Se si azzerassero gli ammortamenti nel 2020, in Italia ci sarebbero 20 mila società in meno con patrimonio negativo a causa delle perdite dovute al coronavirus.Lo stima uno studio di Scouting Capital Advisors (si vedano qui il comunicato stampa e qui la ricerca completa), che sottolinea che se si applicasse una simile misura, di conseguenza diminuirebbe la probabilità per le imprese di registrare un peggioramento dello standing creditizio, beneficerebbero di un maggiore patrimonio e potrebbero richiedere debiti finanziari totali fino a 255 miliardi di euro, senza un peggioramento dei ratio patrimoniali. Inoltre, la manovra sugli ammortamenti avrebbe il vantaggio di essere di natura contabile e non richiederebbe perciò un impegno monetario, né da parte delle imprese né da parte dello Stato
L’analisi è stata condotta su un campione nazionale formato da circa 500 mila società di capitali attive, con fatturato superiore ai 100 mila euro e con patrimonio netto positivo a fine 2018. Al campione è stato applicato uno scenario di stress che ipotizza: flessione del 30% dei ricavi; utilizzo della CIG (cassa integrazione guadagni) per 4 mesi; aumento dei giorni di incasso pari a 30, solo in parte compensati dall’aumento di 20 giorni del pagamento dei fornitori; svalutazione dei crediti del 5%; ammortamenti nulli. Per questo campione, l’ammontare complessivo degli ammortamenti supera 85 miliardi di euro. Per il 13% delle aziende esaminate, gli ammortamenti hanno un peso medio sopra il 10% dei ricavi, che balza al 50% per il settore del noleggio di auto.