Ha debuttato Daniele Salvo, nato a Reggio Emilia nel 1970, diplomato ventiduenne alla scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata e diretta da Luca Ronconi, che ha curato l’adattamento e la regia di La notte dell’innominato, spettacolo tratto da I promessi sposi di Alessandro Manzoni, in prima nazionale fino al 31 ottobre al Piccolo Teatro di Milano – Teatro Strehler. Protagonista nel ruolo dell’Innominato è Eros Pagni e con lui in scena Gianluigi Fogacci (Manzoni/Il Cardinale), Simone Ciampi (Prima Ombra/La vecchia/Il medico/Il cappellano) e Valentina Violo (Lucia).
Le scene sono di Alessandro Chiti, i costumi di Daniele Gelsi, le musiche di Patrizio Maria D’Artista, le luci di Cesare Agoni, le videoproiezioni di Michele Salvezza per la produzione del Teatro De Gli Incamminati/CTB di Brescia.
“Oh, la notte! No, no! La notte!” Il grido dell’Innominato lacera una notte densa e impenetrabile di rimorsi, incubi, pentimenti, visioni oniriche, ansie irrimediabili. Notte infinita, interminabile, indecifrabile mala notte, notte dell’arrivo di Lucia al castello. “Tutti i protagonisti di questo straordinario viaggio mentale”, ha scritto Daniele Salvo, “si muovono in questa notte perenne. L’Innominato fa i conti con sé stesso, con la sua mancanza di fede, la sua ambizione, la sua finitezza. Questa notte infinita, vera protagonista del testo, avvolge tutti i personaggi, li rende incerti, ansiosi, fragili, muta le loro convinzioni, li spinge a compiere azioni impensabili. La luna guida i loro destini e un’ombra invisibile muove i loro fili. La realtà dei personaggi del dramma è continuamente attraversata da riflessi, bagliori improvvisi, miraggi, ombre, spettri. La stanza dell’Innominato fa parte di un castello “mentale”, un luogo dell’immaginario, sospeso sul filo dell’orizzonte, in cui si possono materializzare i peggiori incubi. Le paure sono riflesse negli specchi, dormono accanto al protagonista, lo fanno sospirare e gli tolgono il sonno. ‘La vita non è che un’ombra che cammina’”
Un testo denso, potente, come la scelta di regia che ha scelto di caratterizzare lo spettacolo con i toni dell’allucinazione, dell’incubo, della “fiaba marcita”, questa la definizione del regista, per la quale è necessario costruire una realtà scenica regolata dalle leggi del sogno. Nella notte tutto può accadere: si imboccano vie sconosciute, si frequentano esseri ambigui, si può essere circuiti da strani animali, creature sconosciute ai più ed è facilissimo ritrovarsi in situazioni illogiche ed impossibili. Ma qui c’è una via d’uscita: la Luce giunge in modo inatteso. La fragilità, il rimorso, il languore, l’insonnia, l’ansia e la paura perseguitano il cuore di vetro del protagonista e non lo lasciano mai, per tutta la durata dell’opera.
La notte dell’Innominato è un capolavoro manzoniano che opera un vero e proprio “sezionamento” dell’emozione umana, un precisissimo iter all’interno del cuore e della mente di un uomo che sembra destinato alla dannazione, ma che, grazie all’incontro con la grazia, il candore, il bene, rappresentato qui dalla giovinezza di Lucia, creatura di luce, sperimenta la conversione e la misericordia divina. Un incontro, uno sguardo di misericordia, possono davvero cambiare il cuore dell’uomo? Da un incontro si può ripartire, come accade all’Innominato? Nell’animo del più feroce personaggio della letteratura ottocentesca esplode un nuovo desiderio scatenato dallo sguardo tremante di Lucia Mondella.
Quelle povere parole imploranti pietà si conficcano nell’animo dell’Innominato fino a condurlo sull’orlo di una vera e propria rivoluzione. “Come in una strana liturgia delle ore, Eros Pagni dà corpo e voce al dramma manzoniano che indaga a fondo l’animo umano, inspiegabilmente attratto dal bene e dal vero. La lotta è titanica, la disperazione si affaccia più volte nella notte. La notte di Lucia nell’orribile castello dell’Innominato non è solo la notte del voto alla Madonna; è anche una notte di angoscia indicibile che rischierebbe di annientarla se non avesse il conforto della fede che fa fiorire la speranza.”
Lo spettacolo, dopo Milano, proseguirà il suo viaggio e sarà a Brescia al Teatro Sociale dal 2 al 7 novembre; a Mantova al Teatro Sociale il 9 novembre; a La Spezia al Teatro civico dal 10 al 12 novembre; a Legnano al Teatro Tirinnanzi il 13 novembre, all’Ater il 14 novembre; quindi a Scandiano all’Ater il 16 novembre; e infine a Pisa al Teatro Verdi l’8 e il 9 gennaio 2022.
Abbiamo incontrato Daniele Salvo a Milano all’indomani della prima per farci raccontare com’è stato il debutto.
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a cura di Ilaria Guidantoni