Dopo il profit warning a inizio gennaio su conti 2019 e quello già lanciato nel luglio dello scorso anno, venerdì 31 gennaio Aston Martin Lagonda Global Holdings plc ha annunciato l’ingresso nel nell’azionariato di un consorzio di investitori guidato dall’imprenditore canadese Lawrence Stroll con una quota del 16,7% in aumento di capitale riservato e il lancio un ulteriore aumento di capitale per un’iniezione complessiva di denaro fresco da 500 milioni di sterline. Stroll siederà nel Board con il ruolo di presidente esecutivo, andando a sostituire l’attuale presidente Penny Hughes (si veda qui il comunicato stampa). Il tutto per riequilibrare la situazione finanziaria del gruppo, appesantita da un debito finanziario netto di circa 800 milioni di sterline, e per supportare il lancio sul mercato del SUV di lusso DBX, presentato il 20 novembre scorso. Da allora, ha raccolto 1.800 ordini.
L’annuncio ha portato a un balzo del 23,86% al titolo Aston Martin al London Stock Exchange venerdì 31 gennaio, a 498,89 pence per azione, sebbene il prezzo resti ampiamente ancora al di sotto del prezzo di ipo. Aston Martin aveva debuttato al LSE nell’ottobre 2018, dopo aver fissato il prezzo dell’ipo a 19 sterline per azione (si veda altro articolo di BeBeez). Il gruppo aveva collocato azioni per 1,08 miliardi di sterline pari al 27,5% del capitale ed era stato valutato 4,33 miliardi di sterline. Ora capitalizza soltanto circa 1,14 miliardi.
L’interesse di Stroll per il gruppo produttore di supercar di lusso quotato a Londra e controllato dal fondo di private equity Investindustrial guidato da Andrea Bonomi era già circolato a inizio anno (si veda altro articolo di BeBeez), quando si diceva che Stroll sarebbe stato interessato a comprare una quota rilevante del produttore di auto britannico. E in proposito il ceo Andy Palmer aveva commentato: “Restiamo in discussione con potenziali investitori strategici” che potrebbero anche tradursi “in un investimento nel capitale.
Il consorzio, che vede Stroll come lead investor, comprende una serie di investitori privati, tra i quali figurano André Desmarais (ex ceo di Power Corp. Canada), Michael de Picciotto (vicepresidente del Supervisory Board di Engel & Volkërs), Silas Chou (imprenditore della moda di Hong Kong), John Idol(presidente e ceo di Capri Holding, ex Michael Kors), Lord Anthony Bamford(presidente di JCB) e John McCaw (ex azionista di McCaw Cellular). ·
Stroll, insieme al suo socio Silas Chou, era il proprietario del fashion brand Tommy Hilfiger, che ha quotato in borsa nel 1992 e che è poi stato acquisito da fondi di private equity. Successivamente i due imprenditori hanno comprato il gruppo Michael Kors che hanno poi quotato nel 2011. Lo stesso gruppo nel settembre 2018 ha comprato Gianni Versace e contesutalmente ha cambiato nome in Capri Holding (si veda altro articolo di BeBeez).
Stroll è stato anche alla guida del consorzio di investitori che nel 2018 ha salvato dalla bancarotta il team Force India di Formula Una che è stato poi ribattezzato Racing Point. Il team utilizza oggi motori Mercedes-Benz e il figlio di Stroll, Lance, è un pilota del team. La partnership tra Aston Martin e il team Red Bull Racing scade alla fine della stagione 2020 e parte dell’accordo con Stroll è che Aston Martin compri una partecipazione in Racing Point F1 che diventerà dal 2021 il team Aston Martin.
Nel dettaglio Aston Martin ha annunciato che il consorzio acquisirà in aumento di capitale riservato 45,6 milioni di azioni di nuova emissione a 4 sterline per azione per un totale di 182 milioni di sterline, pari appunto al 16,7% del capitale del gruppo automobilistico post aumento. E che successivamente, al momento della pubblicazione dei dati preliminari 2019, il gruppo lancerà un aumento di capitale da ulteriori 318 milioni di sterline dedicato a tutti gli azionisti. Morgan Stanley, Deutsche Bank e JPMorgan hanno supportato Aston Martin. Stroll è stato invece affiancato da Barclays.
Il principale azionisti attuali di Aston Martin, cioè Prestige/Strategic European Investment Group (che fa capo a Investindusrtial, con il 33%) e il fondo kuwaitiano Adeem/Primewagon (con il 28%) che oggi detengono insieme il 61% del capitale del gruppo, e che dopo l’ingresso di Stroll si diluiranno al 50,5%, hanno già annunciato che sottoscriveranno l’aumento rispettivamente in una proporzionale almeno pari a 100% e al 50% dei loro diritti. Il consorzio di nuovi investitori da parte sua ha già annunciato l’intenzione di ampliare la sua quota di partecipazione al capitale di Aston Martin sino al 20%, per un investimento complessivo, compreso l’iniziale 16,7%, di 235 milioni di sterline.
A inizio gennaio Aston Martin aveva lanciato un warning sui risultati 2019: le stime di ebitda per l’anno erano state ridotte a 130-140 milioni di sterline (il consensus era di 200 milioni e nel 2018 l’ebitda era stato di 247 milioni), il margine sui ricavi era stato tagliato dal 20% al 12,5%-13,5% e le vendite erano scese del 7% a 5.809 unità, a fronte delle 7.100-7.300 pronosticate a inizio dello scorso anno. Aston Martin aveva già lanciato un profit margin warning nel giugno 2019, quando aveva avvertito che sarebbe stato solo del 20%. Ma poi è andata peggio del previsto. I conti di Aston Martin erano invece andati molto bene nel 2018 (si veda qui il bilancio 2018): i ricavi erano saliti a 1,097 miliardi di sterline (da 876 milioni nel 2017), con un ebitda rettificato di 247 milioni (da 207 milioni) e un debito finanziario netto di 560 milioni (da 673 milioni). L’indebitamento finanziario netto è poi però salito a 800 milioni di sterline a fine settembre (si veda qui la presentazione dei risultati dei 9 mesi). Il debito comprende un bond da 285 milioni di sterline e un bond da 400 milioni dollari entrambi a scadenza aprile 2022 ed emessi a fine 2017 per rifinanziare due bond PIK in dollari e in sterline (si veda altro articolo di BeBeez) e un altro bond da 150 milioni di dollari emesso a settembre 2019 (si veda qui il comunicato stampa).
L’ingresso di Investindustrial in Aston Martin risale al 2012. Allora Investindustrial aveva messo sul piatto 150 milioni di sterline (allora 190 milioni di euro) per la sua quota e aveva messo a disposizione fino a 80 milioni di sterline (altri 100 milioni di euro), senza però essere obbligato a investirli, per ulteriori aumenti di capitale se si fossero resi necessari per finanziare il piano di investimenti da 500 milioni di sterline per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologia. L’operazione era stata conclusa sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 740 milioni di sterline (allora 940 milioni di euro). Nel maggio 2015, poi, Investindustrial e Tejara Capital avevano annunciato un aumento di capitale da 200 milioni di sterline per Aston Martin (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel 2018, poi, c’era stata l’ipo. In quell’occasione A vendere erano stati Investindustrial (37,5% prima dell’ipo), i kuwaitiani di Tajara Capital (ex Investment Dar) e Adeem Investments (che insieme controllavano il 54,5%), mentre Daimler non aveva invece ceduto il suo 4,9%, ottenuto nel 2013 in cambio della fornitura di motori e componenti elettroniche, che poi ha però ridotto al 4,2%.
Ricordiamo che nel luglio 2019 Investindustrial aveva presentato tramite Strategic European Investment Group, società veicolo che fa capo al fondo Investindustrial VI, un’offerta per incrementare del 3% la sua quota in Aston Martin, pagando 10 sterline per azione per 6,84 milioni di azioni, probabilmente per cercare di risollevare le quotazioni dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez).