Fino al 6 gennaio 2020 a Lucca presso la Fondazione Ragghianti è allestita una mostra dedicata a Bernardo Bellotto 1740 (tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10 alle 19), curata da Bozena Anna Kowalczyk, tra i maggiori studiosi di Canaletto e Bellotto, realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e grazie al supporto di Banco BPM come main partner, che illustra il viaggio di Bernardo Bellotto in Toscana, uno dei temi più affascinanti del vedutismo settecentesco. Una piccola mostra per i soggetti e le dimensioni, molto raffinata come il contesto nel quale è inserita, preparata con cura e attenzione nei particolari. Lo stesso allestimento, semplice e sobrio, è elegante e invita ad un viaggio nel tempo con alcune immagini fotografiche artistiche degli stessi luoghi, realizzate recentemente, nell’ultima parte per realizzare le quali sono stati chiamati due fotografi selezionati in collaborazione con il Photolux Festival di Lucca: Jakob Ganslmeier e Jacopo Valentini (ospitati in residenza alla Fondazione Ragghianti).
Una mostra preziosa, anche perché permette di comprendere un passaggio chiave della vicenda di Bellotto, essenziale per lo sviluppo della sua eccelsa carriera, corredata da documenti originali dell’epoca.
L’artista, nato a Venezia nel 1722 e morto a Varsavia nel 1780, nipote di Canaletto per parte di madre ricevette la propria formazione proprio nel suo studio quando quest’ultimo era al culmine della sua fama, alla fine degli anni Trenta del Settecento.
Bellotto assorbì i modelli e le tecniche compositive dello zio con una capacità di emulazione tale da ingannare gli stessi contemporanei. L’eredità del maestro è alla base di tutta la sua opera, ma non appena il giovane Bellotto iniziò a viaggiare fuori da Venezia – e il soggiorno in Toscana è il primo e fondamentale a questo riguardo – sviluppò il proprio stile espressivo in maniera originale, accentuando il rigore prospettico e il realismo della rappresentazione, i toni cupi, uno spessore materico che neppure la luce di Venezia e la leggerezza dei suoi paesaggi riuscì ad alleviare. C’è in Bellotto uno sguardo profondo, severo, un rigore architettonico e insieme il gusto di giocare con le prospettive che ‘si rompono’ in quel periodo con giochi talora arditi, rispetto all’impeccabilità rinascimentale, come si mostra in alcuni quadri di altri autori in particolare. Tra i pittori del tempo da segnalare Luca Carlevarijs,di cui fu pure allievo e Giuseppe Zocchi e di alcuni anonimi ma talentuosi artisti che, a Lucca, eseguirono copie dell’eccezionale veduta di piazza San Martino realizzata da Bellotto, a testimonianza della ricaduta che la presenza fondamentale di quest’opera ebbe in città.
Fiore all’occhiello dell’esposizione proprio la città di Lucca raffigurante Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, del City Art Museum di York (Yorkshire, Inghilterra) che torna per la prima volta nel luogo in cui è stato eseguito, insieme ad altri cinque disegni di soggetto lucchese prestati eccezionalmente dalla British Library di Londra – dove sono custoditi dai primi decenni dell’Ottocento – che raccontano il suo viaggio in Toscana.
I più recenti studi archivistici hanno permesso di datare questo viaggio di Bellotto al 1740, due anni prima rispetto a quanto si ritenesse, evidenziandone così l’importanza come manifesto della precocità dell’artista, allora diciottenne. La documentazione riscoperta consente anche di vedere in lui il pioniere della pittura di veduta a Firenze e a Lucca, al servizio dell’aristocrazia toscana e in particolare le vedute di Lucca di Bellotto sono l’unico episodio di rilievo di questo genere nella storia artistica di questa città e una fonte documentaria di eccezionale importanza.
Nuovi dati sulla storia di queste opere, come su quella delle vedute di Firenze, sono emersi nel corso di preparazione della mostra e verranno presentati nel catalogo.
Accanto alle opere di soggetto lucchese sono presentate alcune delle vedute conosciute di Firenze realizzate da Bellotto durante e a seguito della sua visita in Toscana, come Piazza della Signoria, Firenze e L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, entrambe del 1740, provenienti dal Szépmúvészeti Múzeum di Budapest; L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze e L’Arno verso il ponte alla Carraia, Firenze, ambedue del 1743-1744, provenienti dal Fitzwilliam Museum di Cambridge; e il disegno a penna e inchiostro Capriccio architettonico con un monumento equestre del 1764, dal Victoria & Albert Museum di Londra, che documenta la visita di Bellotto a Livorno.
Tra le curiosità della mostra la Camera optica in legno, vetro e specchio usata da Canaletto e concessa in prestito dal Museo Correr di Venezia.
Il catalogo, in italiano e inglese, è edito da Silvana Editoriale, Edizioni Fondazione Ragghianti, Studi sull’Arte Lucca.
a cura di Ilaria Guidantoni