La tua è una depressione spirituale, mi disse una volta un prete. Che può dire un prete, Teresa, se non questo? I preti sono freudiani di Dio: è Lui il loro sesso, il loro complesso. Ma sono abituato ad ascoltare l’inverosimile, io. È un vizio che non ho mai perso questo, il fascino -insomma- dell’assurdo. E non sai quante volte nello sgomento ho riudito quelle parole come fossero un’ovvia verità a cui credevo profondamente e stentavo nello stesso tempo a credere. Ma la mia titubanza, perplessità (prevenzione? Chiamiamola pure così…), ero prevenuto insomma, e questa mia esitazione, dicevo, somigliava alla confortevole pigrizia di non accettare la perdita di una comodità materiale, del confortante affidarsi alle questioni del mondo, insomma: il lavoro, le cose, la salute… Era un perimetro di contenimento, il mio, un confine di sanità rassicurante, chiara quanto debole, prossima quanto insufficiente. Ecco, mi dicevo, la mia insoddisfazione deriva dalla vigliaccheria, dalla dipendenza sfrenata al mantenimento di uno status quo costruito ad arte, ma di un’arte artigiana non metafisica, un’arte insomma demoniaca e narcisista incapace di elevarsi nell’oltre autentico e definitivo. Eppure sempre mi sono aggrappato alla morte fisica, come un Frankenstein qualunque che non può accettare lo sradicamento del corpo, che con le unghie si aggrappa al suo parziale mondo di ossa, per farsi creatore di creatura, per non alzare lo sguardo al cielo e rendersi lui stesso -io stesso- creatura d’altro Creatore. Che sia questo, Teresa, lo spirito ribelle del demonio? Non tanto l’affidarsi al male come scontro, ma alla paura come resistenza?
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Bernardo Giusti, nato a Firenze nel 1990, giovane speranza tra i romanzieri italiani ha pubblicato recentemente “Bivium” Edizioni Masso delle Fate. Teresa è nata da poco e Bernardo Giusti ha scelto Bebeez, nelle scorse settimane per condividere l’attesa per la prossima venuta, e adesso la gioia della presenza fisica.