Si è aggiornata a oggi pomeriggio la riunione di ieri del Consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti che doveva esaminare l’offerta vincolante per Autostrade per l’Italia. Il rinvio, si legge in una nota, è stato deciso al fine di consentire la contestualità delle determinazioni di tutti i membri del consorzio composto da CDP Equity-Blackstone Infrastructure Advisors-Macquarie Infrastructure and Real Assets (si veda qui il comunicato stampa). L’offerta vincolante, una volta approvata dal Cda di Cdp, dovrà essere consegnata ad Atlantia entro domani. Il Cda di Atlantia si riunirà poi venerdì 26 febbraio per valutarla. Intanto il titolo Atlantia ieri, in vista del via libera all’offerta da parte di Cdp, ha chiuso in rialzo del 4,62% a quota 15,75 euro per azione.
Lo scorso 5 febbraio, infatti, il Cda di Atlantia aveva concesso alla cordata guidata da Cdp Equity la proroga dei termini per la presentazione dell’offerta relativa all’acquisto dell’88% del capitale di ASPI sino al 24 febbraio e richiedendo che, entro questa data, il consorzio presentasse un’offerta vincolante e non soggetta a condizioni di sindacazione o finanziamento (si veda qui il comunicato stampa).
Il consiglio di amministrazione di Cdp aveva dato il via libera poco prima di Natale 2020 all’invio di una lettera di offerta non vincolante da parte di Cdp Equity, Blackstone e Macquarie Infrastructure and Real Assets per rilevare l’intera partecipazione in ASPI da da Atlantia, pari all’88,06%. (si veda altro articolo di BeBeez). A differenza dell’offerta precedente di ottobre 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), si dice che l’offerta della vigilia di Natale prevedesse che la partecipazione sarebbe stata rilevata dal consorzio tramite una BidCo partecipata fino al 51% da Cdp Equity (prima era il 40%) e da Blackstone e Macquarie con quote paritetiche per la parte residua. Nella lettera il consorzio auspicava una condivisione rispetto ai termini e ai principi in essa contenuti, ribadiva l’intenzione di proseguire speditamente con la due diligence tecnica per poter giungere alla formulazione di un’offerta vincolante.
Fino ad oggi il consorzio ha presentato due offerte preliminari, entrambe nell’ottobre 2020 ed entrambe bocciate da Atlantia perché i termini economici non erano sufficienti (si veda qui altro articolo di BeBeez). Si dice che le due offerte preliminari precedenti valutassero ASPI 8,5- 9,5 miliardi, cioè molto meno rispetto a quanto stimato da Atlantia e dai suoi azionisti, che invece valutano ASPI 11-12 miliardi, utilizzando un metodo RAB based (si veda altro articolo di BeBeez), peraltro già molto meno dei 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di ASPI nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017). Intermonte in una valutazione indipendente ha stimato il 100% tra 10,9 e 11,9 miliardi. Sembra comunque che se nell’aggiornamento del 23 dicembre il consorzio aveva collocavano il prezzo nella parte bassa della forchetta, ora la nuova offerta dovrebbe valutare l’asset sempre nella parte alta della forchetta. Lo schema dovrebbe prevedere inizialmente il 40% a Cdp e il restante 60% diviso equamente tra i fondi, con la possibilità in un secondo momento per Cdp di salire al 51%.
Ricordiamo che il Cda di Atlantia aveva approvato il 24 settembre 2020 un processo “dual track” per arrivare alla dismissione della partecipazione dell’88,06% detenuta in ASPI, indipendentemente dalle difficoltà che la società stava incontrando allora nelle trattative dirette con Cdp (si veda altro articolo di BeBeez), Il processo, quindi, prevedeva, in alternativa all’ipotesi di vendita della partecipazione, quella della scissione parziale e proporzional della quota di ASPI posseduta da Atlantia a favore della newco Autostrade Concessioni e Costruzioni spa e la successiva quotazione.
Il bilancio 2019 di ASPI si è chiuso ricavi per 4,1 miliardi, un ebitda di 710 milioni (che riflette un accantonamento a fondo oneri da 1,5 miliardi di euro, correlato all’impegno previsto nelle negoziazioni in corso con il governo e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti volto alla chiusura delle contestazioni avanzate per la vicenda del Ponte Morandi) e un debito finanziario netto di 8,4 miliardi.
A inizio dicembre 2020 ASPI ha collocato un nuovo bond da 1,25 miliardi di euro per finanziare gli investimenti e le manutenzioni del Piano industriale e il processo di trasformazione della società come operatore integrato di mobilità. Il bond, che ha scadenza 8 anni e paga una cedola fissa del 2%, è stato collocato a un rendimento a scadenza del 2,163%, pari a 250 punti base sopra il tasso di riferimento mid-swap. Il bond sarà quotato al Global Exchange Market MTF dell’Irish Stock Exchange (si veda altro articolo di BeBeez).
Sul tavolo del cda di ieri di Cdp c’era anche l’esercizio del diritto di prelazione (che scade giovedì 25 febbraio) sul 50% di Open Fiber, la società italiana dedicata alla fibra ottica, di cui oggi Enel controlla il 50% e Cdp Equity l’altro 50%. Ricordiamo infatti che lo scorso dicembre il Consiglio di amministrazione di Enel ha deliberato di avviare le procedure finalizzate alla cessione di un minimo del 40% e fino al 50% del capitale di Open Fiber a Macquarie Infrastructure & Real Assets, per il quale Macquarie ha offerto 2,65 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Difficilmente Cdp opterà per esercitare il diritto di prelazione, mentre si ritiene che possa voler trattare l’acquisto di una quota (che potrebbe essere del 10%) che le consenta di avere la maggioranza di Open Fiber e guidare così il processo verso la costituzione di AccesCo, la società che verrà costituita mediante la fusione di Open Fiber con FiberCop, società comprensiva della rete di accesso primaria e secondaria di TIM (si veda altro articolo di BeBeez).
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