Arte Effimera. Felix Gonzalez-Torres (Guáimaro, 1957 – Miami,1996), un artista Cubano che pur scomparso giovanissimo ha influenzato il panorama mondiale per un decennio pieno.
Nelle gallerie e nei musei dei primi anni ’90 crea sculture, installazioni con pile di fogli stampati o di caramelle ammassate al muro, il pubblico può osservarle, toccarle, prenderle anche mangiarle o portarle via. (nella foto F.G. Torres untitled – installazione )
Anche le installazioni formate da una serie di lampadine sistemate in fili o grovigli, nelle sale, su monumenti o sopra le facciate di edifici, sono intese ad esprimere lo stesso concetto delle caramelle: Destinate a brillare, sino a consumarsi.
L’arte è vita e dunque esprime la società cotemporanea in cui tutto è destinato a finire, a consumarsi e a morire.
Ecco quindi il concetto di Arte effimera che comprende tutte quelle manifestazioni artistiche costituite tramite una materia per sua natura evanescente, consumabile per sua natura o perchè tale caratteristica è stata prevista e voluta per effetto della volontà dell’artista.
L’opera è installata nella rigorosa osservanza delle istruzioni dell’artista ovverosia un “manuale” che determina la collocazione all’inteno dello spazio espositivo, il tempo dell’esposizione, l’identità la qualità ed numero delle sue componenti siano esse lampadine o caramelle, (per restare con Torres) sino ad arrivare alla provocatoria ed estrema “corner of fat in a cardboard box” di Joseph Beyuz (nella foto )
Il “manuale” viene di regola allegato al contratto con il quale l’artista e la sua controparte (galleria, istituzione o museo) convengono la realizzazione della installazione, lo schema negoziale è per lo più quello del contratto d’opera, previsto nell’ordinamento Italiano all’art 2222 e ss CC, dove l’artista si obbliga verso il committente alla realizzazione di un opus con l’impiego di materiali propri e senza vincolo di subordinazione.
Queste due ultime caratteristiche, unitamente all’esercizio dei cd “diritti morali” presenti nella Legge sul Diritto d’autore consentono all’artista di mantenere il pieno controllo nella fase realizzativa ed espositiva, garantendosi la piena ed incontestata paternità artistica del proprio lavoro, tanto da obbligare lo stesso committente ad osservare rigorosamente, non modificare e comunque non interferire nell’opera per tutto il tempo della sua esposizione.
Ma cosa resta quando l’ultima lampadina si spegne e l’ultima caramella è scartata?
Resta l’idea, il concetto ispiratore, il tesatmento artistico (nel caso di Torres) ben dettagliato nelle sue istruzioni; ciò che ha consentito di rimettere in scena sino ai giorni nostri (1) gli accumuli, le celebri istallazioni dello scomparso artista secondo le sue esatte disposizione ed indicazioni, in poche paole rimane … il contratto!
La materia diviene quindi irrilevante perchè volutamente effimera, mentre, l’opera d’arte è il contratto stesso, con le istruzioni per riprodurla, all’infinito.
(1) In Italia le opere di Felix Gonzalez-Torres sono state esposte a Palazzo Grassi, (Venezia) in “Where Are We Going? Opere scelte dalla collezione François Pinault” Precedentemente a Punta della Dogana in “Mapping the studio: Artisti dalla collezione François Pinault” (2009-2011), “Slip of the Tongue” (2015), “Dancing with Myself” (2018) e “Luogo e Segni” (2019)
A cura dell’Avv. Filippo Facino