Acque Minerali d’Italia è stata ammessa definitivamente al concordato in continuità da parte del Tribunale di Milano. L’udienza dei creditori è stata fissata per il il 6 settembre 2021. Lo ha comunicato la stessa holding proprietaria dei marchi Norda, Sangemini e Gaudianello, controllata dalla famiglia Pessina e ammessa alla procedura di concordato in bianco il 13 marzo 2020 dal Tribunale di Milano, mentre l’altra controllata della famiglia, Pessina Costruzioni, la storica società italiana del settore edilizio, sempre a marzo era stata ammessa al concordato preventivo in continuità (si veda altro articolo di BeBeez).
Acque Minerali d’Italia, si legge nella nota, è stato messo in sicurezza grazie all’aumento di capitale per complessivi 50 milioni di euro, che sarà sottoscritto dai fondi Magnetar e Clessidra all’atto di omologa del concordato (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che i due fondi si sono già alleati nel marzo 2020 per salvare Sisma, società mantovana famosa per gli stuzzicadenti Samurai (si veda altro articolo di BeBeez).
Al piano concordatario di Acque Minerali d’Italia, depositato nel dicembre 2020, hanno lavorato Deloitte e lo studio Lca per i Pessina, i legali di Linklaters per il fondo Usa, i consulenti di Molinari associati per Clessidra mentre la due diligence industriale è stata fatta da EY Partenion.
Nel dettaglio, si legge nel piano, i nuovi investitori saranno, per Clessidra sgr, il Clessidra Restructuring Fund e per Magnetar, Magnetar Structured Credit Fund, Magnetar Constellation Fund II, Magnetar Constellation Master Fund, Magnetar Longhorn Fund, Purpose Alternative Credit Fund – T, Purpose Alternative Credit Fund e Magnetar Lake Credit Fund.
L’operazione prevede l’acquisizione da parte degli investitori di una partecipazione complessivamente pari all’80% del capitale della società attraverso la sottoscrizione da parte dei fondi di un aumento di capitale da liberarsi in denaro, per un importo complessivo compreso tra 48,5 e 50 milioni di euro, con il 20% del capitale che resterà alla famiglia Pessina.
È inoltre previsto (i) l’acquisto pro soluto da parte di Clessidra dei crediti di natura chirografaria vantati da Banca Mps e/o BPER Banca nei confronti di Acque Minerali d’Italia a seguito dell’accettazione, entro il 19 gennaio 2021, da parte delle banche, o di almeno una di esse, dell’offerta vincolante formulata da Clessidra e (ii) la conversione a fondo perduto in una posta di patrimonio netto dei crediti ceduti per un importo pari al 10% del loro valore nominale e quindi per un importo non superiore a 750 mila euro. Più nel dettaglio, Clessidra sottoscriverà l’aumento di capitale per cassa per 15 milioni di euro, dedotto il corrispettivo di cessione dei crediti di cui sopra; mentre Magnetar sottoscriverà l’aumento per 35 milioni, con il risultato che ai fondi Magnetar farà capo il 56% della società e Clessidra il 24%.
Quanto ai creditori privilegiati e all’esposizione verso saranno ripagati al 100%, con il debito da 15,8 milioni di euro verso Invitalia che sarà riscadenziato. Nel complesso, su un debito complessivo a fine dicembre di 187,5 milioni di euro, verranno rimborsati 64,4 milioni di euro. Di questo totale di 55 milioni di euro sono debiti verso le banche. Nel settembre 2016 Acque Minerali d’Italia aveva emesso un bond da 6 milioni a 5 anni a tasso fisso con struttura amortizing, che è stato interamente sottoscritto dal fondo Antares AZ1, gestito da Futurimpresa sgr, controllata da Azimut Holding (si veda altro articolo di BeBeez). A oggi Antares AZ risulta ancora in credito per 3,4 milioni.
Acque Minerali d’Italia nel marzo 2016 aveva formalizzato l’acquisizione da Fonti del Vulture (joint venture tra Coca-Cola Hbc Italia e The Coca-Cola Company) dello stabilimento lucano di acque minerali di Monticchio Bagni (marchi Toka, Solaria e Felicia), arrivando complessivamente a contare oltre 20 brand e a operare con otto stabilimenti di produzione dislocati in tutto il territorio italiano, con 26 sorgenti a disposizione e 27 linee di produzione per l’imbottigliamento.
Acque Minerali d’Italia aveva chiuso il 2019 con ricavi netti consolidati per 102,5 milioni di euro, un ebitda negativo di 1,9 milioni e una perdita netta di 76 milioni di euro, mentre il dato preliminare del 2020 è di 55,4 milioni di euro di ricavi netti, con un ebitda negativo di 3,6 milioni e una perdita netta di 35 milioni. Il piano industriale prevede un ritorno a un ebitda positivo nel 2021 e il ritorno all’utile nel 2024, con un 106,3 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 17,3 milioni e un utile di 7,1 milioni a fine piano nel 2026.