Se il confinamento ha azzerato l’attività teatrale, accanto ad altre, certamente più di altre, tra le prime a fermarsi, tra le ultime che riapriranno, all’inizio poca è stata la consapevolezza che si trattava dello stop di un settore economico, un’impresa culturale. Con i giorni, le settimane, ormai i mesi che passavano, è emersa la rabbia e la consapevolezza di lavoratori e imprenditori del settore che hanno portato alla ribalta le esigenze del settore. In tal senso Michele Canditone, ritratto nella foto qui a fianco, dal 2015 Consigliere con delega Teatro Franco Parenti, società cooperativa impresa sociale e management e, dal 2014, Procuratore del Presidente e del Vice Presidente Fondazione Pier Lombardo, si è mosso sul terreno di gioco dei finanziamenti. E un traguardo lo ha ottenuto. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare cos’è accaduto.
“Voglio premettere che per l’età e per l’esperienza, confermo la mia tesi che mi accompagna da decenni. Le imprese, le banche, il governo, gli artigiani, i commercianti le fanno gli uomini e sono gli uomini o le donne che determinano il successo o meno di una qualsiasi attività sia essa pubblica sia privata. Nella mia strada ho avuto la fortuna di individuare sempre chi avesse la capacità professionale di ricoprire un ruolo, una carica, ma non serve solo questo. È indispensabile la passione per quel che si svolge.”
Per cosa si è battuto?
“Ho combattuto mesi nella convinzione che il Teatro pur svolgendo una attività non tangibile, non di produzione di beni, fosse una impresa, culturale certo, ma sempre un’impresa. Ora per vedere riconosciuto questo principio, che il teatro è un’impresa a tutti gli effetti, dovevo trovare chi con passione e professionalità credesse nella mia tesi e mi aiutasse a difendere questo principio. In questo percorso ha vinto il gioco di squadra con Marco Ioppolo, titolare dell’agenzia del MPS e Luca Bonomi, Capo Area MPS a Milano in Piazza Fontana.
Mercoledì 13 maggio, con Delibera della “Confidi Systema!” ho avuto accesso al credito per le PMI, riservato alle imprese. Il Teatro è quindi finalmente un’impresa culturale riconosciuta.”
“In un periodo così buio per lo spettacolo dal vivo, dove la carenza di liquidità determina gravi crisi difficili da superare, la possibilità di accedere al credito è la prima tappa per sopravvivere.
Il finanziamento non può essere la soluzione per uscire da una crisi se non supportata da un progetto di sviluppo o da un periodo necessario per trovare forme diverse di liquidità. È però uno strumento di sopravvivenza. Per il settore dello spettacolo saranno necessari contributi a fondo perduto, nuovi programmi di sviluppo, un modo diverso di fare impresa culturale. Ma chi ha la fortuna come me di lavorare per un Presidente che nella vita ha iniziato da capo tante, tante volte, non è difficile trovare soluzioni alternative al prestito temporaneo. Andrée Ruth Shammah, l’anima del Teatro Parenti, regista e guida ha solo bisogno di un po’ di tempo per iniziare un’altra volta nella vita del mondo dello spettacolo dal vivo.”
Scendendo nel dettaglio del finanziamento, come funziona?
“Il pre-ammortamento di 12 mesi prima di pagare la prima rata del prestito, servirà a dare sfogo alla consueta creatività. Sono molto fiducioso che si riesca a trovare il modo di restituire il prestito richiesto e quelli che eventualmente verranno. Faremo ricorso a tutte le iniziative possibili per mantenere in vita il Teatro Parenti, dalla ricerca dei contributi a fondo perduto a iniziative culturali anche diverse in funzione dell’attuale situazione di emergenza che di certo non è e non sarà facilmente superata perché non ancora passata.
Ai colleghi, agli artisti, ai direttori di teatro, ai presidenti voglio solo dire che oggi si possono percorrere nuove strade, che aiuteranno a superare almeno temporaneamente ansie e situazioni di affanno economiche e finanziarie. Quelle strade che aiutano a percorrere quei sentieri che contribuisco a farci tornare sulla strada tracciata dall’esperienza. Per mesi nessuno ha dato ascolto al settore dello spettacolo, nessuno ha compreso fino in fondo la gravità della cosa. “Finirà bene”, “ce la faremo”, “insieme ce la faremo”.
Ma come possiamo farcela?
“Il FIS per i lavoratori dello spettacolo (equiparata alla Cig ordinaria) e la Cig in deroga ad oggi 15 maggio nessuno le ha viste. Quella in deroga rimpalla le responsabilità tra INPS e Regioni per le mancate autorizzazioni. Ma il FIS, dove le Regioni non hanno nulla a che fare non incide. Nel nostro caso, ad esempio, dall’8 marzo con un verbale delle OO.SS. già sottoscritto ancor prima del decreto – perché era fin troppo ovvio che accadesse quel che è accaduto – soltanto il 13 maggio (più di due mesi dopo) abbiamo ricevuto una pec dove l’INPS ci comunicava che era stata approvata la domanda. Due mesi di “pratica in lavorazione”. Inserendo i nominativi si scopre di non avere l’accesso. Arriva il protocollo dopo due giorni sempre dall’INPS che comunica che si può accedere perché la pratica è autorizzata e la stessa INPS permette l’inserimento dei nominativi per i quali ti ha autorizzato.
Per quanto riguarda la CIG in deroga, è stata approvata anch’essa dopo più di due mesi nel tourbillon dei vari documenti e autorizzazioni dell’uno e dell’altro ente pubblico dalla Regione Lombardia, ma adesso l’autorizzazione va all’INPS come “pratica in lavorazione”. Teoricamente si può andare in Banca a chiedere l’anticipazione. Quest’ultima, dopo aver aperto il conto tecnico – un conto temporaneo – ha bisogno della formale comunicazione all’INPS da parte dell’azienda mediante il modello SR41, che si può avere solo dopo l’autorizzazione e l’accesso col protocollo per inserire i nominativi dei dipendenti aventi diritto.”
Qual è la prospettiva senza un gioco di squadra?
“Nebuloso perché le Banche non ancora sono al corrente dell’iter che disciplina i finanziamenti e si tratta di prestiti non erogazioni a fondo perduto. Ad oggi non si sa ancora se e quando i teatri riapriranno e che protocollo dovremo adottare. Tra l’altro l’INAIL non riconosce il Covid come malattia professionale, quindi c’è da chiedersi se la riapertura delle attività comporterà responsabilità civili e penali a carico dei datori di lavoro.”
a cura di Ilaria Guidantoni