Al Fortino, simbolo del Forte dei Marmi, è di scena OltreVerso, antologica di Daniele Basso che riunisce una ventina di opere dell’artista italiano noto per le sue superfici lucidate a specchio metafora della realtà e del riflesso. “In mostra si presenta una serie di progetti diversi collegati dal concetto di “oltre” e “verso” – ci ha raccontato l’artista che ci ha fatto da guida – dalla riflessione sul fatto che vivendo l’arte essa ci conduce ad una riflessione oltre qualcosa e verso qualcosa”. Senza un ordine cronologico o un’articolazione tematica, l’esposizione – con la curatela di Allegra Santini, la regia di Alberto Bartalini che ha realizzato una sorta di allestimento teatrale e la collaborazione di Matteo Graniti – racconta il mondo di un artista biellese per il quale l’arte oltre al bello e all’emozione vuole trasmettere il valore dell’artigianalità, “perché non basta l’idea per essere artisti – sottolinea Daniele Basso – essendo l’arte anche capacità del fare, manualità, una dimensione che si sta perdendo”. Importante anche la collaborazione con il mondo della produzione alla quale l’arte offre la possibilità di stabilire una relazione con il territorio in una triade: arte, azienda e territorio.
“La mostra – ci ha spiegato – nasce all’interno di un progetto che si è sviluppato quest’estate con Andrea Bocelli a Lajatico, suo paese natale, dove oltre l’installazione per la scenografia del concerto, è stato realizzato un percorso in tre tappe, per concludersi a Forte dei Marmi, residenza del cantante, fortemente voluto dalla famiglia”.
Il primo momento, legato al concerto, è più legato al concetto site specific; mentre questa seconda tappa al lavoro dell’artista, quasi esclusivamente sculture che anche nelle opere a parete, non presenti in mostra, sono sostanzialmente sculture in quanto lavori materici a rilievo.
La prima opera che incontriamo, In fila per uno, è un lavoro al quale Basso è molto legato del 2018 per Binario 21, il Memoriale della Shoa a Milano, il punto di deportazione degli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale per il quale è Basso è stato il più giovane artista selezionato.
“Il lavoro è stato un impegno delicato per il quale ho realizzato una sorta di percorso in corte con superfici specchianti, blocchi che da orizzontali diventano progressivamente una stele eretta che rappresentano l’evoluzione della specie umana da leggere nei due sensi: coloro che erano considerati alla stregua di bestie, rinascono e risorgono dal martirio mentre i carnefici che si considerano la dimensione potente e privilegiata regrediscono allo stadio di bestie. La superficie specchiante, inserita alla fine del percorso milanese induce alla sensazione di vedersi rientrare nel percorso svolto.” Quest’opera è una metafora dell’umanità che si autodistrugge ma anche della sua incredibile capacità di risorgere.
Tre piccole sculture, Vertical reflexion, raccontano tre fasi dell’età dell’uomo, la crescita – rappresentata dal feltro – la crisi, illustrata dall’incontro con il legno; e la complessità con l’introduzione dell’acciaio, il materiale di riferimento dello scultore. Attraverso l’incrocio dell’elemento orizzontale con quello verticale, si dà luogo alla croce che per Basso è il simbolo più forte della vita e l’introduzione dello specchio all’interno della scultura mima l’interiorità di una storia chiusa nell’opera stessa.
Il muro siamo noi è una grande istallazione circolare da vivere all’interno di un punto tracciato, circondati da colonne di acciaio specchianti con un profilo che ricorda il muro di Berlino. A terra, su suggerimento del “regista” della mostra, blocchi di marmo, omaggio alla città. L’opera è stata realizzata per una celebrazione della caduta del blocco nel 1989, ed è un monito al mondo di oggi dove i muri stanno risorgendo.
Nel 2011 è stata realizzata anche Bright Future, l’Italia in croce, simbolo di un sistema in crisi dove brillano comunque delle eccellenze rappresentate dagli Swarovski, con un tono ironico.
Nella sala adiacente illuminata in rosso un omaggio al progetto del Teatro del Silenzio a Lajatico, con un’ampia illustrazione e due opere in attinenza – non sono modellini tiene a precisare Basso – che ripercorrono i tre momenti dell’esposizione diffusa sul territorio, scandita da Boogyeman, o la paura di fare; Icaro o il coraggio di lanciarsi; e Gabriel, al consapevolezza e l’andare oltre.
Una sala ampia con varie opere presenta le “pieghe” di acciaio dello scultore, in particolare con Les plis de la vie, grande scultura del 2013, commessa con la quale Basso si misura sulla richiesta tematica di lavorare sul concetto di crisi. “In quel momento, ci ha confessato, avevo da poco perso mia madre e benché fossi io in crisi, ho lavorato sul tema della crisi come crinale, cuspide, una piega che diventa un’opportunità perché noi siamo quello che costruiamo per il modo nel quale reagiamo a quanto ci capita.” Nella stessa sala, accanto al grido della donna che guarda verso l’alto, Achill, falco portatore di messaggi di apertura e creatività della mitologia nordica, che vede dall’alto cogliendo però i particolari, diventato l’immagine della locandina e il simbolo della mostra. “L’opera è un invito a non rincorrere l’urgenza a favore della concentrazione sulle cose importanti.”
In una sala attigua due opere in cristallo tagliate da uno specchio simbolo della porta, intesa come porta dell’anima, dell’interiorità con un gioco di rimandi legati alla riflessione in senso fisico, Kryste Orange e Kryste Yellow. Uno spazio pop presenta i Frattali, opera simbolica sul valore del gioco di squadra nella vita, senza il quale l’individualità è inconsistente e la Penna realizzata per il Museo Officina della Scrittura di Torino, il primo museo dedicato al segno che presenta la storia della stilografica fino all’Aurora: “ho scelto di riprodurre solo il pennino che è il simbolo, quello che salverei anche in una penna del futuro, che diventa nella scultura un uccello, simbolo di libertà perché la penna rende liberi, e in grado di volare lontano”.
Frutto della collaborazione con la multinazionale Coca-Cola il lavoro che celebra i suoi cento anni presentato all’Expo 2015 di Milano, poi in mostra alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e oggi tra le opere della collezione permanente del museo di Atlanta.
Conclude l’esposizione una sala dedicata alla collaborazione con l’azienda Laseyacht di acciaio nell’ottica di un’arte che non è in antitesi con l’industria, ma lavora in sinergia con il mondo della produzione.
Un merito va all’allestimento che rende il viaggio nel mondo di Basso fruibile e gradevole, attraverso una serie di foto che presentano anche l’artista accanto alle sue opere, senza diventare invasivo o eccessivamente didascalico.
a cura di Ilaria Guidantoni