Difficilmente si vedranno nuovi deal di private equity prima di sei mesi. Lo hanno detto chiaro ieri i big del private equity riuniti in occasione della prima tavola rotonda della giornata di Milano Capitali dedicata al private capital organizzata da Milano Finanza e di cui BeBeez è stato media partner (si veda altro articolo di BeBeez e qui la registrazione del video).
Andrea Bonomi, managing principal di Investindustrial, ha detto che “già lo scorso anno quando stavamo raccogliendo l’ultimo fondo (si veda altro articolo di BeBeez, ndr), era chiaro a noi e agli investitori che si sarebbe andati incontro a un periodo di recessione”. Ma il genio italiano piace così come l’approccio industriale all’investimento e quindi gli investitori non si erano certo tirati indietro, anzi. “Poi con il Covid-19 c’è stata non una semplice recessione, ma la tempesta perfetta”, ha aggiunto Bonomi, precisando che “dopo il crollo dei fatturati di quest’anno ci aspettiamo un recupero l’anno prossimo, che porterà le aziende a risultati che saranno però ancora al di sotto di quelli del 2019. Quindi diciamo che i fondi che hanno in portafoglio imprese con buoni fondamentali potranno permettersi di tornare a investire, altrimenti dovranno continuare a lavorare sulle partecipate per tenerle a galla”. Cruciale sarà la disponibilità di liquidità nel sistema.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Marco De Benedetti, managing director e co-head del Carlyle‘s European Buyout Group, che ha detto chiaro: “In una situazione in cui abbiamo difficoltà a immaginare come andranno modificati i business plan delle nostre partecipate che conosciamo bene, mi risulta difficile pensare di andare a ragionare sui business plan di aziende che ancora non conosciamo e che potrebbero entrare un domani nei nostri portafogli. Ora siamo nella fase in cui abbiamo indossato l’elemetto e lavoriamo per mettere in sicurezza le nostre imprese, per almeno sei mesi questa sarà la nostra occupazione. Poi torneremo a investire”.
Roberto Italia, cofounder di Space Capital Club, anche lui fresco di raccolta tra gli investitori (si veda altro articolo di BeBeez), ha detto: “Era chiaro a tutti che saremmo andati verso un periodo difficile per l’economia italiana, i nostri investitori ne erano consapevoli quando abbiamo chiesto il denaro, ma sapevano che di opportunità di investimento ce ne sarebbero state comunque molte. Ora su questo non abbiamo cambiato idea, ma certo la rosa delle opportunità interessanti si è ridotta e soprattutto saremo molto attenti ad analizzare i modelli di business delle imprese, che necessariamente dovranno tenere conto di quanto è accaduto.I temi del mix dei prodotti, del digitale e della supply chain sono cruciali”. L’approccio industriale di Italia lo peraltro portato molto di recente a una nuova avventura. Italia ha infatti accennato nel corso del suo intervento a Milano Capitali che è stato nominato ceo di Verlinvest, la società di private equity sponsorizzata dalle famiglie Les Spoelberch e Méviuon, tra gli azionisti principali del colosso della birra AB-InBev.
Al lavoro sulle partecipate è anche Maurizio Tamagnini, ceo di FSI, che ha detto: “Abbiamo in portafoglio sia aziende che hanno continuato a lavorare, nonostante il lock down, come Kedrion, specializzato in plasmaderivati, sia aziende che hanno dovuto fermarsi, come Missoni. Ma in entrambi i casi abbiamo colto l’occasione per rifocalizzarci sui business e sulle prospettive. E’ questo il ruolo di un fondo come il nostro, quando affianca gli imprenditori e per fortuna oggi, rispetto alla crisi del 2008-2009, a supporto delle aziende italiane c’è un arsenale più attrezzato, ci sono molti più operatori attivi”. E a proposito di nuovi investimenti, certo ci vorrà un po’ di tempo, ma le opportunità ci sono. Anche in settori per i quali spesso non si immagina che l’Italia sia un’eccellenza, come quello tecnologico. “Lo dimostrano le esperienze che abbiamo avuto con Sia, quando ancora io e il mio team agivamo come Fondo Strategico, e ora con Cedacri, oggi in portafoglio a FSI. Non solo. Pensiamo anche a StMicroelectronics, il colosso italo-francese leader globale nel settore dei semiconduttori”. Tamagnini è presidente del consiglio di sorveglianza di StMicroelectronics dal 2014, quando era ancora ad del Fondo Strategico Italiano (si veda altro articolo di BeBeez).
Sull’importanza del digitale è tornato anche Fabio Sattin, fondatore di Private Equity Partners, che ha detto: “Questa crisi ci ha forzato ad adottare nuovi modelli di comunicazione e di vendita che sono destinati a restare e quindi i piani industriali delle aziende dovranno necessariamente prevedere questi aspetti”. Quanto al lavoro sulle partecipate, “il momento del lockdown è stato utile per ragionare sugli aspetti organizzativi di quelle in forzato lockdown. Così, per esempio, è stato il momento giusto per riorganizzare il management di Italian Design Brands, mettendovi a capo un manager di lunga e comprovata esperienza (si veda altro articolo di BeBeez, ndr)”.
Pronto a investire, ma sempre tra qualche mese è anche Gianni Tamburi, fondatore di Tamburi Investment Partners, che ha detto: “Per fortuna su un totale di una ventina di partecipate non quotate soltanto 3 o 4 stanno hanno avuto bisogno dei prestiti con garanzia Sace, a dimostrare che il portafoglio è molto sano. Certo, abbiamo in animo di rafforzare partimonialmente le partecipate, per prepararle nel migliore dei modi al rilancio e questo significa per noi anche acquisizioni, perché la crescita delle aziende passa anche da questo”. Non solo. Tamburi ha anche annunciato di voler aprire anche una nuova linea di investimento: “Non il restructuring, ma il post-restructuring. L’idea è quella di accompagnare nella fase di rilancio le aziende che sono appena passate da una ristrutturazione o uscite da una procedura”.