Lorenzo Viani è un pittore e non solo; intellettuale viareggino di grande portento forse non abbastanza noto e non conosciuto adeguatamente, frutto di una critica che spesso lo ha ideologizzato.
Il ritrovamento di un’opera, Epidemia, a Milano dove è stata rinvenuta, riconosciuta e restaurata nel 2019, è all’origine di una riflessione di Ettore Rotelli, professore emerito dell’Università di Bologna in Storia delle istituzioni politiche, critico e autore di Epidemia all’improvviso. Lorenzo Viani a Parigi, pubblicato da ETS Edizioni a ottobre 2023 nella Collana Mousai, saggio presentato in occasione di un dibattito a Villa Bertelli a Forte dei Marmi. La coincidenza è quasi simbolica, il ritrovamento di un’opera dedicata al tema dell’epidemia nel 2019 alla vigilia del confinamento pandemico.
“Viani era solito cambiare dicitura alle sue opere, quando il momento e gli umori lo richiedevano; spesso anche a distanza di anni”, caratteristica che non ha facilitato il compito dei critici nell’analizzare il complesso universo di questo artista, troppo spesso semplificato. Questo saggio, scritto impegnativo, con note molto approfondite e referenziate, qualche bella tavola pittorica, offre alcuni spunti interessanti e nuovi nella prospettiva. Innanzitutto cerca di restituire una figura articolata e non semplicemente l’immagine, un po’ tagliata con l’accetta, dell’anarchico ritrattista dei miserabili.
Intorno a Lorenzo Viani nel tempo si sono stratificate la diffidenza e l’ignoranza, le datazioni sballate, i giudizi scontati. Il pittore ebbe sì una consacrazione ufficiale da parte del Bistolfi nel 1915 e poi l’interesse marcato negli Anni ’20-’40 del Novecento in quanto scrittore e solo tra il 1950 e il 1955 si afferma la sua grandezza di artista europeo, purtroppo dispersa rapidamente per un affollarsi di eventi, mostre e perché l’archivio dopo la morte della moglie Giulia fu oggetto di dispersione, diviso tra gli eredi e saccheggiato dai mercanti. Un lavoro pregevole per la ricostruzione dei fatti è offerto dagli studi di Ida Cardellini, citata nel testo.
Ettore Rotelli ha sottolineato come Viani sia uno scrittore che ha lasciato di sé anche una testimonianza importante in Parigi, romanzo autobiografico che però per il tono narrativo non è necessariamente fedele a date, avvenimenti e successioni; certamente fu artista degli umiliati e offesi, di marinai, cavatori, disperati, emarginati e uomo impegnato socialmente, vicino al sindacato anche se non fu mai sindacalista. Il suo apporto però fu importante per imprimere una svolta al sindacato anarchico di Carrara e Viareggio grazie all’esperienza degli scioperi nel sindacato di Parma e a una visione più strutturata e “riformista” del Nord Italia.
Viani fu sempre homme de terrain, coinvolto in primo piano, parte di quel gruppo sociale che egli chiamava i “trascurati”, così la povertà è un dolore vissuto sulla pelle come la guerra e la sua opposizione che sfocia a livello pittorico al colonialismo italiano. Il giovane pittore si muove dall’adesione quasi scontata a Fattori e alla corrente della “macchia” per inoltrarsi nel Divisionismo e per inoltrarsi nel terreno della marginalità, tanto da essere definito “pittore terrorista”. Basti pensare a certi quadri che illustrano matrimoni che evocano funerali o bambini che a guardarli ci si sgomenta.
Secondo il critico Ragghianti la vena più matura e autentica di Viani la si trova dopo il 1920 nel quarantenne dedito soprattutto alla letteratura sebbene è allora che viene riconosciuta la sua fama, prima con la seconda Secessione romana quindi con la Biennale di Venezia del 1920 dove gli fu attribuito un premio. È il critico Mario De Micheli a inserirlo nelle avanguardie artistiche del Novecento e negli Anni ’80 la consacrazione pubblica a cominciare dalla celebrazione del centenario della nascita nel 1982 e, appena quattro anni dopo, nel 1986 del cinquantesimo dalla morte con una mostra itinerante da Roma a Viareggio a Milano e poi Parigi e Firenze.
Con Mario De Micheli Viani viene riconosciuto politicamente sottolineando come l’anarchismo del viareggino non un fatto che sposò la moda degli intellettuali del tempo né una passione passeggera. Per il critico infatti “insieme a Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo e La città che sale di Boccioni”, Peste a Lucca, La benedizione dei morti del mare e Il volto del santo – le donne in attesa della visita ai prigionieri del carcere – “costituiscono l’espressione estetica più alta che le varie istanze socialiste abbiano ispirato agli artisti in Italia”. Pertanto quel pittore diseredato e di una tristezza disarmante è non solo “un ultimo che dipinge gli ultimi” con un genio spontaneo, quanto un unicum difficile da definire eppure intellettuale espressionista a trecento sessanta gradi.
Ora la riflessione del saggio in tal senso dà contezza del periodo parigino, circa tre anni, con alcune pause, che rappresenta una pietra miliare di Viani anche se la storiografia italiana, ammonisce Rotelli, non ha aggiustato il tiro restituendo la giusta prospettiva a Viani come nelle note biografiche della mostra Serravezza al Palazzo Mediceo la partecipazione al Salon d’automne a Parigi nel 1910 era ignorata; perfino nell’esposizione del 2000, così come nelle successive di Viareggio del 2002, di Ancona del 2006-2007 e dell’ultima viareggina a Villa Argentina del 2014-2015.
Eppure accadde nel 1909 a Parigi, scrive Rotelli, “che nella Section de l’art italien del Salon d’automne Lorenzo Viani fosse uno dei 172 espositori, il solo cui al termine della manifestazione venisse proposta la nomina a sociétaire. L’anno dopo, al Salon d’automne 1910, unica volta in terra francese, presentò L’épidemie.” Una coincidenza significativa è che mentre Epidemia all’improvviso sta per essere presentata all’editore, a Forte dei Marmi è inaugurata la mostra Accadde in Versilia. Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy prodotta dalla Società di Belle Arti con il Comune di Forte dei Marmi e Fondazione Villa Bertelli (si veda altro articolo di BeBeez) che ha messo in dialogo tre grandi protagonisti di un periodo straordinario tra fine Ottocento e inizio Novecento, che ha restituito connessioni e differenze fra i tre protagonisti, avvicinando gli ultimi due legati da una forte amicizia.
Al di là delle specificità dell’opera L’épidemie e delle sue vicende, della firma autografa, dell’ipotesi che fosse il titolo dato a un’opera precedente in un secondo momento, è interessante non solo perché è un ritrovamento prezioso ma perché rappresenta un’occasione per riaccendere il dibattito su un grande caratterizzato da un “magmatico espressionismo”, dalle tante sfaccettature. Infatti l’opera non era stata riconosciuta e da quasi mezzo secolo si era sostenuto in storia dell’arte, senza sollevare obiezioni, che Tryptique des hommes taciturnes (i “vagabondi” per Viani), dipinto a Parigi, respinto dalla VIII Biennale di Venezia (1909) e quindi “rimbalzato” al Salon (1909), fosse da identificare con L’epidemia acquistata a Milano dal Comune socialista in occasione della Mostra Viani il 30 ottobre 1915, restando soltanto “prova” ogni versione precedente.
a cura di Ilaria Guidantoni