Ibla Capital, operatore di private equity romano specializzato negli investimenti di turnaround, attraverso il suo fondo Ibla Industries II, ha acquisito il 100% della divisione Oil & Marine di Manuli Hydraulics, parte del gruppo Manuli Rubber Industries (MRI) e attiva nella realizzazione e commercializzazione di tubi speciali in gomma per il trasporto sottomarino del petrolio (si veda qui il comunicato stampa).
Il management di Manuli manterrà la guida dell’azienda, ma sarà nominato un nuovo amministratore delegato esperto del settore.
Advisor finanziario delll’operazione è stato Vertus. Per gli aspetti legali Hydraulics è stata seguita dai legali interni del Gruppo MRI e dallo Studio Greco Vitali Associati, mentre per quelli fiscali è stata affiancata da Studio Mercanti & Associati.
Circa un anno e mezzo fa la famiglia Manuli aveva dato mandato all’advisor William Blair di trovare un compratore per l’intera azienda, che era stata valutata attorno a 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Il business Oil&Marine di MRI, con sede ad Ascoli Piceno, ha un fatturato di circa 15 milioni di euro, impiega 90 operai specializzati e produce tubi ad alta tecnologia per il trasferimento di petrolio sui fondali marini. La divisione (ormai ex) Manuli, Oil & Marine, è il terzo maggior produttore del settore in termini di capacità produttiva: con 700 tubi prodotti all’anno.
“Il business di Manuli Oil & Marine è un’eccellenza italiana: sono pochi gli attori globali così specializzati in questo settore chiave per il trasporto del petrolio”, ha commentato Alessandro Lo Savio, ceo di Ibla Capital, che ha aggiunto: “Intendiamo consolidarlo fornendo le risorse necessarie per ulteriore crescita e stiamo già studiando ulteriori investimenti, in un mercato dalle grandi potenzialità”.
Giuseppe Rusconi, amministratore delegato di Manuli Hydraulics Italia srl, ha aggiunto: “Il business Oil & Marine non è più core per la Divisione Manuli Hydraulics di MRI Group. Siamo quindi soddisfatti di aver trovato l’investitore giusto, che intende rilanciarlo e consentire il business per esprimere tutto il suo potenziale”.
Manuli Rubber Industries fa parte del programma Elite di Borsa Italiana e opera prevalentemente all’estero in termini di vendite e operation (95% per entrambe). La società è stata quotata in Borsa dal 1997 al gennaio 2004, quando la famiglia Manuli l’ha poi delistata.
Manuli Rubber Industries, fondata nel 1935 da Dardanio Manuli, oggi è guidata dal nipote, figlio di Mario, che porta lo stesso nome del nonno ed è una multinazionale italiana, con sede a Milano, che comprende Manuli Hydraulics e Fluiconnecto by Manuli. La prima progetta, produce e fornisce sistemi per fluidi industriali e idraulici, componenti e attrezzature associate per l’idraulica ad alta pressione e refrigerazione ed è questa società che fa capo il business Oil&Marine. Fluiconnecto by Manuli è invece una società di servizi focalizzata sul settore dei connettori fluidi ad alta pressione, che fornisce prodotti e conoscenze applicative, nonché servizi di manutenzione, a tutti i mercati. Entrambe le società saranno fuse con l’australiana RYCO Hydraulics Pty Ltd, con sede a Melbourne, dopo che a febbraio 2020 MRI ha annunciato l’acquisizione di RYCO (si veda qui il comunicato stampa di allora), dando luogo a una nuova realtà con circa 500 milioni di euro di ricavi.
Manuli Hydraulics conta filiali in Germania, Francia, Gran Bretagna, Singapore, Repubblica Ceca, Spagna e Usa. Dal 1994 a oggi la società ha acquisito: la coreana Keasan (poi diventata Manuli Hydraulics Korea Co Ltd), la francese Otim (oggi Manuli Otim), Hydrofit, la francese Sonatra (oggi Manuli Sonatra), Pressure Hoses (oggi Manuli Pressure Hoses) e l’indiana PSI Hydraulics. Manuli Hydraulics conta oggi 90 dipendenti e ha chiuso il 2019 con ricavi netti di 23,9 milioni di euro, un ebitda negativo di 5,7 milioni e una posizione finanziaria netta positiva per 351 mila euro (si veda qui l’analisi Leanus).
Per concentrare le sue attività sulle divisioni idraulica e oil & marine, Manuli Rubber Industries aveva ceduto la divisione automotive, poi rinominata Maflo, al fondo Italian Lifestyle Partners II gestito da J. Hirsch & co nell’agosto 2004. Nel 2018 MRI ha emesso un bond da 35 milioni di euro, che è stato collocato da Bnp Paribas in qualità di lead manager e quotato al Third Market della Borsa di Vienna. Il bond ha scadenza 2024 e paga una cedola del 3,225%.
Ibla Capital è stata fondata nel 2015 da Alessandro Lo Savio, dopo avere lavorato per 7 anni nella società di telecomunicazioni Linkem, prima come cfo e successivamente come direttore generale. Ricordiamo che Ibla Capital nel marzo 2020 ha chiuso la raccolta del suo secondo fondo battezzato Ibla Industries II (si veda altro articolo di BeBeez). Il veicolo, che ha raggiunto l’hard cap di 30 milioni di euro anche per la presenza quale cornerstone investor di un primario asset manager svizzero, investirà in pmi in tensione finanziaria che necessitano di un piano di ristrutturazione e di un rilancio dell’attività, con un fatturato compreso tra i 10 e i 50 milioni di euro. Il fondo investirà in quote del capitale, beni aziendali e/o debito. Il ticket di investimento, compreso tra uno e cinque milioni di euro, verrà indirizzato su aziende industriali, con particolare attenzione al mondo del manufacturing.
Il precedente veicolo di Ibla Capital, sempre dedicato alle attività di turnaround, Ibla Industries sarl, era stato costituito con l’appoggio dell’asset manager Clearsight Investments e ha chiuso tre operazioni tra il 2016 e il 2019 investendo in: Natural Way Laboratories, società attiva negli integratori alimentari; Presotto Industrie Mobili, marchio storico nella produzione e commercializzazione di mobili di alta qualità per la zona giorno e la zona notte e Assio, azienda che realizza mobili imbottiti per noti brand dell’arredamento e per grandi progetti per hotel e settore navale.