al 10 agosto scorso, nella provincia di Frosinone con l’idea di rilanciare una vallata sempre più spopolata che dagli anni Cinquanta del Novecento ha visto diminuire gradualmente quanto inesorabilmente la popolazione soprattutto giovanile in un processo di emigrazione. Là dove c’erano industrie ed una presenza importante di cartiere – come la francese Boimond o le Cartiere Meridionali – ora la scommessa si gioca sulla cultura. Un territorio, che finora non ha saputo fare marketing di sé stesso, si mette in gioco
per riscoprire il proprio patrimonio naturale per un turismo sostenibile, un’ospitalità legata alla tavola a chilometro zero e alla cultura, partendo dalla storia per richiamare le presenze internazionali. Qualche scommessa è stata vinta come nel caso del Festival delle Storie, giunto alla decima edizione, ideato e diretto dal giornalista Vittorio Macioce, originario di Alvito, appuntamento itinerante tra i paesi della valle e dedicato alla narrazione e al racconto. Sul fronte del teatro ci sta provando Castellinaria che ha messo in piedi un’un’esperienza comunitaria, in gran parte volontaria con giovani originari del territorio, che spera visto il consenso delle stesse istituzioni locali di strutturarsi per dar vita ad una possibilità di economia sostenibile e di valore sociale sul territorio anche se per ora su piccoli numeri. La straordinaria normalità del teatro è al centro dello spettacolo, Alice nel paese delle meraviglie? di Laura Jacobbi per la regia di Paola Iacoboni con Salvatore Carmicino, Pasquale Cifonelli, Antonio Galimo, Salvatore Mottola e la partecipazione di Elisabetta Magnani, attrice di professione, dando vita ad un’esperienza di formazione della Casa circondariale di Cassino che annovera detenuti del territorio che possono in tal modo reinserirsi gradualmente. Lo spettacolo che ha una grazia e anche un lato tenero è andato in scena per la sezione AperinAria di CastellinAria presso il Castello Cantelmo di Alvito, quale risultato del laboratorio teatrale che la regista ha condotto da settembre 2018 con i detenuti della Casa Circondariale di Cassino, presentato in una riduzione dettata dalla possibilità di avere il permesso per l’uscita solo di alcuni degli attori/detenuti protagonisti dello spettacolo, 4 su 14.
“La nostra Alice è frutto di un laboratorio sul tempo e sullo spazio, sui mondi che ci portiamo dentro in ogni luogo – racconta Paola Iacobone, conduttrice del laboratorio e regista dello spettacolo finale – e il nostro viaggio è partito da Caroll e dalle sue parole: con Angel, un giovanissimo detenuto, nei panni di Alice e Silvio, la voce dei nostri ultimi spettacoli, in quelli del Bianconiglio.” A tenere le fila, tra imprevisti vari, il narratore Pasquale, ormai attore da 5 anni di spettacoli, così come lo Stregatto Antonino e il Ghiro/Re Tony, ma anche Elisabetta, assistente di regia nel corso di tutto il laboratorio che piano piano si è trasformata in Alice”.
Al centro dello spettacolo la nostalgia dell’infanzia, la sua capacità di meravigliarsi, di stupirsi della vita, senza uno sguardo rivolto al passato ma al futuro, come dev’essere quello di una comunità che dentro uno spazio confinato o in una vallata aperta deve ricostruirsi. Fondamentale nel progetto è stato il contributo nel corso del laboratorio e nella realizzazione dello spettacolo finale del direttore della CC di Cassino Francesco Cocco, degli educatori Enzo Tozzi e Anna Guglielmi, della comandante Grazia Azzoli e di tutto il personale di polizia penitenziaria. Il lavoro di squadra che il teatro insegna, fatto anche e per certi aspetti soprattutto, da chi non va in scena ma resta dietro le quinte diventa un metodo di economia diffusa dove la capacità di proporsi per un territorio relativamente isolato dal punto di vista logistico e nel coordinamento e nell’offerta variegata e coordinata dei diversi borghi. Le attività culturali del festival, dai laboratori più ludici ai momenti ricreativi, hanno mirato a riunire le esperienze di questo territorio che ha saputo trarre forza dalle dominazioni in passato e dall’emigrazione recentemente, oggi in un processo attento a riscoprire la storia legata soprattutto alla presenza di monasteri, da Cassino a Subiaco a vari abbazie ed eremi ma anche a nomi di attori di livello internazionali originari del territorio da Marcello Mastroianni a Nino Manfredi a Gina Lollobrigida.
Tra gli spettacoli anche Mille e una notte – la Quarta ora (con l’idea di un percorso di spettacoli che segni o il tempo), messo in scena da Lidelab, teatro di figura di grande bellezza scenica con giochi di ombre cinesi e strumenti in scena che racconta una vicenda tragica. La proposta interessante di per sé, sussurrata nella recitazione, avrebbe bisogno di un ambiente raccolto che non può essere un teatro all’aperto, forse un piccolo spazio con gli spettatori attorno al palcoscenico o sul palcoscenico che possano guardare quasi dall’alto un’azione che si svolge per lo più a terra o su un palcoscenico inclinato.
Come ha sottolineato la direzione artistica rappresentata da Niccolò Matcovich, affiancato da Livia Antonelli e Chiara Aquaro con cui fa compagnia dal 2016, Vastellinaria portando il teatro all’aria aperta ha inteso riaprire la scena alla città, oltre il mondo degli addetti ai lavori e degli appassionati, per diventare nella fruizione un momento creativo di condivisione e di crescita reciproca del territorio e sul territorio. In tal senso vanno lette anche le numerose partnership legate alle realtà locali.
a cura di Giada Luni
foto dall’alto:
Alice_teatro carcere_CastellinAria 2019
alice nel paese delle meraviglie?_foto di Stefano Di Ruscio
.archivetempMille e una notte – La IV ora_ ph Stefano Di Ruscio-min