Lo scorso febbraio il Tribunale di Trento ha emesso il Decreto di chiusura del Concordato Preventivo in continuità aziendale di Gruppo Adige Bitumi spa, iniziato nel luglio 2013, mentre è dei giorni scorsi la conclusione del contratto di riscadenzamento dei mutui a medio lungo termine con AMCO (si veda qui il comunicato stampa), così come riferito anche ieri dalla stessa AMCO in occasione della presentazione dei conti 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
Il Gruppo Adige Bitumi è tra i leader in Italia nel settore delle pavimentazioni stradali, con 600 mila tonnellate di conglomerato bituminoso prodotto all’anno nei propri stabilimenti di Mezzocorona (Trento), Nago-Torbole (Trento), Villafranca di Verona (Verona) , Friola di Pozzoleone (Vicenza) e Sarcedo (Vicenza).
La società ha chiuso il 2020 con 34,4 milioni di euro di ricavi, un ebitda margine di oltre il 15% e un patrimonio netto di 18 milioni. Inclusa anche la controllata C9 Costruzioni srl, il gruppo ha raggiunto complessivamente un fatturato di 44 milioni e 115 dipendenti.
Il gruppo fa capo al presidente Paolo Tellatin, uno degli storici Consiglieri di Banca Popolare di Vicenza, rimasto in carica dal 3 dicembre 2002 al 9 luglio 2013. Il gruppo era arrivato ad avere verso la banca un’esposizione di 30 milioni di euro a fine 2015 (si veda qui VicenzaPiù).
Tellatin ha commentato: “La svolta di questi giorni rappresenta per Gruppo Adige Bitumi una nuova rinascita, la nostra personale Primavera dell’Asfalto. Con soddisfazione possiamo dunque annunciare la conclusione di sette anni complessi, che hanno visto la nostra Azienda, i Dipendenti, i Consulenti e i Soci, fermamente e costantemente impegnati per il raggiungimento di un obiettivo comune che ci rende oggi pronti ad affrontare un nuovo ciclo di vita”.
Il gruppo era stato ammesso al concordato con riserva nel 2013 dal Tribunale di Trento e nel dicembre dello stesso anno aveva depositato domanda definitiva di concordato in continuità. Il Tribunale aveva poi ammesso il gruppo al concordato nel febbraio 2014 e l’omologa era poi arrivata nel novembre dello stesso anno (si veda qui il Decreto di omologa).
Il concordato in continuità prevedeva da un lato la strategica decisione aziendale di rifocalizzare il core business nel settore cave, asfalti e pavimentazioni e dall’altro la vendita degli asset non core.