In Italia nel 2019 il numero degli UHNWI (Ultra High Net Worth Individuals), cioè delle persone con un patrimonio personale di oltre 30 milioni di dollari, è salito del 20,8% in un anno, toccando quota 10.701 persone. Il nostro è il paese che ha sperimentato il maggiore incremento degli ultraricchi nel 2019, subito dopo la Corea del Sud (+21,6%). Lo rileva il 2020 Wealth Report di Knight Frank, precisando che il numero totale di UHNWI nel mondo è di 513.244 (+6%).
La ricerca pone l’Italia al settimo posto a livello mondiale per numero di ultra-ricchi. Sul podio: Stati Uniti (240.575 persone, +5,9% rispetto al 2018); Cina (61.587; +14,7%) e Germania (23.078; +0,8%).
Knight Frank prevede che nel 2024 il numero dei super-ricchi aumenterà del 27%, ma che le posizioni dei vari paesi nella classifica mondiale non muteranno.
La Cina si arricchirà ancora di più, con un balzo degli ultra-ricchi del 135,8% nel decennio 2014-2024, mentre in India, decima a livello globale, gli UHNWI saranno aumentati del 283,3% in 10 anni. In Italia invece il loro numero sarà cresciuto nei 10 anni solo” del 63,3%.
Ragionando sui prossimi 5 anni, invece, l’aumento del numero dei super-ricchi italiani sarà del 17% a quota 12.508 persone. A questi, si aggiungono poi 44 miliardari, che diventeranno 50 nel 2024, contro un totale di 2,335 miliardari a livello globale nel 2019 e 2.616 previsti nel 2024.
L’asset class che rende gli ultra-ricchi tali è l’immobiliare (27%), seguita dalle azioni (23%) e dalle obbligazioni (17%). Più contenuto il contributo del private equity, che si ferma all’8%. La percentuale sale all’11% per gli UHNWI negli Usa e al 10% nel Regno Unito, mentre l’Europa è esattamente in linea con la media. La quota più bassa (4%) si registra invece tra gli UHNWI in Russia e nelle ex repubbliche sovietiche. In ogni caso il 47% degli intervistati dichiara che aumenterà la sua esposizione al private equity, mentre il 37% manterrà la stessa esposizione e soltanto un 16% la ridurrà. Quel 47% è la percentuale più alta registrata tra gli UHNWI intervistati in relazione alla loro propensione di incrementare gli investimenti nelle varie asset class e diventa del 50% per i super-ricchi europei.
Interessante, poi, sapere che solo l’1% del patrimonio di questi super-ricchi è investito in criptovalute, con un picco al 3% per gli UHNWI dell’America Latina. Infine, una quota media dell’5% è investita in opere d’arte o beni da collezionismo, che sale al 6% per gli UHNWI di Europa, Regno Unito, Medio Oriente e Russia.