Margini in frenata per il produttore di auto inglese Aston Martin Lagonda, che a un anno dalla quotazione continua a soffrire in Borsa a Londra: dall’ottobre 2018 ha perso circa il 75%.
Il gruppo produttore delle supercar preferite da James Bond, il cui azionista di maggioranza è il fondo di private equity Investindustrial guidato da Andrea Bonomi, aveva debuttato al London Stock Exchange nell’ottobre 2018, dopo aver fissato il prezzo dell’ipo a 19 sterline per azione (si veda altro articolo di BeBeez). Il gruppo aveva collocato azioni per 1,08 miliardi di sterline pari al 27,5% del capitale ed era stato valutato 4,33 miliardi di sterline. A vendere erano stati Investindustrial (37,5% prima dell’ipo, oggi diluito al 31%), i kuwaitiani di Tajara Capital (ex Investment Dar) e Adeem Investments (che insieme controllavano il 54,5%), mentre Daimler non aveva invece ceduto il suo 4,9%, ottenuto nel 2013 in cambio della fornitura di motori e componenti elettroniche, che poi ha però ridotto al 4,2%. Ora Aston Martin ha una capitalizzazione di meno di un miliardo di sterline.
Nei giorni scorsi il gruppo ha lanciato un warning sui risultati 2019 (si veda qui il comunicato stampa): le stime di ebitda per l’anno sono state ridotte a 130-140 milioni di sterline (il consensus era di 200 milioni e nel 2018 l’ebitda era stato di 247 milioni), il margine sui ricavi è stato tagliato dal 20% al 12,5%-13,5% e le vendite sono scese del 7% a 5.809 unità, a fronte delle 7.100-7.300 pronosticate a inizio dello scorso anno. Ieri il titolo ha chiuso la seduta borsistica in calo del 6,11% a 408 sterline (per una capitalizzazione di 931 milioni di sterline), mentre l’altro ieri aveva lasciato sul terreno il 16%.
Aston Martin aveva già lanciato un profit margin warning nel giugno scorso, quando aveva avvertito che sarebbe stato solo del 20%. Ma poi è andata peggio del previsto: il margine ebitda nel 2019 è previsto attorno al 12,5-13,5%, a causa dei maggiori costi di marketing, vendite inferiori al previsto e una sterlina forte, che ha ridotto i ricavi all’estero (si veda qui il comunicato stampa). I conti di Aston Martin erano andati molto bene nel 2018 (si veda qui il bilancio 2018): i ricavi erano saliti a 1,097 miliardi di sterline (da 876 milioni nel 2017), con un ebitda rettificato di 247 milioni (da 207 milioni) e un debito finanziario netto di 560 milioni (da 673 milioni).
La società, guidata dal ceo Andy Palmer, spera di migliorare la sua situazione finanziaria quest’anno con il lancio sul mercato del SUV di lusso DBX, al prezzo di 189 mila dollari, presentato il 20 novembre scorso (si veda qui il comunicato stampa). Da allora, ha raccolto 1.800 ordini. Sul DBX su cui fa perno l’obiettivo di produzione di 14 mila auto al 2023. Intanto, sono in discesa i prezzi delle Aston Martin usate. Oltre che dai conti, gli investitori oggi potrebbero essere preoccupati anche dal ftto che l’indebitmento finanziario netto del gruppo a fine anno si aggira attorno a 800 milioni di sterline. Inoltre l’azienda ha dichiarato che intende contrarre nuovi debiti entro un mese, per cui lo stock totale di debito potrebbe superare il miliardo di sterline, facendone salire anche il costo dal 12 al 15%.
Il peso del debito rende sempre più urgente una iniezione di nuova finanza in Aston Martin, che ha dichiarato di essere in trattative con nuovi potenziali investitori. Si dice che il miliardario canadese Lawrence Stroll sarebbe interessato a comprare una quota rilevante del produttore di auto britannico. “Restiamo in discussione con potenziali investitori strategici” che potrebbero anche tradursi “in un investimento nel capitale”, ha confermato Palmer.
Ricordiamo che nel luglio 2019 Investindustrial aveva presentato tramite Strategic European Investment Group, società veicolo che fa capo al fondo Investindustrial VI, un’offerta per incrementare del 3% la sua quota in Aston Martin, pagando 10 sterline per azione per 6,84 milioni di azioni, probabilmente per cercare di risollevare le quotazioni dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez).
L’ingresso di Investindustrial in Aston Martin risale al 2012. Allora Investindustrial aveva messo sul piatto 150 milioni di sterline (allora 190 milioni di euro) per la sua quota e aveva messo a disposizione fino a 80 milioni di sterline (altri 100 milioni di euro), senza però essere obbligato a investirli, per ulteriori aumenti di capitale se si fossero resi necessari per finanziare il piano di investimenti da 500 milioni di sterline per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologia. L’operazione era stata conclusa sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 740 milioni di sterline (allora 940 milioni di euro). Nel maggio 2015, poi, Investindustrial e Tejara Capital avevano annunciato un aumento di capitale da 200 milioni di sterline per Aston Martin (si veda altro articolo di BeBeez).