Cominciamo dai lavori appena conclusi in Tunisia, nella Capitale, che abbiamo avuto modo di visitare con l’architetto torinese, nato a Tunisi, per fare un viaggio tra le suggestioni delle due sponde del Mediterraneo, attraverso la storia.
Cosa è stato realizzato e andando incontro a quali esigenze?
“All’hotel Mövenpick di Gammarth, nella zona nord sul mare di Tunisi, il brand ABITAdecò è stato scelto per ricreare e valorizzare i tesori e i colori della Tunisia in un ristorante con vista sulla baia di Tunisi appartenente alla prestigiosa catena svizzera con uno dei suoi “affreschi” studiato e realizzato appositamente per questa location esclusiva. La sala principale del ristorante, dotata di ampie vetrate che si aprono su un bellissimo scorcio di Mediterraneo, dopo l’intervento decorativo è ora caratterizzata da un pannello artistico di 10 metri per 2 e mezzo che sintetizza la forza e l’impeto della natura, del deserto e del mare. Il pannello, stampato su tela, è lavorato in modo da ottenere l’effetto ottico delle roventi sabbie del deserto e dell’increspatura del mare.
Si è trasportato nell’ampia quinta teatrale lo scontro di cielo e mare in una reinterpretazione astratta e moderna. I colori più che evocativi si fondono, si scontrano e si mescolano con la forza e la potenza che solo la natura può sfoggiare. Acque profonde di colori e di storia; spumose, agitate, le storiche acque del Mediterraneo.
Gamme di blu sorprendenti sono state catturate e intrappolate per incontrarsi ancora una volta contro l’inseparabile opposto e antagonista; la sabbia ha molte più sfumature sfumature e tonalità di quante se ne immaginino, così sconfinata da creare uno dei prodigi della natura: il deserto.
Infine, all’ingresso del ristorante, ecco Horizon, l’installazione-logo che ABITAdecò ha realizzato come complemento della zona di accoglienza degli ospiti. Il supporto è studiato espressamente per sottolineare nel modo più fedele le consistenze e i disegni inconfondibili e propri dei giochi e dell’umore del mare, della spuma delle onde e delle molteplici granulometrie di cui le dune del deserto e la sabbia ne sono indiscusse protagoniste.
Un altro luogo dove ho lavorato a Tunisi è Vogue Furniture. La richiesta del cliente in questo caso era di creare uno stato emozionale che potesse aggregare la modernità e il design degli arredi rappresentati nello show-room con forti emergenze mediterranee.
Un grande pannello della lunghezza di 13 metri, unisce stralci orientali di moucharabiah, le finestre in legno a griglia, a disegni tipici della cultura classica italiana, vecchie ceramiche caratteristiche delle due sponde del Mediterraneo, scritti di vecchi libri, disegni e schizzi in una miscellanea senza soluzione di continuità in cui tutto viene cucito sullo sfondo di un vecchio intonaco carico di storia.
Un secondo pannello diviso in due da un grande camino descrive invece la natura rigogliosa con il pavone simbolo di longevità, amore e rinascita.
Il terzo pannello, infine, posto su un soffitto, è disegnato con giochi di stucchi e decori tale da apparire come un vecchio soffitto di un antico palazzo signorile.”
Facciamo un passo indietro per capire di cosa parliamo: non solo carte da parati ma affreschi rivisitati. Di cosa si tratta e come si realizzano?
“Il processo creativo parte dalla matita, che trasferisce i suoi tratti manuali prima su carta e poi su computer, e successivamente stampati in digitale con la massima qualità e risoluzione, per poi essere accuratamente posati da mani esperte. Stampa con inchiostri ecologici e inodori. I supporti, prodotti in Italia, rispondono appieno alle normative europee per la salute e la tutela dell’ambiente.
‘E’ solo dalle combinazioni e dai miscugli che nascono le emozioni più forti. La simbolica catena che unisce le due sponde del Mediterraneo è sempre stata la fonte primaria delle mie ispirazioni’.
Ogni creazione, per interno o per esterno, a parete o a soffitto che sia, racconta una storia diversa, è favola e poesia, luogo misterioso e onirico, frutto di un tratto distintivo che coniuga oriente e occidente, modernità e classicismo: una rivisitazione attenta e ricercata delle diverse influenze che il Mediterraneo ci ha regalato nei millenni. Storie uniche, che vengono studiate progettate su misura, per l’ambiente in cui dovrà inserirsi, trasformandolo in un universo unico, secondo l’immaginario del committente. Uno studio attento calibrato di effetti di luce e colore, sulla base di un’ispirazione o su misura: arabeschi delicati, lasciano spazio a paesaggi bucolici, luci e materie di zone soleggiate, uccelli e farfalle incantati, evocazioni del Rinascimento, antico e moderno insieme.
Il Cliente è sempre accompagnato con servizi che vanno dalla consulenza progettuale al montaggio fotografico, agli schemi per la messa in opera, ai consigli per la posa.
I supporti, scelti sempre sulla base delle necessità decorative, accompagnano con i migliori effetti visivi e materici tutte le superfici.
I soggetti della collezione sono stampati con diversi tipi di texture per il risultato ottimale nell’ambiente nel quale vanno inseriti. Non vi sono quindi limiti dimensionali.”
C’è un ritorno da qualche anno alle carte da parati concepite come inserti, con una forte connotazione personalizzata. Com’è nata la tua idea?
“ABITAdecò è nata dopo un’esperienza quarantennale nel campo dell’Architettura, dell’Interior-Design e del Design dalla necessità di creare visioni diverse dello spazio sulla base delle esigenze specifiche della nostra clientela e della nostra identità professionale che ci ha spinto ad affrontare questa nuova avventura. La funzionalità per noi si sposa sempre con l’emozione che a sua volta è funzionale all’abitare.
Così il passaggio dal progettare gli spazi al concepire anche dei grandi disegni come grandi quadri che ne esaltino l’arredo o ne completino l’ambiente è stata una conseguenza piuttosto semplice e lineare nel nostro percorso creativo.”
Come si traccia il confine tra arte e arredo nell’abitare e che ruolo gioca la personalizzazione di alcuni elementi?
“I nostri “Racconti” sono pensati per tutti gli ambienti: la casa, gli uffici, le banche, gli alberghi, le spa, i ristoranti, i bar, i negozi, le scuole, gli show-room e narrano una storia, un racconto fatto di immagini, di segni grafici per creare le emozioni di un disegno, di un dipinto, di un affresco.
Una catena simbolica che unisce la poesia e il racconto, l’Oriente e l’Occidente, in particolare. Sono opere dove la nostra creatività può confrontarsi direttamente con il cliente dato che tutti i nostri Decori sono sempre sviluppati singolarmente per ogni esigenza, e ogni volta adattati al progetto specifico. Non sono semplici decorazioni ma parti integranti del Progetto architettonico.
Ogni opera è numerata e firmata personalmente e, su richiesta. si interviene personalmente per dipingere parti del’’opera.
Le immagini presentate sui cataloghi o sul sito sono indicative e vengono riprogettate in base all’ambiente, alle dimensioni delle superfici, ai punti focali ed al’’emozione che si vuole ottenere. Tutte le opere sono quindi ‘su misura’ e vengono concordate con clienti e progettisti.”
I tuoi pannelli raccontano storie, la storia dell’arte in qualche modo e forse anche la tua storia. Ce ne racconti qualcuno e il tuo stile?
“Traggo ispirazione da immagini o parlando con il cliente da quello che vorrebbe vedere. Sono storie che nascono dalla fantasia del momento o prendono ispirazione dal luogo dove le opere saranno posizionate. Ad esempio ho fotografato vecchie ceramiche tunisine ma le ho composte per creare una scenografia. Una foresta di alberi diventa un motivo grafico. O ancora i colori del mare e della sabbia formano un quadro astratto per diventare un orizzonte reinventato.”
Qualcosa ci hai svelato: quando hai scelto di fare l’architetto e qual è stato il tuo percorso?
“La mia formazione è soprattutto artistica, da quando ho scelto appunto il Liceo Artistico e poi proseguendo con la Facoltà di Architettura al Politecnico di Torino. La mia carriera è sempre stata quella di libero professionista. Finito gli studi ho cominciato subito a lavorare per la Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici e quindi ho fatto esperienza nel campo artistico e archeologico. In seguito è stato un susseguirsi di restauri, ristrutturazioni, interior-design, design e grandi opere di architettura soprattutto in Africa.”
Ci sono nuovi progetti in cantiere dei quali si possa accennare qualcosa?
“Attualmente ci stiamo occupando di due importanti gruppi alberghieri di cui cureremo il rivestimento di pareti e soffitti per la forte caratterizzazione del loro marchio e stiamo studiando anche alcune scenografie teatrali.”
Dovremo pensare a un’altra puntata per saperne di più.
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Chi è Claude Impellizzeri
Nato in Tunisia nel 1955 da genitori italiani – il padre siciliano, la madre di origine maltese – il legame con questa terra è lontano nel tempo. Dal lato materno bisogna risalire fino al XVII secolo. All’indomani dell’Indipendenza tunisina, avvenuta nel 1956, lascia il paese e crescerà in Italia senza mai dimenticare il rapporto con la riva sud del Mediterraneo e con il sud in generale. A Torino studia architettura e divide la propria esperienza professionale, sempre da libero professionista, spirito libero, la voglia di misurarsi sul terreno, con autonomia e la disponibilità ad assumersi ogni volta il rischio, tra l’Italia, la Francia e l’Africa.
Viaggia molto e anche professionalmente spazia in ambiti diversi con un’attenzione special alla conservazione del patrimonio, una vera scommessa in Tunisia, luogo crocevia di influenze diverse dove Claude trova il fascino della contaminazione cultural e la sfida di una manutenzione e valorizzazione, troppo spesso disattese.
Tra i suoi lavori di recupero in Tunisia il restauro di Dar Fifine, dal nome della madre di famiglia Joséphine, originariamente Dar Belkhadi, ex casa estiva delle donne dell’epoca del Bey.
a cura di Ilaria Guidantoni