Si è chiusa con un nulla di fatto l’opa di Investindustrial sul 22,57% del capitale di Guala Closures, il gruppo quotato a Piazza Affari dall’agosto 2019 dopo la business combination con la Spac Space 4 (si veda altro articolo di BeBeez) e specializzato nella produzione di chiusure di sicurezza per alcolici e vini (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione era stata annunciata lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez) e l’opa era partita l’8 giugno (si veda altro articolo di BeBeez).
Sulla base dei risultati provvisori comunicati da Unicredit Bank, intermediario incaricato del coordinamento della raccolta delle adesioni, sono state portate infatti in adesione all’opa soltanto 8.256 azioni ordinarie Guala Closures. L’opa era stata lanciata dal veicolo Special Packaging Solutions Investments sarl e riguardava un massimo di 15,166 milioni di azioni ordinarie a 6 euro per azione, rappresentanti appunto circa il 22,57% del capitale sociale e circa il 20,22% dei diritti di voto, per un totale quindi di 90,996 milioni di euro. Tra metà aprile e fine maggio Special Packaging Solutions aveva comprato sul mercato azioni rappresentative del 4,02% del capitale sociale e del 3,60% dei diritti di voto. Ora, aggiungendo le poche azioni apportate all’opa, Investindustrial arriverà a detenere complessivamente 2.705.883 azioni ordinarie Guala Closures, rappresentative del 4,03% del capitale sociale e del 3,61% dei diritti di voto esercitabili in assemblea.
Dal lancio dell’opa il titolo si è sempre mantenuto al di sopra del prezzo dell’opa e ieri ha chiuso in rialzo del 3,86% a 6,46 euro, pari a una capitalizzazione di circa 387 milioni di euro. Al momento dell’annuncio dell’opa lo scorso 16 aprile, invece, il titolo a Piazza Affari aveva chiuso con un balzo del 21,46% a quota 5,83 euro, in rialzo dai 4,8 euro per azione ai quali il titolo aveva chiuso 15 aprile. Il 5 giugno scorso, Rothschild & Co, advisor indipendente del cda di Guala Closures per esprire una fairness opinion sull’opa parziale di Investindustrial, aveva definito “non congruo” il prezzo di 6 euro proposto (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che le basse quotazioni del titolo già nel settembre 2019 avevano attratto l’interesse da parte di grandi gruppi strategici americani e private equity internazionali sul gruppo leader mondiale nella produzione di chiusure di sicurezza per liquori, vino, olio e aceto, acqua e bevande e prodotti farmaceutici. Tra i nomi che circolavano c’era quello di Silgan Holdings (si veda altro articolo di BeBeez) e dei fondi Astorg e Advent International. Di possibile delisting si vociferava già nell’aprile 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Al momento dell’annuncio dell’opa Investindustrial aveva spiegato che l’acquisizione della minoranza di Guala Closures sarebbe coerente con la sua strategia di investimento nel segmento mid-market europeo, in particolare in Sud Europa. Una volta diventato socio di minoranza, il fondo intendeva sostenere il processo di crescita di Guala Closures, sulla base della strategia presentata dall’attuale management, supportandola nel cogliere le future opportunità di sviluppo e crescita, anche per linee esterne, che si fossero presentate, tenuto conto dell’attuale contesto del mercato globale. L’investimento si è trasformato invece per Investindustrial in una mossa puramente finanziaria, comunque redditizia.
Guala Closures, fondata nel 1954, è leader mondiale nella produzione di chiusure di sicurezza per alcolici e in alluminio per vino, nonché uno dei maggiori attori mondiali nella produzione e vendita di chiusure in alluminio per l’industria delle bevande. L’azienda conta oltre 4.700 dipendenti e opera in 5 continenti attraverso 30 stabilimenti produttivi e una commercializzazione dei suoi prodotti in oltre 100 paesi. Dall’agosto 2018, è quotata al segmento Star di Borsa Italiana e nel settembre 2019 è entrata nell’indice FTSE Italia Mid Cap. Attualmente Guala annovera tra i suoi soci il fondo attivista Amber, il private equity Peninsula Capital con il 10%, la holding Mojto Luxco 2 con il 5,6% e il presidente Marco Giovannini con il 24,2%.
Oggi il Gruppo vende quasi 20 miliardi di chiusure annue e ha chiuso il 2019 con 606,5 milioni di euro di ricavi netti (da 543,1 milioni nel 2018), un ebitda rettificato di 113,5 milioni (da 104,5 milioni) e una posizione finanziaria netta di 462,5 milioni, da 454,4 milioni a fine 2018 (si veda qui il comunicato stampa).