Esce al cinema il 27 febbraio Doppio sospetto, noir hitchcockiano al femminile diretto da Olivier Masset-Depasse, già regista dell’acclamato Illégal. Il film, ricco di colpi di scena e capace di inchiodare il pubblico alla poltrona, è stato accolto con entusiasmo al Toronto Film festival e ha per protagonista una straordinaria Veerle Baetens (Alabama Monroe – Una storia d’amore). Abbiamo avuto l’opportunità di vederlo in anteprima in v.o., in francese con sottotitoli in italiano. Poco più di un’ora e mezzo con un ritmo serrato, senza affanno: un bel film, sotto ogni profilo, anche se il giudizio sembra banale e generico, dalla regia alla sceneggiatura con una ricostruzione quasi teatrale dell’ambientazione anni Sessanta; un’estetica perfetta non stucchevole e un’interpretazione convincente, proprio nell’anonimato degli interpreti. Originale anche il trionfo del male senza tragedie, una colpa ben vestita che salva se stessa. Pur rimescolando alcune carte già scoperte nel cinema, il film conserva una sua freschezza che cita, oltre Hitchcok, Chabrol, senza la morbosità di quest’ultimo. All’inizio degli anni Sessanta, Alice e Céline abitano in due case a schiera gemelle e sono legate da una grande amicizia, che le porta a condividere ogni cosa. Questa armonia perfetta si spezza il giorno in cui Alice assiste, impotente, alla morte accidentale di Maxime, il figlio di Céline: accecata dal dolore, Céline rimprovera ad Alice di non aver fatto il possibile per salvare suo figlio e sembra meditare una sconvolgente vendetta… Doppio sospetto trionfato ai Magritte (gli Oscar del Belgio assegnati lo scorso 1° febbraio) vincendo 9 premi su 10 nomination. Impressionante la parabola e la trasformazione diabolica di un’insospettabile casalinga della buona borghesia, che cerca una nuova vita.
Acuto lo scavo dei personaggi dal bambino che sopravvive al suo miglior amico, alla coppia degli amici, l’intuizione femminile del sospetto non creduta dal marito.
“Sarebbe impossibile descrivere Doppio sospetto senza usare la parola hitchcockiano” scrive Variety nello stile così ben calato in quegli anni, le inquadrature, la fotografia, così come per la costruzione a spirale dello svolgimento; ritroviamo Chabrol come David Lynch, per ammissione dello stesso regista.
Il regista belga, però, fa uscire i personaggi femminili da alcuni clichet tanto che sposta il dramma del sospetto e della matrice diabolica tra le due donne, le vere protagoniste del film.
Come ha scritto Olivier Masset-Depasse, dal momento in cui ha finito di leggere il romanzo Derrière la haine di Barbara Abel sapeva che ne avrebbe tratto un film. “La storia aveva tutti gli ingredienti che stavo cercando – ha precisato – un soggetto profondamente umanistico trattato come un film di genere, una tragedia raccontata nella prospettiva di un thriller psicologico. Ho voluto spostare l’azione negli anni ’60 sia per la loro estetica fiammeggiante, capace di creare un intrigante contraltare all’azione dei protagonisti, sia per evitare una presenza troppo invadente della tecnologia. Ma avevo anche bisogno di girare un film che non fosse fortemente calato nel contemporaneo come i miei precedenti”.
Fondamentale l’ambientazione nella villa, due case che si specchiano tanto da completarsi in un unico edificio, come le due famiglie, entrambe con un solo figlio maschio.
Un altro elemento fondamentale nel creare l’atmosfera complessiva del rapporto tra le due protagoniste è la musica: il compositore Fréderic Vercheval ha scritto una partitura straordinaria, che funziona nel film come una sorta di “quarta dimensione”, capace di esprimere in profondità quello che la storia, la regia e gli attori non possono raccontare.
Olivier Masset-Depasse nato in Belgio nel 1971, dopo il diploma in regia al prestigioso Institut des Arts de Diffusion gira i primi cortometraggi, Chambre Froide (2000) e Dans l’ombre (2004). I due film, con al centro delle figure di donne forti e pronte a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi, ottengono oltre 60 premi nei festival internazionali. Il suo primo lungometraggio, Cages (2006), ottiene ottime recensioni e viene presentato ai festival di Toronto e Roma, ma è il suo secondo film, Illégal (2010), a imporlo a pubblico e critica come uno dei più interessanti cineasti europei in circolazione. Interpretato da Anne Coesens (una delle maggiori attrici belghe, protagonista di quasi tutti i suoi film), il film racconta la drammatica storia di una madre e un figlio emigrati in Belgio dalla Russia e, dopo l’accoglienza calorosa a Cannes, fa incetta di premi in tutto il mondo. Nel 2015 gira per Canal+ Sanctuaire, racconto in forma di thriller della storia di un gruppo di separatisti baschi che hanno combattuto contro la dittatura in Spagna. Con Doppio sospetto, presentato al Toronto Film Festival, ottiene 10 candidature ai premi Magritte, il premio nazionale cinematografico belga, superando quelle de L’età giovane dei fratelli Dardenne.
a cura di Ilaria Guidantoni