20 ottobre – 21 novembre 2021
Alla Triennale di Milano un percorso espositivo che presenta 360 immagini, in mostra fino al 21 novembre, realizzate da 40 giovani fotografi che hanno interpretato con una grande varietà di linguaggi e temi le esperienze, le situazioni e gli stati d’animo nel periodo della pandemia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura, in collaborazione con Triennale Milano e Museo di Fotografia Contemporanea, a cura di Matteo Balduzzi e Matteo Piccioni.
Refocus è la terza fase di un più ampio progetto fotografico di documentazione visiva dell’Italia nell’anno della pandemia, 2020Fermoimmagine, nato per volontà del Ministro della Cultura Dario Franceschini. Il 2021, infatti, ha visto l’apertura a Roma delle mostre Italia in attesa – a Palazzo Barberini, dal 25 febbraio al 19 settembre 2021 – dedicata a 12 tra i più importanti autori della fotografia italiana, e Città sospese – a Palazzo Poli dal 21 maggio al 16 luglio 2021 – che presenta gli esiti di una campagna fotografica realizzata da fotografi del Ministero. Refocus ha voluto porre l’attenzione sulla ‘rimessa a fuoco’ della realtà in seguito agli effetti che il confinamento ha avuto sulle coordinate spazio-temporali del vivere quotidiano, sostenendo l’attività dei fotografi under 40 e riconoscendone il ruolo fondamentale all’interno della società. L’obiettivo non è solo e non tanto la descrizione quanto risvegliare le emozioni e la consapevolezza dello sguardo che abbiamo sulla realtà. Le immagini sono presentate esclusivamente in forma di videoproiezione in un allestimento multimediale ideato e progettato dallo Studio Dotdotdot che si snoda attraverso otto pannelli dislocati nello spazio della sala accompagnati da un progetto sonoro curato da Triennale Milano teatro e Radio Raheem e alcuni brevi testi realizzati dagli stessi autori. L’obiettivo oltre che di memoria emozionale è anche di sostegno a giovani artisti in un momento nel quale la cultura e l’arte sono state particolarmente colpite, come ha sottolineato Giovanna Calvenzi, Presidente del Museo di Fotografia Contemporanea.
L’esposizione non ci presenta immagini della pandemia alle quali siamo abituati ma un angolo di visuale nuovo, soggettivo, che allestimento rende fluido da cui risulta, come ha messo in rilievo il Presidente di Triennale Milano Stefano Boeri, una lettura articolata della società italiana, della progressiva ripresa e delle trasformazioni economiche, sociali e psicologiche intervenute; tra l’altro per la Triennale è un momento di congiuntura importante proprio per l’impegno nella fotografia, tra l’altro con Saul Steinberg, artista e illustratore. Abbiamo chiesto a Matteo Balduzzi di raccontarci la scelta operata. “Non si vede né la cronaca né la denuncia in sintonia con il mandato agli artisti di raccontare il proprio vissuto durante il confinamento; ne risulta un affresco emozionale che non è didascalico di per sé, come ad esempio il reportage che racconta la scelta di un gruppo di ragazzini di vivere sul fiume per una ventina di giorni: la testimonianza della ripresa della vita, della ritrovata libertà e del nuovo contatto con la natura, guardando il quale non si ha però un rimando immediato alla pandemia. L’idea è di giocare sull’evocazione. Tra l’altro la proiezione contemporanea delle immagini sugli otto pannelli crea un’associazione in continuo cambiamento, un flusso di immagini; sulle quali se ci concentriamo sul singolo pannello, possiamo porre anche uno sguardo analitico”. L’esposizione crea dunque un effetto immersivo nel quale il visitatore partecipa attivamente anche perché non ci sono foto, immagini fisse, ma un flusso smaterializzato e avvolgente.
Dalla mostra è nato un libro, Almanac of Suspension – edito da Witty Books – che sarà presentato il 4 novembre a Roma alla Sala Spadolini al Collegio Romano, a cura di Nicola Spolli, perché, come ci ha raccontato Balduzzi, “un libro dura molto di più di una mostra, che diventa un archivio di memoria ritenuto prezioso ed è un atto ancora più coraggioso della mostra. Infatti il volume smonta il lavoro degli artisti attraverso i tag, alternandoli così in una logica nuova, che diventa una possibile navigazione tra le immagini”. Il testo è bilingue ed è importante in termini di testimonianza perché l’Italia p stata un po’ il cuore della Pandemia e trova in tal modo una sua espressione originaria.
a cura di Ilaria Guidantoni