Le anticipazioni sul tanto atteso Decreto Aprile, che ormai diventerà il Decreto Maggio, dicono che il governo sta lavorando a uno stanziamento di 50 miliardi per ricapitalizzare le imprese affossate dalla crisi creata dal lockdown. Ora su quel progetto iniziano a uscire i primi dettagli.
Secondo quanto riferito da Il Messaggero, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, Invitalia e Cdp starebbero lavorando precisamente a un fondo da 50 miliardi di euro che potrebbe ripatrimonializzare le pmi tramite immissione di nuova finanza nella forma di equity oppure di debt-equity-swap temporanei o altre forme di strumenti ibridi o partecipativi del capitale, con o senza diritti di voto e sarebbero previsti a monte dei meccanismi di uscita dall’investimento con riacquisto delle quote da parte degli stessi azionisti delle imprese o con cessione delle aziende sul mercato. Ove possibile, anche l’imprenditore dovrebbe partecipare alla ricapitalizzazione.
Cdp e Invitalia potrebbero agire in coinvestimento con altri soggetti istituzionali italiani. Primi della lista sono le fondazioni bancarie (già presenti nel capitale della stessa Cdp), ma anche le casse di previdenza (specie le più grandi come Enpam, Cassa forense, Inarcassa), i fondi pensione, le grandi compagnie assicurative, ma anche le banche, visto che tra le modalità di intervento sarebbe contemplata appunto la conversione di debiti in capitale.
Per quanto possibile, l’imprenditore dovrebbe partecipare alla ricapitalizzazione e manterrebbe la gestione dell’impresa, ma sarebbe vincolato nella distribuzione degli utili, nei compensi del management e nell’acquisto di azioni proprie. La selezione degli investimenti dovrebbe avvenire a domanda dell’impresa, anche con il sostegno e il parere della banca creditrice. Il piano con Invitalia punta a risollevare le pmi con interventi di cash out che a medio termine andranno restituiti.
Intanto ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella sua informativa urgente alla Camera e al Senato sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche, ha ribadito. “Saranno confermate anche le misure per la salute, la sicurezza e gli Enti territoriali, e sarà dato ampio spazio agli interventi per la liquidità e la capitalizzazione delle imprese”.
Come noto, già nella premessa al Documento di Economia e Finanza varato nei giorni scorsi dal governo si leggeva che “il prossimo decreto riprenderà tutti gli interventi del Cura Italia, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo onde rispondere alle esigenze della prossima fase di graduale riapertura dell’economia. In particolare, oltre alle misure di sostegno al lavoro, all’inclusione e al reddito, e a quelle per la salute, la sicurezza e gli Enti territoriali, vi saranno significativi interventi per la liquidità e la capitalizzazione delle imprese, per il supporto ai settori produttivi più colpiti dall’emergenza, per gli investimenti e l’innovazione. La dimensione del prossimo decreto è molto rilevante, essendo stata cifrata in 55 miliardi in termini di maggiore indebitamento netto su quest’anno e 5 miliardi a valere sul 2021, al netto dei maggiori oneri sul debito pubblico. L’intervento sul 2020 è equivalente al 3,3 per cento del PIL, che assommato al Cura Italia porta al 4,5 per cento del PIL il pacchetto complessivo di sostegno all’economia, a cui si aggiungono garanzie per circa il 40 per cento del PIL. Sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, in termini di competenza e in termini di cassa, gli effetti del decreto ammontano a 155 miliardi di euro nel 2020 e 25 miliardi nel 2021, a cui si sommano, per il 2020, i 25 miliardi del decreto Cura Italia”.