Fa gola ai fondi Hippocrates Holding spa, società milanese che detiene una rete di oltre 120 farmacie private concentrate nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale e in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Secondo quanto riferisce Mergermarket, l’azienda ha affidato un mandato di valorizzare la società a Mediobanca e a una banca d’affari estera, oltre che ai legali di Latham Walkins.
Hippocrates Holding potrebbe valere 350 milioni di euro. L’azienda vanta un fatturato 2019 di oltre 200 milioni di euro, circa 40 milioni di ebitda e più di 600 dipendenti di cui più di 300 farmacisti. Ora l’obiettivo è portare in due anni a 200 il numero delle farmacie in portafoglio e a quindi raddoppiare in sostanza il fatturato, mantenendo una marginalità del 20%.
Hippocrates Holding è stata fondata nel 2018 da due giovani imprenditori, ex manager del mondo finanziario: Davide Tavaniello e Rodolfo Guarino. Tavaniello è un ex director di Ubs e Guarino un ex manager di Carlyle. Il progetto ha raccolto da allora circa 50 milioni di euro di capitali tra gli investitori. Tra i soci della holding rientrano: il private equity DVR Capital, guidato da Carlo Daveri, che ha circa il 10%; le famiglie Notarbartolo-Marzotto con un altro 10%; un gruppo di investitori rappresentati da Antonio Tazartes (ex Investitori Associati) con il 7% e altri nomi noti della finanza e dell’imprenditoria come Paolo Colonna (ex Permira), Gerardo Braggiotti, Lorenzo Manca, le famiglie Riello e Alessi, Paolo Pizzarotti, Paolo Barilla, Marco Drago (gruppo De Agostini), Michele ed Enrico Catelli (Chicco-Artsana), Alberto Recordati, Nerio Alessandri, Giuliana Benetton con il marito Carlo Bertagnin e la figlia Franca, Michele e Giovanni Gervasoni, Franco Moscetti e Gianandrea De Bernardis (gruppo Cerved).
Tra gli interessati al dossier si fanno i nomi di EQT, Permira, Pai e Investindustrial, ma soprattutto di F2i. Nel novembre 2018, infatti, F2i ha firmato il suo primo deal nel settore, comprando il controllo di Farmacrimi, il gruppo romano a cui fanno capo 12 farmacie e 14 parafarmacie, oltre che una società attiva nella distribuzione all’ingrosso di farmaci, controllati dall’imprenditore messinese Vincenzo Crimi (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma ricordiamo che sul mercato ci sono altri due operatori particolarmente attenti. Da un lato Banca Profilo lo scorso novembre ha lanciato Apotek cioé un club deal per rilevare 40-50 farmacie concentrate in città del Nord Italia. Per finanziare il progetto, è stata costituita holding (Neo Apotek) in cui sarà effettuato un aumento di capitale fino a 30 milioni in due round di raccolta (si veda altro articolo di BeBeez).
Dall’altro lato lo scorso giugno Cooperativa Esercenti Farmacie ha stretto un accordo con il fondo di private equity Vgo Capital Partners per acquisire farmacie in Italia (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, CEF e Vgo Capital costituiranno insieme un nuovo veicolo con il quale andranno a investire in farmacie. CEF, con sede a Brescia, è la prima cooperativa per quote di mercato e il secondo player della distribuzione farmaceutica in Italia. Con quasi 2 mila soci e più di 6 mila farmacie servite ogni giorno, conta mille dipendenti e ha in portafoglio due network che sommano complessivamente più di 1.500 farmacie associate con i brand FarmaciaINsieme e +bene. Dall’1 gennaio 2017 a oggi CEF ha già acquisito 23 farmacie, di cui 10 nel 2019, tutte per il tramite di Holding Farmacie srl. CEF attualmente è già proprietaria di oltre 30 farmacie dislocate principalmente in Lombardia, tra le quali le 12 farmacie comunali di Brescia.
Il retail farmaceutico è al centro di un forte processo di concentrazione in Italia. Come noto, la Legge 124 del 04.08.2017 (GU n 189 del 14.08.2017) ha rivisitato in alcuni elementi fondamentali le disposizioni relative all’assetto di controllo delle farmacie. In particolare, sono state previsti: 1) la possibilità dell’ingresso di società di capitale nella titolarità dell’esercizio della farmacia privata; 2) la rimozione del limite delle quattro licenze in capo a una identica società; 3) la soppressione dei requisiti soggettivi per la partecipazione alle società che gestiscono farmacie; e 4) la possibilità che la direzione della farmacia gestita da una società sia affidata anche a un farmacista che non sia socio. Tutti elementi che, pur in presenza di un limite del 20% di controllo delle farmacie della medesima regione, spingono verso la concentrazione del settore e attraggono l’interesse di gruppi internazionali e di fondi di private equity (si veda altro articolo di BeBeez).