“In Italia non abbiamo ancora investito in private equity o infrastrutture, ma in generale ci interessa. Non investiamo in base all’are geografica, ma in base alle opportunità, sempre però con il nostro approccio che è un po’ diverso da quello tradizionale, sia quando parliamo di private equity sia quando parliamo di investimenti in infrastrutture”. Lo ha detto Johnny El Hachem, ceo di Edmond de Rothschild Private Equity, a BeBeez, in occasione di un suo passaggio ia Milano pochi giorni fa, sottolineando però che invece “di investitori italiani nei fondi EdR ce ne sono eccome, tra assicurazioni e casse di previdenza” e che “di recente anche il private bank di EdR in Italia ha iniziato a proporre i fondi di fondi di private asset EdR ai propri clienti”.
I fondi di real estate, invece, qualche investimento in Italia lo hanno già fatto. Per esempio, nel Four Points by Sheraton a Milano con il fondo Aina Hospitality, gestito dall’omonima management company specializzata in investimenti in hotel di pregio, cofondata da Jaume Tapies, ex ceo di Relais & Châteaux, in partnership dal gruppo EdR.
El Hachem ha poi chiarito che il perimetro dell’attività che è stata oggetto di management buyout lo scorso anno da parte del management team di private equity di Edmond de Rotschild Investment Partners, che è stata ribattezzata (si veda altro articolo di <BeBeez), era molto piccolo rispetto al totale delle attività alternative gestite dalla banca. Stiamo parlando di circa 2 miliardi di euro di asset in gestione ad Andera contro i circa 13 miliardi di euro rimasti in capo a Edmond de Rothschild Private Markets. In particolare, di questi, circa 8 miliardi sono investiti in real estate, poco meno di 4 miliardi sono investiti in private equity e 2 miliardi in infrastrutture. Il tutto, ha detto El Hachem, “utilizzando 12 fondi gestiti da dieci diversi team e nei quali i team sono investiti per il circa l’1% e la famiglia Rotschild per ben il 7%, a sottolineare l’allineamento di interessi con gli altri investitori”.
Quanto all’approccio agli investimenti, si diceva, quello di EdR non è tipico degli investitori cosiddetti “plain vanilla”. Non solo perché gestisce due fondi dedicati agli investimenti in Africa (fondi Amethis) e un fondo dedicato agli investimenti in agro-ecologia in Africa e America Latina (Moringa), che di per sé sono aree di frontiera che non è comune da trovare tra le proposte sul mercato, ma soprattutto perché i fondi che conducono investimenti diretti scelgono progetti complicati da strutturare, che quindi per loro natura non vengono presi in considerazione dalla maggior parte degli altri operatori. Qualche esempio?
“Con il fondo Ginkgo compriamo diritti di costruzione per 600 mila mq nel cuore delle principali aree urbane della Francia, contribuendo al recupero di siti strategici e con l’obiettivo di creare nuovi spazi residenziali. A oggi abbiamo in portafoglio diritti su 600 mila metri quadri di terreno distribuiti su 18 progetti. L’idea è togliere dai bilanci delle aziende la proprietà e la gestione di impianti per il trattamento delle acque industriali e il disinquinamento dei terreni. Per impostare queste operazioni e portarle a termine con profitto bisogna avere un know how ad hoc e l’impatto sociale è estremamente importante”, ha spiegato El Hachem, che ha aggiunto che “un altro prodotto molto innovativo è il nostro Trajan Capital fund, un veicolo che in sostanza funziona da acceleratore di search fund (per un approfondimento, si veda altro articolo di BeBeez), in grado di identificare i giovani talenti in grado di diventare searcher, affiancarli nella ricerca delle aziende target e fornire loro i capitali necessari, allineando i suoi interessi con quelli dei searcher che diventeranno i manager/imprenditori delle pmi acquisite. A oggi il fondo è attivo solo in Francia, dove ci sono migliaia di pmi che devono affrontare il passaggio generazionale e che possono trovare nella nostra proposta la soluzione perfetta. Ma l’idea potrebbe essere replicata nel resto d’Europa, Italia compresa”.
Infine, sul fronte del venture capital l’approccio di EdR è diverso da quello più tipico della maggior parte degli operatori, che puntano a individuare uno o due startup che con ritorni stellari siano in grado di più che compensare le perdite sofferte dal resto del portafoglio. “Con il nostro fondo Kennet, preferiamo investire in Europa e negli Usa in aziende tech con modello di business B2B, con base di clientela molto meno volatile che nel caso del B2C e con possibilità di scalare l’ambito delle applicazioni. Queste caratteristiche hanno provato essere una garanzia di riduzione importante del livello di rischio in operazioni di venture”, ha concluso il manager.