In occasione dei 100 anni dalla morte del grande artista Amedeo Modigliani, la città di Livorno gli dedica una grande mostra che resterà aperta fino al 16 febbraio prossimo, tutti i giorni dalle 10 alle 19 al museo della Città al quartiere Venezia. Esposizione imperdibile per la ricchezza e il livello delle opere, la sala con i notissimi capolavori di Modigliani, è strepitosa; consente altresì uno sguardo su un periodo magico della pittura e dell’attività artistica a Parigi nei cosiddetti anni folli, quando Montmartre era uno se non il fulcro della vita culturale della città e certamente un riferimento internazionale. I primi trent’anni del secolo scorso sono presentati attraverso una doppia lettura, propriamente artistica da un parte e del collezionismo e mecenatismo con meccanismi talora contorti e perversi, dall’altra. In mostra la collezione Zborowski e Netter e la loro cerchia da Suzanne Valadon a Chaïm Soutine, Derrain, Wlaminck, Utrillo tra gli altri con un riferimento forte al mondo ebraico legato a Modigliani, Zborowski, ad altri della cerchia e certamente alla storia della città di Livorno.
Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre, curata da Marc Restellini, ci regala uno sguardo sui rapporti tra gli artisti e il mondo dell’arte e delle gallerie, grazie anche a un percorso esplicativo molto ben articolato (montato in doppia lingua, italiano-inglese,
su pannelli gialli), che completa la descrizione delle opere dell’audio guida.
Di impatto e di facile fruizione l’allestimento con spazi in tinte pongo che tracciano i confini dei singoli pittori o gruppi, con il blu oltremare riservato al protagonista.
Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi, 1920), il più illustre fra i livornesi, è nelle sale del Museo della Città di Livorno con 26 opere, oltre a più di un centinaio di altri capolavori dell’École de Paris, appartenuti ai due collezionisti più importanti che hanno accompagnato e sostenuto “Dedo” nella sua vita. Il primo è Jonas Netter, geniale collezionista che ha raccolto i più bei capolavori del giovane livornese, ma anche alcune delle opere più significative della École de Paris; un uomo schivo e discreto, che rifugge la luce effimera dei riflettori. Ricco rappresentante di commercio, conduce una vita quasi clandestina a Parigi, dove nel 1915 si reca in prefettura per rinnovare i suoi documenti. Viene ricevuto dal prefetto Zamaron, appassionato d’arte, che gli mostra il dipinto di Maurice Utrillo appeso alla parete dell’ufficio. Netter
ne rimane colpito e gli fa i complimenti: il prefetto rimane sbalordito e confessa che nessuno aveva mai notato il dipinto. Non solo: gli propone addirittura di incontrare Léopold Zborowski, il poeta e mercante d’arte polacco che gli aveva procurato il quadro. Netter e Zborowski si incontrano la domenica seguente: nessuno dei due immaginava che i loro destini si sarebbe uniti a quello di un artista italiano esule a Parigi: Amedeo Modigliani.
Tra le 14 opere di Modigliani provenienti dalla collezione Netter, in mostra è visibile il ritratto Fillette en Bleu del 1918 (il manifesto della mostra); il ritratto di Chaïm Soutine del 1916, di grande impatto; il ritratto Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) dipinto tra il ’18 e il ’19; il ritratto Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) del 1919, che ritrae la bella Jeanne Hébuterne di tre quarti mentre si rivolge allo spettatore in un atteggiamento pieno di naturalezza ed eleganza e capace di catture l’attenzione con suoi profondi occhi azzurri. Interessante anche la serie dei disegni, sia le teste per le quali ricorre a forme geometriche di base e le figure intere che richiamano l’arte primitiva allora in voga. Forse per
Modigliani non è tanto un’ispirazione ma un accostamento, diversamente ad esempio da Derain che aveva acquistato una maschera e che si ispira a quella che poi diventò una moda.
L’altro riferimento di Modigliani è Paul Alexandre, che lo ha sostenuto al suo arrivo a Parigi e lo ha aiutato nel progetto scultoreo delle Cariatidi oltre che durante i suoi ritorni a Livorno nel 1909 e 1913. Dei 12 disegni, provenienti dalla collezione Alexandre, si possono ammirare alcune Cariatidi tra i quali la Cariatide (bleue) del 1913. Insieme alle opere di Modigliani saranno esposti, inoltre, più di un centinaio di altri capolavori, anch’essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915. Si tratta di opere rappresentative della grande École de Paris. In apertura della mostra le opere di Suzanne Valadon come le Trois nus à la campagne, una delle poche donne ad essere ammessa ai corsi di pittura come ad esempio Berthe Morisot. Normalmente alle donne non era permesso seguire i corsi di nudo che invece divennero il soggetto prediletto di questa pittrice tra le prime a seguire la stesura piatta del colore e la sua intensità quasi aggressiva che fu poi al centro della poetica del fauvisme. Nell’ambito dell’antologia si possono ammirare dipinti di Chaïm
Soutine come L’Escalier rouge à Cagnes, La Folle, L’Homme au chapeau e Autoportrait au rideau, eseguite dal 1917 al 1920; opere di Maurice Utrillo come Place de l’église à Montmagny, Rue Marcadet à Paris, Paysage de Corse, seguendo la sua vita errabonda e disperata, minata dall’alcolismo, il cui unico appiglio è la pittura. Nelle sue tele dai toni malinconici e naïf e malinconici risaltano cieli palpitanti che irradiano la loro luce fino a terra E ancora André Derain con Le Grand Bagneuses, St.Tropez e Portrait d’homme (Jonas Netter) di Moïse Kisling, artista polacco, come altri in mostra quali Eugène Ébiche, che ci ha lasciato uno dei ritratti più emblematici del collezionista Jonh Netter.
a cura di Ilaria Guidantoni