Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), gruppo di ingegneria del sottosuolo quotato a Piazza Affari e controllato da FSI Investimenti e Polaris Capital Management, ha chiuso il primo semestre di quest’anno con un netto aumento dell’ebitda ricorrente a quota 34,3 milioni (+43%) e dell’utile netto di a quota 251,5 milioni (contro la perdita di 25,7 milioni del giugno 2019) sebbene a fronte di un calo dei ricavi a 238,4 milioni di euro (-21% dallo stesso periodo del 2019). Il tutto in presenza di una forte riduzione dell’indebitamento finanziario netto dai 735 milioni di fine anno ai 251 milioni di fine giugno (si veda qui il comunicato stampa). Per il 2020, Trevi ha confermato le previsioni dello scorso aprile: ricavi per 489 milioni, un ebitda per 52 milioni.
“Nonostante il diffondersi tanto inaspettato quanto devastante della pandemia si è riusciti sia a completare il rafforzamento patrimoniale della società grazie alla vendita dell’Oil&Gas ed all’aumento di capitale e sia a migliorare l’ebitda ricorrente e il risultato operativo rispetto all’anno precedente. Sono risultati positivi, tutt’altro che scontati, che confermano che anche il lavoro iniziato a 360 gradi sul rinnovamento dei processi, l’affinamento dei prodotti, un diverso approccio sui mercati ed una attenzione particolare sul processo di ottimizzazione costi unitamente al miglioramento delle efficienze produttive sta dando i primi riscontri incoraggianti. Nei prossimi mesi il mercato delle costruzioni e infrastrutture potrà beneficiare, non solo in Italia ma anche nelle aree internazionali dove siamo già presenti, di imponenti azioni di rilancio post Covid e noi stiamo lavorando per arrivare al meglio a questi appuntamenti”, ha sottolineato Giuseppe Caselli, amministratore delegato del Gruppo Trevi
Il portafoglio lavori al 30 giugno 2020 era pari a 400,3 milioni (al 31 dicembre 2019 era pari a 374,5 milioni di euro), ma gli ordini acquisiti nel primo semestre del 2020 siano stati pari solo a circa 237,9 milioni, in diminuzione di circa 70,8 rispetto al medesimo periodo dell’esercizio precedente. Il coronavirus ha avuto infatti un impatto negativo sul business di Trevi, con fermi dei cantieri in: Francia, Austria, Filippine, Oman, Kuwait, Argentina, Colombia, Venezuela, Nigeria, Boston (Massachusetts) negli Stati Uniti. Sono proseguite con alcune difficoltà operative i cantieri in Florida e Tennessee, ed anche a Hong Kong, Cile, Montecarlo, Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Australia. A causa del coronavirus sono, inoltre, rallentate le trattative per la vendita di macchine Soilmec e diversi cantieri in Italia hanno affrontato difficoltà operative e logistiche, ad eccezione del cantiere Roma Metro C. Infine, l’inizio dell’esecuzione dei lavori per il nuovo ordine acquisito in Norvegia nel febbraio 2020 è slittato a causa della sospensione dei voli aerei verso il paese e della conseguente impossibilità ad iniziare la “mobilizzazione” per l’apertura del cantiere. Tra luglio e agosto 2020 hanno rassegnato le dimissioni Milena Motta (presidente del collegio sindacale e sindaca di Trevifin; si veda qui il comunicato stampa), Sergio Iasi (amministratore incaricato del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi) e il consigliere esecutivo di Trevifin e ad di Trevi spa Stefano Trevisani (si veda qui il comunicato stampa).
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).