La Procura della Repubblica di Bari ha chiesto il fallimento di Edisud, società editrice de La Gazzetta del Mezzogiorno, e la la concessione dell’esercizio provvisorio. Lo riferisce lo stesso quotidiano. La prima udienza è stata fissata il 9 giugno 2020, mentre il prossimo 25 maggio è fissata l’udienza per prendere atto della rinuncia al concordato in bianco presentato a luglio 2019 dalla società su avallo del socio di minoranza, l’editore Valter Mainetti, che ha fatto successivamente un passo indietro.
Intanto l’assemblea dei soci di Edisud è andata deserta, dal momento che il 14 maggio scorso non vi ha partecipato la famiglia Ciancio Sanfilippo, proprietaria della quasi totalità delle azioni della spa, che avrebbe dovuto nominare il nuovo Consiglio di amministrazione ma aveva già annunciato a inizio maggio 2020 l’intenzione di avviare la procedura di liquidazione per la società (si veda altro articolo di BeBeez). La società attualmente è gestita dal Cda uscente, (ri)nominato dal Tribunale di Catania dopo le dimissioni presentate anche del presidente del Collegio sindacale al quale – in base al codice civile – sarebbe stata affidata la gestione ordinaria della società in base.
La Fnsi e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e Basilicata chiedono che dal governo nazionale parta una mobilitazione per salvare La Gazzetta del Mezzogiorno. Nei giorni scorsi il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia aveva assicurato: “Chi ha commesso errori in questa vicenda dovrà darne conto. Faremo di tutto per creare le condizioni migliori per tutelare l’editoria territoriale in crisi”.
La Edisud era finita sotto gestione commissariale il 24 settembre del 2018 dopo un provvedimento del tribunale di Catania, che aveva disposto il sequestro di beni per 150 milioni di euro dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel marzo 2019 la Corte di Appello che ha restituito i beni all’editore Mario Ciancio Sanfilippo, ritenendo la non sussistenza alcun legame con la mafia. A fine aprile 2019, dopo il rigetto di una istanza della Procura di Catania per il congelamento del dissequestro in attesa del ricorso in Cassazione, La Gazzetta del Mezzogiorno, insieme ad altri beni, è tornata definitivamente nella disponibilità dell’editore.
Edisud il 19 febbraio scorso aveva rinunciato al concordato in bianco e ritirato il relativo piano concordatario, mentre sul tavolo c’erano ben due nuove ipotesi di salvataggio da parte di due editori: Valter Mainetti e Gianpaolo Angelucci (si veda altro articolo di BeBeez). Il socio di minoranza di Edisud, Denver, che fa capo a Sorgente Group Italia, di cui è amministratore delegato Valter Mainetti, editore del quotidiano Il Foglio e del mensile Tempi, aveva infatti avanzato una proposta che prevedeva che, dopo l’omologa del concordato, avrebbe immesso mezzi propri, contestualmente all’ingresso nel capitale di un partner industriale. Il piano includeva lo sviluppo del digitale, la concentrazione delle risorse nell’informazione locale e regionale, l’incorporazione delle sette edizioni attuali in non più di tre. Si ipotizzavano anche importanti sinergie editoriali per le news nazionali e internazionali, unitamente alla pubblicità e al marketing per promuovere intorno al brand giornalistico eventi e iniziative speciali per coinvolgere i giovani e il ricco mondo dell’economia e della cultura delle due regioni. Inoltre, il piano prevedeva tagli al personale e garanzie finanziarie per 14 milioni di euro da parte della Banca Popolare di Bari.
Parallelamente Giampaolo Angelucci (editore de Il Tempo, Libero, e dei 5 Corrieri di Umbria), aveva presentato nel gennaio del 2019 una offerta di acquisto di ramo di azienda: si proponeva per rilevare la testata in cambio di 12 milioni di euro e dell’assorbimento di quasi tutta la forza lavoro del giornale. La sua offerta, alla quale il Tribunale di Catania non diede seguito, è stata ripresentata il 17 febbraio 2020, ma con condizioni peggiorative: con 5 milioni di euro proponeva di acquistare la testata, il sito internet e l’archivio storico per editare il quotidiano con 30 giornalisti (a fronte degli attuali 74 in due regioni) e 4 poligrafici.
Infine, va segnalato che il gruppo editoriale Distante (che raggruppa le emittenti Antenna Sud, Canale 85 e Antenna Sud Live-Tele Onda e le testate online Lo Jonio e L’Adriatico), aveva assicurato nel marzo scorso che avrebbe offerto il proprio “contributo per scongiurare il rischio di cancellare oltre un secolo di storia e di cultura del nostro Paese” che si avrebbe se dovesse chiudere La Gazzetta del Mezzogiorno.
Il quotidiano meridionale aveva chiesto a metà luglio 2019 l’ammissione al concordato preventivo al Tribunale di Bari, dopo aver ottenuto l’ok del Tribunale di Catania, a capo della gestione commissariale (si veda altro articolo di BeBeez). Come ricordato dal direttore Giuseppe De Tomaso in un editoriale, “La Gazzetta del Mezzogiorno, da settembre 2018, è di fatto sotto il controllo dello Stato. Lo è da quando il patrimonio di Mario Ciancio Sanfilippo, editore (socio di maggioranza al 70%) del giornale, è stato sottoposto a un provvedimento di sequestro nell’ambito di un’inchiesta, a Catania, in cui l’imprenditore siciliano è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (…) La Gazzetta del Mezzogiorno, dicevamo, di fatto oggi è di proprietà dello Stato. Lo è in quanto lo Stato detiene il 70% sequestrato a Ciancio (che è in attesa della sentenza sul processo a Catania). La Banca Popolare di Bari, che aveva finanziato l’acquisto della quota di minoranza ora in carico all’imprenditore Valter Mainetti, chiede a lui e agli altri possibili acquirenti le necessarie garanzie per finanziare il piano di rilancio del giornale, varato dopo tagli e sacrifìci per i dipendenti con l’obiettivo di essere ammessi al concordato (…) Ciò detto, chi scrive rilancia l’invito, già rivolto dal comitato di redazione della Gazzetta, all’imprenditoria nazionale, pugliese e lucana: il giornale è quasi risanato (smentendo, per certi versi, le cifre di Cantone sul destino delle aziende finite sotto l’amministrazione dello Stato), non è un colabrodo, ci sono tutte le condizioni perché possa ripartire, con i conti in ordine, nel segno della sua missione storica, quella di informare e sostenere il territorio, così come ha fatto per 133 anni. Alcuni imprenditori hanno manifestato interesse. Ringraziamo qui i presidenti di Confindustria Puglia (Domenico De Bartolomeo) e Confindustria Basilicata (Pasquale Lorusso) che hanno rivolto un appello ai loro associati”.
La Gazzetta del Mezzogiorno è stata fondata nel novembre 1887 come Corriere delle Puglie da Martino Cassano. Nel 1922 a esso si è affiancata a essa La Gazzetta di Puglia. Nel 1923 Il Corriere delle Puglie ha cessato le pubblicazioni e nel 1928 è apparsa la nuova testata definitiva della Gazzetta del Mezzogiorno. Con sede a Bari, è uno dei più importanti quotidiani dell’Italia meridionale, dove è maggiormente diffuso. Per contenere i costi, un paio di anni fa il giornale aveva chiuso le sedi di Brindisi, Matera e Barletta. Il quotidiano ha chiuso il 2018 con una perdita operativa superiore ai 7 milioni di euro, oltre a ricavi da copie vendute scesi del 40% e della pubblicità per il 60% negli ultimi 6 anni.