La Bce ha chiesto a Banca Mps un rafforzamento patrimoniale di 700 milioni di euro prima di dare il suo via libera al progetto Hydra, ossia la bad bank a cui saranno trasferiti ad Amco i crediti deteriorati del gruppo più vari asset patrimoniali (si veda altro articolo di BeBeez). Lo ha scritto la Repubblica venerdì 24 luglio e come risultato il titolo in Borsa ha chiuso la giornata con un -6,06% a quota 1,751 euro dagli 1,864 euro di giovedì 23.
Nel dettaglio, il progetto Hydra, approvato dal Consiglio di amministrazione di Mps a fine giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), prevede la scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di Amco di un compendio composto da crediti deteriorati (oltre 8 miliardi di euro), attività fiscali (DTA), altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto da circa 1 miliardo.
La banca aveva ottenuto a fine maggio il via libera informale dell’Ue alla cessione di Npl ad Amco (si veda altro articolo di BeBeez) e a fine giugno 2020 la banca aveva comunicato che la Commissione Europea – Directorate-General for Competition aveva ritenuto l’operazione in linea con condizioni di mercato. Come noto, la cessione dei crediti deteriorati è cruciale perché il Ministero del Tesoro possa poi trovare un compratore per la banca, che il Tesoro controlla al 68,274% dal 2017, a valle dell’operazione di salvataggio dell’istituto (si veda altro articolo di BeBeez).
L’operazione tra Mps e Amco, che dovrebbe essere completata entro il primo dicembre 2020, porterà a un significativo miglioramento del profilo di rischio, con un Npe ratio lordo che passerà dal 12,4% al 4,3%. La banca nell’ultimo anno ha ridotto i suoi crediti deteriorati lordi di 4,5 miliardi di euro, portandoli a 11,6 miliardi a fine marzo 2020 (5,8 miliardi netti), dagli 11,9 miliardi di dicembre 2019 (6,1 miliardi netti) e dai 16,1 miliardi di marzo 2019 (7,5 miliardi netti), grazie soprattutto alle cessioni del secondo semestre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).