Il private equity potrebbe tornare socio del gruppo Ferretti, l’iconico produttore di yacht, attualmente controllato dalla conglomerata cinese Weichai e che la scorsa settimana ha depositato insieme a Sanlorenzo un’offerta per acquisire Perini Navi, dichiarata fallita dal tribunale di Lucca a fine gennaio (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore. infatti, in trattative per l’ingresso con una quota di minoranza ci sarebbe Space Capital Club.
Quest’ultimo è il veicolo di investimento di private capital con una dotazione di 200 milioni di euro lanciato nell’ottobre 2019 da Space Holding, la holding fondata da Sergio Erede, Roberto Italia, Carlo Pagliani e Edoardo Subert, che negli anni scorsi è stata promotrice delle Spac della serie Space (si veda altro articolo di BeBeez). I fondatori di Space Holding e i partner Alfredo Ambrosio, Laura Selvi e Tommaso Gino hanno sottoscritto l’8% del capitale di SCC , mentre il resto del capitale è stato messo a disposizione da parte di 30 investitori qualificati, tra famiglie imprenditoriali, family office (come la famiglia Rovati, la famiglia Branca, Francesco Micheli; gli ex proprietari di Candy, Maurizio e Silvano Fumagalli; Diego Della Valle, Andrea De Vido; la H14 di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi; Piergiorgio Coin) e investitori istituzionali come Arca Fondi sgr e il First Capital.
Se andasse il porto, quella della partecipazione in Ferretti sarebbe la seconda operazione dell’anno per Space Capital Club, che nel gennaio ha annunciato l’acquisizione del 35% di Adler Ortho, società specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di protesi articolari e altri dispositivi chirurgici ortopedici. L’operazione è stata effettuata in aumento di capitale riservato, dopo l’accordo con la famiglia Cremascoli, cui fa capo Adler Ortho (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando a Ferretti, il gruppo guidato dall’amministratore delegato Alberto Galassi è controllato all’86% da Weichai dal 2012, tramite Ferretti International Holding spa, con Piero Ferrari (figlio di Enzo, fondatore della casa automobilistica del cavallino rampante) che possiede l’11,1% e il partner tecnico AdTech che ha il 2,79%; Finvestments detiene la quota restante di Ferretti. Weichai aveva investito nel gruppo di yacht a inizio 2012, nell’ambito di un complesso processo di ristrutturazione del debito. Allora il gruppo cinese aveva investito 178 milioni di euro in equity e aveva contestualmente acquistato debito di Ferretti dal fondo Oaktree, da Rbs e da Strategic Value Partners, che era stato poi convertito in equity, con Weichai che era arrivata al 75% del capitale. Contestualmente allora Rbs e SVP avevano convertito in equity il resto del debito, arrivando al 25%. Successivamente Weichai ha arrotondato al rialzo la sua quota e nel 2016 Piero Ferrari ha comprato il 13,6%. Tutto questo accadeva dopo la grande crisi vissuta da Ferretti a cavallo del 2008. Ai tempi d’oro, invece, nel 2006, Permira aveva ceduto il 52% di Ferretti a Candover (mantenendo una partecipazione dell’8%, mentre il fondatore Norberto Ferretti e i manager erano saliti al 40%), sulla base di una valorizzazione di ben 1,7 miliardi di euro, a fronte di ricavi per 770,4 milioni a fine dell’anno fiscale 2006 (agosto) e un ebitda di 118,4 milioni.
Il gruppo Ferretti ha chiuso il 2019 649,3 milioni di euro di ricavi consolidati (+6,5% dal 2018), un ebitda rettificato di 62,2 milioni (+16,3%), un ebitda margin del 9,6% (dall’8,8%) e un indebitamento finanziario netto di 80 milioni in netto calo dai 265 milioni di fine dicembre 2018 (si veda qui il bilancio di sostenibilità), grazie alla conversione a capitale del prestito soci cda 212 milioni condotta come nell’agosto del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Quell’operazione era stata propedeutica alla quotazione in Borsa, poi naufragata all’ultimo minuto nell’ottobre 2019 perché advisor e investitori chiedevano che il collocamento avvenisse a un livello molto più basso rispetto a quello della forchetta proposta inizialmente (si veda altro articolo di BeBeez). Allora Galassi aveva spiegato: “Il book è stato chiuso e allocato tutto, ma a prezzi bassi, perché i mercati non sono amici di nessuno, né in Italia né negli altri Paesi”. Così lo sbarco in Borsa “riprenderà dopo che avremo fatto vedere quanto valiamo e insieme a un nuovo socio, che potrebbe arrivare fino al 30% del capitale, come previsto per il progetto iniziale di ipo, per poi diluire la quota di tutti e tre i soci in caso di un nuovo tentativo di quotazione”. E’ possibile quindi che Space Capital Club possa essere quel nuovo socio.
Quanto alla valutazione di Ferretti, ricordiamo che a fine settembre 2019 era stata fissata una forchetta di prezzo compresa fra 2,50 e 3,70 euro per azione, pari a un equity value pre-aumento di capitale compreso tra 627 e 928 milioni di euro, corrispondente a una capitalizzazione post aumento di capitale compresa tra 727 milioni e 1,076 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, il prezzo di collocamento era stato portato a 2-2,50 euro per azione, appunto un livello considerato poi da Galassi troppo basso. Nella primavera 2019 per Ferretti circolavano valutazioni pre-money attorno a 750 milioni di euro sulla base di un multiplo di 14 volte l’ebitda 2018 che era stato di poco meno di 53 milioni a fronte di 609 milioni di ricavi (si veda altro articolo di BeBeez).