Ferrarini spa ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro il decreto emesso dalla Corte d’appello di Bologna il 13 ottobre scorso che aveva dichiarato l’incompetenza del Tribunale di Reggio Emilia sulla procedura di concordato del produttore italiano di prosciutti Ferrarini e l’ha trasferita al Tribunale di Bologna (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scrive MF Milano Finanza, aggiungendo anche che intanto la DG Competition della Commissione Ue ha chiesto lumi al Ministro dello Sviluppo Economico, Roberto Gualtieri, facendo seguito alla denuncia depositata a inizio settembre agli uffici europei coordinati dalla commissaria Ue alla concorrenza Margherete Vestager (si veda altro articolo di BeBeez) a causa della partecipazione di AMCO (società finanziaria del ministero del Tesoro) a una delle due cordate in corsa per il salvataggio del gruppo produttore di prosciutti
In tutto questo, poi, procede in maniera indipendente la procedura della controllata Vismara, che lo scorso 19 novembre ha visto l’adunanza dei creditori (si veda qui Reggionline). La relazione firmata dal commissario giudiziale di Vismara, Franco Cadoppi, riferisce di bilanci manipolati fin dal 2007, con l’obiettivo di occultare il flusso di denaro che partiva dall’azienda e andava in Lussemburgo e di nascondere all’esterno il deterioramento dei conti.
Tornando al ricorso in Cassazione, il conflitto di competenza era stato sollevato da un ricorso presentato a inizio settembre da una delle due cordate in corsa per rilevare Ferrarini, cioé quella formata da Intesa Sanpaolo e Unicredit, Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (operatore di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), O.P.A.S. (la più grande organizzazione di prodotto tra allevatori di suini in Italia) e HP srl (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood) (si veda altro articolo di BeBeez).
Dopo il deposito a fine agosto della nuova proposta di concordato da parte della famiglia Ferrarini, il gruppo Pini (già azionista di Ferrarini all’80% dal febbraio 2019, si veda altro articolo di BeBeez) e AMCO presso il Tribunale di Reggio Emilia (si veda altro articolo di BeBeez), la cordata concorrente, che a sua volta aveva depositato al Tribunale di Reggio Emilia una proposta di concordato lo scorso 11 agosto (si veda altro articolo di BeBeez), aveva infatti chiesto che la competenza sulla decisione fosse del Tribunale di Bologna.
Il punto del contendere era che il piano Ferrarini-Pini promette di soddisfare i creditori chirografari al 33% e che la cordata concorrente ritiene che questa percentuale renda inammissibile la proposizione di concordati concorrenti, così come scritto testualmente in una nota diffusa il 1° settembre. La cordata Bonterre accusava quindi Ferrarini-Pini di voler di fatto impedire con dei pretesti il confronto competitivo fra le due proposte e per questo ha voluto spostare la competenza della questione su un altro tribunale.
Quanto alle motivazioni della denuncia alla DG Competition Ue, ricordiamo che fa leva sul fatto che l’intervento di AMCO nel salvataggio di Ferrarini può portare al “trasferimento indiretto di risorse pubbliche”, imputabile allo Stato. Inoltre, l’intervento di AMCO “pregiudica le società interessate e legittimate a presentare una proposta di concordato concorrente, le quali a differenza di Pini Italia, non hanno beneficiato della partnership con Amco”. Infine, la discesa in campo di quest’ultima consente ad altre imprese pubbliche (Sace, Simest e la stessa AMCO) di recuperare crediti con “modalità vantaggiose che non sarebbero state realizzabili a normali condizioni di mercato e conseguire un vantaggio economico che non sarebbe stato altrimenti conseguito”.
La storia della crisi del gruppo Ferrarini si protrae da oltre due anni. Ferrarini e la controllata Vismara avevano depositato al Tribunale di Reggio Emilia già nel luglio 2018 una richiesta di ammissione alla procedura di concordato in bianco (si veda altro articolo di BeBeez). Solo poche settimane prima Ferrarini aveva fatto saltare unilateralmente le trattative esclusive che aveva aperto con Italmobiliare e QuattroR. Allora si erano diffuse voci circa una trattativa parallela con un investitore industriale, che molti avevano individuato in Amadori, ma quest’ultimo aveva seccamente smentito (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente Amadori nel febbraio 2019 si era fatto avanti per acquisire Vismara, ma si era poi ritirato dalla trattativa.
Il gruppo Ferrarini era entrato in tensione finanziaria per colpa di un incremento dell’indebitamento dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato a Ferrarini affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 360 milioni di euro, dei quali 112 milioni milioni in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie. Nonostante Ferrarini avesse visto i ricavi fare un vero e proprio salto nel 2017 a 335 milioni, con un ebitda che era salito a 29,5 milioni, quindi, il peso del debito risultava ancora eccessivo. Il debito include 35,5 milioni di euro di minibond quotati all’ExtraMot Pro. Nel dettaglio, si tratta di un bond da 5,5 milioni a scadenza dicembre 2020 con cedola 5,625%, emesso nel dicembre 2016 e sottoscritto dal fondo di minibond di Duemme sgr (gruppo Mediobanca), e di un bond da 30 milioni a scadenza aprile 2020 e cedola 6,375%, emesso nell’aprile 2015.