Doppio appuntamento per la Galleria Tornabuoni che, come di consueto a dicembre, presenta l’Antologia di arte moderna e contemporanea, a Firenze il 5 dicembre e a Milano il 12 dicembre. BeBeez ha fatto tappa nella Galleria fiorentina del Lungarno Benvenuto Cellini per la selezione 2020, un viaggio lungo un secolo. Uno spazio molto godibile, di grande respiro, per l’architettura leggera, progettata intorno alla fruizione dell’arte, con ampie vetrate che fanno dialogare l’arte contemporanea con la città che si intravede all’esterno.
Grazie alla passione e dedizione di Roberto Casamonti che l’ha fondata, Tornabuoni Arte ha saputo, nel corso degli anni, creare un importante circuito espositivo e culturale in Italia e all’estero, coinvolgendo istituzioni pubbliche e private, con una programmazione internazionale, realizzata grazie anche al rapporto consolidato con critici d’arte, curatori e collezionisti.
L’Antologia è accompagnata da una pubblicazione, introdotta da un testo di Gino Pisapia dal titolo Collezionare desideri. Custodire il Tempo, con l’intenzione di approfondire non solo le opere in mostra, quant’anche il complesso e accurato lavoro di ricerca dietro la realizzazione di questa raccolta. Il periodo proposto parte dalle vicende storico-artistiche del secondo decennio del Novecento per arrivare fino ai giorni nostri, esaminandone i campi di ricerca più attuali; il catalogo è stato strutturato in due sezioni, una dedicata al figurativo e una al contemporaneo e arricchita da materiale fotografico con i ritratti degli artisti, uno strumento fondamentale per una consultazione più agile delle opere selezionate.
Il percorso inizia con i maggiori esponenti dell’arte figurativa del XX secolo, artisti che hanno segnato la storia dell’arte italiana e internazionale. Tra le opere degli Anni Venti, troviamo uno dei paesaggi dalle geometrie essenziali e dai toni drammatici di Lorenzo Viani, personalissime riletture di Cézanne, Paesaggio di Versilia, veduta dall’alto di Seravezza (1920-2121) di grande pulizia nelle linee; e più o meno dello stesso periodo, del 1925 circa, Balfiore, un olio fresco e gioioso nelle trame cromatiche, firmato Futurballa, degli anni in cui il futurista Giacomo Balla dedicava particolare attenzione alle composizioni floreali. Del 1923, è un Nudo femminile, di Giorgio De Chirico (di cui vengono proposti qui vari dipinti), nel quale si percepisce appieno il recupero della solidità plastica e materica dei grandi Maestri, dal Rinascimento ai pittori del Sette-Ottocento, tra l’altro pubblicato nel catalogo Valori Plastici, realizzato in occasione della XIII Quadriennale di Roma del 1998: una dimensionalità quasi scultorea che sembra uscire dalla tela.
Inoltre gli Anni Trenta sono ben rappresentati da opere di Mario Sironi, Mario Tozzi, Gino Severini (bel dipinto con una natura morta in primo piano e Parigi fuori della finestra), dello stesso De Chirico, appena citato, Alberto Savinio e Giorgio Morandi, di cui indichiamo un Paesaggio del 1938, esposto nella personale dell’artista alla “III Quadriennale d’Arte Nazionale” al Palazzo delle Esposizioni di Roma, nel 1939, e valorizzato dalla notifica dell’ufficio di Belle Arti che ne vieta l’esportazione, giudicandolo di fondamentale interesse nazionale.
Mantenendo un ordine puramente cronologico, passiamo a Massimo Campigli e in particolare a un olio su tela del 1943, Gioco a Palla, che raffigura uno dei temi ricorrenti nel suo lavoro, quello appunto del gioco, attraverso lo stile del cosiddetto “dettato plastico” del Novecento. Ci spostiamo poi su Felice Casorati, la cui pittura fatta di elementi poetici e fantastici, definiti da un grande senso del colore, trova qui, ne Le stiratrici del 1954, un esempio straordinario. Questi sono alcuni dei capolavori della prima sezione che ha, inoltre, opere di particolare rilievo di Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Marino Marini ed altri ancora.
La seconda parte dell’Antologia 2020, contempla quell’arco di tempo che dal secondo dopoguerra arriva alle esperienze più contemporanee. Ad aprirla, Carla Accardi – una delle artiste più originali dell’Astrattismo in Italia, tra i fondatori del gruppo Forma 1 – con due dipinti, Assedio rosso n.3, datato 1956, e Viola rosso, del 1964. Come di consueto una particolare attenzione a Lucio Fontana con sei opere bellissime, tra le quali Concetto spaziale del 1953, olio e vetri su tela, e Concetto spaziale, Attese, del 1966, esposto al Metropolitan Museum of Art di New York e al Guggenheim di Bilbao per la grande retrospettiva itinerante, Lucio Fontana: On the Threshold. Importante anche il nucleo che fa riferimento a personalità quali Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi e Enrico Castellani che con Fontana hanno condiviso idee, scontri, amicizie e sperimentazioni, pur conducendo le loro personalissime ricerche. Così di Scheggi vediamo Intersuperficie curva bianca e Intersuperficie curva verde, entrambe del 1966, periodo cruciale nel suo percorso legato al superamento della superficie, mentre di Bonalumi, sempre in questa definizione di un’idea nuova di spazio, ecco una delle sue estroflessioni, un rarissimo Blu, del 1964. Su questa scia si pone la più recente Superficie bianca, 1990, di Castellani. La ricerca di uno spazio inedito, la trasformazione della materia nel fare pittura e scultura, sono al centro anche dei lavori di Alberto Burri, come, ad esempio, A 1, con data 1953.
L’Antologia documenta in modo approfondito le scuole e i movimenti che si sono formati in Italia, dagli Anni Sessanta in poi. La scuola di “Piazza del Popolo” è definita da opere storiche di Franco Angeli, Tano Festa, Renato Mambor (del quale recentemente abbiamo recensito la personale), Mario Schifano e Pino Pascali; l’Arte Povera è rappresentata da quelle di Pier Paolo Calzolari, Mario Ceroli, Jannis Kounellis, Giuseppe Penone, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto, di cui sottolineiamo il rarissimo autoritratto su acciaio inox specchiante, Senza titolo, firmato (1962-1986). Per quanto riguarda la Transvanguardia, invece, troviamo qui lavori di Sandro Chia e Mimmo Paladino, con un’opera di grandi dimensioni di forte impatto.
Questa seconda parte si apre anche alle esperienze artistiche che, negli stessi anni, si sono avute in ambito europeo a partire da Joan Miró, Hans Hartung, per proseguire con Guillaume Corneille, ed Arman (presente con una scultura d’uomo con caffettiere spezzate, come nel suo stile di scomporre gli oggetti).
La rassegna si conclude con altri due artisti italiani Emilio Isgrò e Alighiero Boetti, tra gli altri con un rarissimo Lavoro postale (Permutazione) del 1972, composto da 22 buste affrancate e timbrate. A Isgrò e Boetti, Tornabuoni Arte ha dedicato, negli ultimi anni importanti, mostre monografiche.
a cura di Ilaria Guidantoni