Il teatro come marketing del territorio, una città che diventa un grande palcoscenico sull’acqua, la sfida all’organizzazione post confinamento con la voglia di ripartire. Dal 9 al 13 settembre scorso si è tenuta la decima edizione e Arona è tornata a essere Città Teatro, con un anniversario importante da festeggiare: incontri di teatro e parola da celebrare con la direttrice artistica Dacia Maraini e con una nuova produzione teatrale sull’acqua con Un tagliatore di teste sul Lago Maggiore, un racconto magico, tenero e poetico di Dacia Maraini, ispirato al teatro No giapponese, dove il dialogo tra la vita e la morte è costante senza necessariamente una prospettiva lugubre, che in questo momento storico, diventa anzi una metafora della condizione umana. Anche l’ultimo libro di Dacia Maraini, Trio, storia di due amiche, un uomo e la peste di Messina – pubblicato da Rizzoli – che segna il ritorno al romanzo storico per la scrittrice, ambientato durante la peste siciliana del 1743, sottolinea il dialogo e l’impegno politico letterario della direttrice artistica del festival di Arona.
Il Teatro sull’Acqua è sostenuto da MiBACT, Comune di Arona, Regione Piemonte, Fondazione CRT, Fondazione CARIPLO e Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito dell’edizione 2020 del bando “Performing Arts” ed è entrato a far parte di PERFORMING+, un progetto per il triennio 2018-2020, lanciato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con la collaborazione dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, che ha l’obiettivo di rafforzare le competenze della comunità di soggetti non profit operanti nello spettacolo dal vivo in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
La manifestazione, come ha sottolineato Luca Petruzzelli Presidente dell’Associazione Teatro sull’Acqua, coinvolge tutta la città per cui l’Antico Porto diventa anfiteatro, il Comune una sala prove, l’hotel Florida ospita i camerini, la Piazza del Popolo è il foyer e il Lago il palcoscenico, in totale sintonia con l’identità di questo territorio e della sua comunità. Teatro sull’Acqua come Genius Loci che, come ha evidenziato il Sindaco Alberto Gusmeroli, fa leva sulla comunità cittadina, impegnata in una sorta di residenza teatrale a cielo aperto. L’occasione della manifestazione è diventata anche il recupero della città come la riapertura della Rocca di San Carlo Borromeo, oggetto di uno scritto di Dacia Maraini e delle mura del Quattrocento alle quali sempre la direttrice artistica del festival ha dedicato Centaura.
Tra i recuperi 2020 la Barca Pinta, dei primi anni Trenta restaurata dall’associazione Ottica Pesce, impegnata in progetti di fotografia naturalistica e nella divulgazione di antiche tecniche di pesca, palcoscenico del programma artistico del Menu della Poesia; e il piroscafo Lombardia, entrato in servizio nel 1909, imbarcazione ammiraglia della flotta del lago, l’ultimo e il più grande dei piroscafi a ruote del Verbano, scampato ai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale e perfettamente conservato, ora ormeggiato ad Arona vicino ai cantieri navali NLM. Oltre ad avere ospitato la conferenza stampa di presentazione del festival, sarà anche sede di un incontro con gli autori, la presentazione del libro Le valorose ragazze di Lesa. Storia di donne del Novecento.
Il programma degli spettacoli prevede alcuni testi alla Rocca e altri in Villa: Manzoni senza filtro, della Compagnia Sementerie Artistiche con Manuela De Meo e Andrea Gobbo; Ancora una e poi spengo – Storia semiseria di un’ossessione seriale, scritto e interpretato da Carla Carucci; Piccole modifiche, Progetto e ideazione di Boris Vecchio con lo stesso Boris Vecchio e Lital Tyano e Camille Claudel, altro testo di Dacia Maraini interpretato da Mariangela D’Abbraccio.
Tra le novità dell’edizione 2020 il progetto Nativi Teatrali, concretizzazione dell’idea di Cittadinanza culturale in questi 10 anni. Nell’era dell’innovazione tecnologica e dei nativi digitali ad Arona si è deciso di investire sui giovani accompagnandoli in un itinerario diverso. Il percorso è semplice: i nuovi nati di Arona all’età di tre anni iniziano a frequentare le stagioni teatrali invernali insieme alle famiglie e ai propri insegnanti usufruendo di un’offerta culturale composta da una decina di spettacoli per giovani e giovanissimi, sino all’età di circa 14 anni. Poi si diventa volontari del Festival con l’Alternanza Scuola-Lavoro e se proprio questa “cosa” che si chiama Teatro piace, si può diventare soci del festival che è la punta dell’iceberg di questo progetto culturale, e trasformarsi in un vero e proprio operatore culturale e addirittura imparare un mestiere: direttore di scena, aiuto regista, addetto alla logistica, all’ospitalità. Crescendo, si mette su casa e famiglia e si può diventare “Direttore Artistico per una notte” ospitando una performance della stagione TeatroXcasa con spettacoli teatrali pensati per entrare nel salotto di casa.
Il festival vede un intreccio importante tra letteratura e teatro, parole ed azione scenica, con un’alternanza tra incontri con autori, il Menu della poesia, che quest’anno sarà in barca e gli spettacoli.
a cura di Giada Luni