Il coronavirus ha avuto un impatto pesante sulle economie di tutto il mondo, immobiliare compreso. Logistica a parte, che invece sta vivendo un vero e proprio boom, grazie all’improvviso aumento dei volumi di e-commerce imposti dal lockdown. E l’Italia non fa eccezione, anzi.
Il mercato italiano della logistica è particolarmente interessante rispetto ad altri mercati core europei. Lo ha detto ieri Elena Di Biase, head of logistics capital markets di JLL Italia, inn occasione del suo intervento al webinar organizzato da JLL “The logistics of tomorrow”. Di Biase ha detto: “E’ un mercato aggredibile (oltre il 50% di esso è di proprietà di privati o di operatori locali, per cui può essere comprato da investitori internazionali) e con alti margini di rafforzamento e innovazione”. Il mercato immobiliare poi è ripartito a tutta velocità: “Gli investitori che prima analizzavano opportunità di sviluppo immobiliare con cautela, ora sono diventati più aggressivi e competitivi, in quanto questi progetti permettono di superare un orizzonte temporale di breve periodo molto incerto. Le richieste di sconto sono rimandate al mittente ed è aumentata la competizione nel settore, con rimbalzi di prezzo importanti”, ha concluso Di Biase.
Lo conferma Faustino Musicco, head of logistics last mile e industrial di JLL: “Nei primi 2 mesi del 2020 un assorbimento della logistica in linea con il 2019. Poi è arrivato il coronavirus, che si è rivelato un acceleratore di processi già in atto, come l’e-commerce, la digitalizzazione e lo smart working. Abbiamo avuto una richiesta di spazi temporanei per far fronte al picco di domanda non prevista, per cui siamo passati da una logistica just-in-time a just-in-case, per far fronte a un evento imprevisto. La prima catena di grande distribuzione in Italia ha dovuto far fronte a 5.000 richieste al giorno di spesa a domicilio: 10 volte superiore al normale”, ha raccontato Musicco. JLL si aspetta un aumento di richiesta di spazi da parte di e-commerce, rivenditori di cibo e distributori di prodotti farmaceutici. Ora la società sta collaborando con questi operatori per rivedere il loro modello distributivo, passato dai centri di aggregazione al domicilio dei consumatori (logistica capillare last-mile/ultimo miglio).
Detto questo, sarà necessario ripensare le infrastrutture e il modello della logistica italiana, ha sottolineato Massimo Marciani, presidente e fondatore di FIT Consulting e Freight Leader Council, oltre che presidente della World Road Association National Road Freight. A suo avviso, “con il coronavirus è morto il modello di frammentazione delle forniture e la balcanizzazione della logistica italiana (dove le aziende utilizzano molti fornitori per metterli in concorrenza tra loro e spuntare un prezzo inferiore). Ora le aziende primarie non cercano più il fornitore che costa meno: chiedono la certezza di continuità del lavoro, digitalizzazione (per integrare i diversi attori) e trasparenza dei flussi”. Marciani ha spiegato che gli operatori dell’e-commerce italiano hanno vissuto un sogno, perché i decreti che hanno imposto il lockdown hanno creato un mondo ideale per loro, caratterizzato da: riduzione del traffico privato nelle città, altissima domanda, aumento dello shopping online (con un balzo nel periodo pasquale del 900%), un aumento del successo delle consegne (perché le persone erano costrette a stare a casa) e la digitalizzazione del proof of delivery. In futuro, se lo smart working prenderà piede, nelle città gli uffici potrebbero essere sostituiti dai magazzini (lo ha già fatto Amazon in Usa, creando dei magazzini con il layout dell’area residenziale, ad esempio). E’ cambiato al contempo il modello della logistica: ora per alcune categorie merceologiche servono le scorte in magazzino (prima considerate una perdita secca) e magazzini vicini alle aree di consumo, che includano anche dei servizi per gli autisti.
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