Lavatóio s. m. [lat. tardo lavatōrium, der. di lavare «lavare»] Impianto per la lavatura a mano della biancheria e altri oggetti di stoffa; nelle forme più semplici, di uso domestico, consiste di una vasca, generalmente di cemento, su un bordo della quale è fissato un piano inclinato destinato all’insaponatura degli oggetti da lavare, in modo che l’acqua usata in tale operazione ricada nell’interno della vasca.
I lavatói sono luoghi pubblici. Luoghi ormai abbandonati, a noi sconosciuti, ma spesso presenti nelle nostre città. Molte volte non li notiamo nemmeno, rimangono lì, in disparte, quasi a nascondersi dai cittadini, che ormai non li considerano più. Non ce ne accorgiamo nemmeno se ci passiamo davanti tutti i giorni. Non fanno più parte della nostra quotidianità. Ma qualche decina di anni fa, svolgevano un importante ruolo nella vita sociale delle persone. Ci si trovava a chiacchierare attorno ad essi, mentre si svolgevano i lavaggi degli indumenti di tutta la famiglia. Ora, con molta facilità, senza uscire di casa, schiacciamo un unico tasto e tutto si avvia; ah, beata lavatrice! Ma che ne è dello scambio sociale di questa azione? Non esiste più. E al giorno d’oggi, più che in passato, ne avremmo tanto bisogno.
Rimane il fatto, che i lavatói sono luoghi davvero magici. Stando in piedi davanti ad essi, è possibile osservare gli ampi catini; sembra possibile sentire ancora quel vociare delle signore, il rumore dell’acqua che alimentava le vasche, sentire il profumo del sapone e la freschezza dei panni appena lavati. Non è facile immaginarsi tutto questo, ma qualcuno potrebbe trasmettere queste esperienze. E chi sarebbe più adatto se non coloro che lo hanno effettivamente vissuto? Sarebbe interessante ed istruttivo poter incontrare chi ha utilizzato questi ambienti e chi possa raccontare quale era l’atmosfera, quali erano le abitudini e le regole d’uso di essi.
Non siamo più legati ai lavatoi, ma appartengono alla nostra storia, alla crescita delle tecnologie di cui oggi facciamo uso. Un bell’esempio lo possiamo trovare nel Comune di Bergamo che da Settembre ha avviato i lavori per il recupero di due dei numerosi lavatoi presenti in città. I fondi stanziati per il restauro si aggirano attorno ai 200mila euro e l’obiettivo è proprio quello di restituire la bellezza a queste strutture che con il loro antico fascino sono in grado di attrarre un numero importante di turisti e di curiosi cittadini. E per completare il lavoro iniziato dal Comune si potrebbe creare un nuovo percorso turistico alla scoperta dei lavatoi della città, anche quelli più nascosti e sconosciuti. L’antico lavatoio, il più centrale e visibile di Bergamo; la fontana del Vágine; la fontana del Lantro; il Lavanderio. Questi sono solo alcuni di essi, e ce ne sono molti altri che meriterebbero di essere riscoperti. Abbiamo molte tecnologie oggi che potrebbero riprodurre suoni, rumori, voci del tempo. Vedremmo comunque un ambiente abbandonato, non più vivo come è stato decenni fa, ma sarebbe più facile immaginare quale fosse il suo aspetto in passato. Si parla di una semplice iniziativa per far si che questi ambienti abbandonati abbiano una nuova vita, una nuova opportunità.
Dobbiamo avere un occhio di riguardo per quello che ci sta attorno, per i luoghi in cui ci muoviamo, le strade che attraversiamo. Aprite gli occhi quando vi spostate in città, potrebbe capitarvi di imbattervi in qualche nuova scoperta, che magari è sempre stata lì, ma non ha mai attratto la vostra attenzione. Siate curiosi dei luoghi che vivete, delle vostre case, della vostra piazza preferita o del locale più frequentato. Potreste scoprire qualche nuovo tesoro.
A cura di Giulia Orlandi