Imprenditori, manager e professionisti tutti basiti ieri sera, dopo una conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che avrebbe dovuto spiegare tempi e modi della riapertura delle attività, ma che in realtà non ha spiegato nulla. Non ci resta, quindi, che aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di questo ennesimo DCPM. Intanto qui vi trovate il testo definitivo del decreto arrivato stamattina.
Intanto Aprile sta finendo, quindi questa settimana dovrebbe essere quella buona perché il governo vari il tanto atteso decreto Aprile. Quello che dovrebbe prevedere misure di ristoro a fondo perduto per le piccole imprese affossate dalla crisi.
Sul tema ieri il viceministro per l’Economia, Laura Castelli (M5S), ha anticipato in un’intervista al Corriere della Sera che nel decreto saranno previste compensazioni tra crediti e debiti fiscali e che la PA pagherà i suoi debiti verso le imprese: “Non è possibile che ci siano ancora cittadini che vantano crediti dallo Stato e che devono pagare le tasse. Interverremo in due modi: alzeremo il tetto di 700 mila euro per le compensazioni e stanzieremo 12 miliardi per pagare i debiti commerciali della pubblica amministrazione”. Un tema, questo, particolarmente caro alle imprese (si veda Beez Peak del 20 aprile). Speriamo.
Quanto al fatto che nella realtà per le aziende di tutte le dimensioni sinora è stato complicato se non impossibile accedere ai finanziamenti con garanzia statale previsti dal Decreto Liquidità, Castelli ha ammesso. “Sono emerse anomalie, è vero. Stiamo accertando le responsabilità, per portare velocemente queste misure a funzionare. Abbiamo messo la garanzia statale proprio per evitare lentezze. Ma ricevo anche tante segnalazioni positive, con le banche che aiutano i loro clienti. L’Abi è impegnata a migliorare le pratiche e credo che molto dipenda dal lavoro dei singoli direttori di filiale”. Mah…
In ogni caso venerdì 24 aprile il Consiglio dei ministri ha varato il Documento di Economia e Finanza 2020, in cui spiega che “onde coprire le esigenze finanziarie per il Decreto con le misure urgenti di rilancio economico e a completamento del pacchetto di risposta all’emergenza sanitaria (Decreto Aprile, ndr), contestualmente alla presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF), il Governo richiede al Parlamento un ulteriore innalzamento della stima di indebitamento netto e di saldo netto da finanziare. La Relazione al Parlamento incrementa la deviazione temporanea di bilancio a ulteriori 55 miliardi in termini di indebitamento netto (pari a circa 3,3 punti percentuali di PIL) per il 2020 e 24,6 miliardi a valere sul 2021 (1,4 per cento del PIL)”. Inoltre, la nota del CdM recita: “Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all’indebitamento approvata oggi, quanto già autorizzato con la precedente e la relativa integrazione, nonché gli effetti sui saldi di finanza pubblica del deterioramento dello scenario macroeconomico(…) Il nuovo livello del debito pubblico si attesta al 155,7 per cento del PIL nel 2020 e al 152,7 per cento del PIL nel 2021″. No words…
Anche sul fronte europeo il tanto atteso appuntamento del Consiglio europeo di giovedì 23 aprile, come sapete, non ha dato alcuna risposta concreta (si veda qui il comunicato del presidente del Consiglio Ue). Si è semplicemente limitato ad approvare l’accordo sulle misure già annunciate il 9 aprile che prevedono un pacchetto del valore di 540 miliardi di euro, tra cassa integrazione europea (100 miliardi, il SURE), un ampliamento del plafond della Bei per finanziare le imprese (200 miliardi) e la conversione della dotzione del MES a supporto delle spese sanitarie, senza condizioni per l’erogazione della linea, ma nel rispetto degli obiettivi di equilibrio economico finanziario una volta terminata l’emergenza (240 miliardi). Quanto al Recovery Fund, è stato “convenuto di lavorare per la creazione di un fondo per la ripresa, che è necessario e urgente. Il fondo dovrà essere di entità adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell’Europa maggiormente colpiti e destinato a far fronte a questa crisi senza precedenti. Abbiamo pertanto incaricato la Commissione di analizzare le esigenze esatte e di presentare con urgenza una proposta all’altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare”. Quindi ancora nulla di chiaro e tempi lunghi.
Il risultato di tutto questo è stato che la curva dei rendimenti dei Btp si è spostata ulteriormente verso l’alto, con il decennale che ora paga circa il 2,78% contro il 2,4% di un mese fa e il 2,33% di sei mesi fa, mentre lo spread contro Bund resta a 230 punti base, cioé oltre 74 pb in più rispetto a un mese fa e quasi 88 pb in più rispetto a sei mesi fa. Il tutto mentre per fortuna la Bce ha chiarito che accetterà come collateral nelle operazioni di rifinanziamento anche bond che il 7 aprile erano considerati eligibili ma che successivamente sono scesi al di sotto dei requisiti minimi a seguito di un downgrade da parte delle agenzie di rating. In questo modo, se l’Italia dovesse essere downgradata al di sotto dell’investment grade, non verrebbe penalizzata. Il timore che questo potesse accadere era stato palpabile a inizio settimana, quando si aspettava il giudizio di S&P, poi arrivato venerdì 24. S&P ha confermato il rating BBB, due notch al di sopra dello speculative grade, mantenendo però l’outlook negativo.
Un pensiero infine va a Fabrizio Carretti, capo di Permira in Italia, mancato sabato 25 aprile nella sua casa di Milano, dopo una coraggiosa battaglia contro una malattia che non gli ha lasciato scampo. Non aveva ancora compiuto 49 anni. Dopo un passato in Kpmg e in Lehman Brothers, Carretti era entrato in Permira dal 2006, dove si è occupato personalmente di grandi deal italiani (es. Sisal, La Piadineria, Arcaplanet, Valentino) ed europei (es. Dr. Martens, Hugo Boss). A lui era stato affiancato come co-head lo scorso ottobre Francesco Pascalizi.
(Articolo modificato alle ore 10.40 del 27 aprile – si aggiunge il testo definitivo del Decreto 26 aprile)