Basato sul romanzo di Eric Knight, il film, dal 10 giugno al cinema, racconta un’amicizia profonda e indimenticabile tra un bambino e un cane. La storia, pubblicata la prima volta nel 1938, rivive nell’odierna Germania che Lassie dovrà attraversare per ritrovare il suo padroncino Florian. Il cane più famoso della storia del cinema e della letteratura – ha anche lui una stella sulla Walk of Fame di Hollywood – torna in chiave contemporanea senza perdere, la freschezza dei buoni sentimenti, di una famiglia unita che vive i problemi di tutti i giorni, quelli della precarietà del lavoro, delle difficoltà del vicinato, della diffidenza e del superamento facile per i bambini nell’amicizia, dei piccoli atti di bullismo. Internet non cambia in fondo nulla se non i modi della comunicazione e il film offre in questo senso un messaggio positivo, anche grazie al fatto che non si appiattisce sulla realtà contemporanea negli stereotipi ormai diffusi: famiglie che non funzionano, tradimenti facili, ambienti urbani nevrotici. Gli aspetti incredibili sono quelli della natura che sembra più forte di tutto e che non ha tempo: il cane è da sempre lo stesso e anche il rapporto con il bambino. La contestualizzazione nella modernità lascia altresì lo spazio ad un angolo di fiaba sia per il contesto rurale del paese, sia perché mette sì in luce la crisi di mestieri tradizionali, come quello del maestro vetraio e dell’arte del vetro soffiato, ma ci racconta una storia che non incontriamo proprio dietro l’angolo.
Un film che pur con qualche ingenuità, instilla fiducia, contraddicendo la realtà forse più apparente che autentica sul quale la televisione e purtroppo sempre più anche il cinema, si sta appiattendo: la violenza e il pessimismo del quotidiano.
a cura di I.G.