Al CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea di La Spezia è di scena la personale dell’artista milanese, Sabrina D’Alessandro, classe 1975, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, la sua prima mostra in un museo pubblico a cura di Eleonora Acerbi e Cinzia Compalati, entrambe con il ruolo di Conservatore al Museo.
L’inedito progetto espositivo, che resterà in mostra al CAMeC fino al 20 marzo 2022, è stato concepito dell’artista all’interno del suo URPS – Ufficio Resurrezione Parole Smarrite, fondato da Sabrina nel 2009 e la cui attività consiste nel ricercare parole poco o per nulla usate e nel riportarle all’attenzione trasformate in opere d’arte visiva e performativa (video, sculture, installazioni, azioni), ma anche in libri e rubriche illustrate.
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conservatori al CAMeC
Così il pluriennale lavoro di ricerca e divulgazione dell’artista milanese ha creato un nuovo connubio tra arte e lessicografia, contribuendo in modo sostanziale a ispirare anche l’interesse per il tema delle parole rare o in via di estinzione, oggi sempre più diffuso in ambito accademico, editoriale, mediatico.
Le parole sono tutte reali e le azioni concettuali dell’opera di Sabrina sono frutto di studi e ricerche. Le parole sono “risorte” perché tornano a vivere, ci ha raccontato l’artista, combinate in un modo nuovo, che improntato al gioco e all’ironia, come nell’evidenziazione di parole straniere utilizzate in modo distorto.
La mostra che ripercorre i momenti cardine del lavoro dell’artista dall’anno di fondazione dell’Ufficio Resurrezione a oggi, si articola negli spazi del piano 0 del Centro, in cui disegnando un percorso immaginario nel quale le parole si concatenano tra di loro e si reinventano per cui ‘Redamare’, amarsi reciprocamente, non è un solo un’installazione video-sonora ma anche il gioco della campana disegnato con degli stuoini che formano questa parola.
L’idea della D’Alessandro è dar vita a oggetti che possano essere utilizzati e con i quali giocare. La sua ricerca concettuale si declina in un gesto creativo e spesso assume l’idea di una tecnica mista dove parole e immagini dialogano come in un bouillon, brodo che unisce e mescola tanti ingredienti, un ‘Buglione’, titolo dell’ultima serie esposta. Il suo percorso nasce da una passione antica per le parole, per la loro capacità evocativa seguendo un cammino originale e complesso. Fin da piccola matura la curiosità per le parole strane, per la loro etimologia e per il gusto dell’inconsueto; così ad esempio impara il dialetto leccese – sua mamma è di Lecce – e comincia a giocare con le parole. Dopo il liceo classico si iscrive al Politecnico di Milano e si laurea su un aspetto specifico legato al mondo dei musei per poi lavorare in un’agenzia di pubblicità milanese. Ma la sua creatività non trova abbastanza spazio e si licenzia per intraprendere una nuova avventura, ma quella artistica.
“La ricerca di Sabrina D’Alessandro”; scrive Pietro Gaglianò, autore del testo critico in catalogo, “scardina le partizioni disciplinari e mette in discussione le tassonomie del contemporaneo fino al punto che questo dérèglement diventa esso stesso forma. La declinazione della parola, e del suo ramificato portato simbolico, in formati tangibili sfocia in una serie di esiti che invece di chiudersi nella definitezza dell’opera si aprono per riverberare in molti altri mondi”.
La sala 1 ospita l’installazione sonora Parole parlanti (2001-2021), attraverso cui Sabrina D’Alessandro restituisce ai vocaboli ritrovati il loro valore di opere d’arte. Seperoso, raplaplà, redamazione… parole preziose, incise in oro a caldo su tela rossa. La prima percezione è quella di un brusio generale, metafora dell’offuscamento e del graduale smarrimento delle parole nel mare magnum di un linguaggio in continua evoluzione; avvicinandosi a ciascuna parola, emerge poi la sua voce distinta: un motto, un aforisma, una poesia attraverso cui l’artista ne evoca e ne interpreta il senso. Il lavoro di Sabrina D’Alessandro gioca sempre fra domande e risposte che creano a loro volta cortocircuiti e nuove domande. Fino ad arrivare all’opera in marmo, acciaio e ottone in mezzo alla sala: il Farlingotto, “scultura poliglotta che insegna a tacere in 12 lingue” (2020, courtesy Museo d’arte per bambini | Santa Maria della Scala, Siena). Ancora, a parete, un quadro-archivio che contiene parole amate «benché non ancora resuscitate” (2010).
La sala 2 presenta opere basate sulla dimensione antropologica e psicologica, come i “ritratti della personalità” (2010-2016), macchine “psicomagiche” prodotte dal Sabrina D’Alessandro dopo aver vissuto per due giorni nella casa del soggetto ritratto e aver partecipato al suo quotidiano: ritratti dell’anima, in cui il processo relazionale diventa parte integrante dell’opera. È poi allestita la XVI tappa del Terriculoso Censimento Peculiare, installazione itinerante che invita il pubblico a scegliere «la parola del passato che esprime il difetto umano più diffuso nel presente». L’installazione, portata dall’artista in varie città europee, ma anche tra i detenuti di un carcere e i frati di un monastero, è accompagnata da un video documentale e dalle Computazioni, che traducono i risultati del Censimento in opere cromatiche. Chiude la sala l’installazione inedita Redamare, ovvero amare ed essere amati. Parola con cui D’Alessandro ha composto il gioco della campana, “un invito a percorrerne lo schema sillabando il verbo, e a farlo proprio attraverso la dimensione ludica”.
La sala 3 presenta una panoramica delle opere video di Sabrina D’Alessandro, dalle poetiche video-parole (2010-2013), “frammenti di bellezza” ripresi per caso e poi associati a una parola, ai binomi linguistici mimati dalla Divisione Mutoparlante (2015), passando per le poliglotte Parole al balcone (allestite a Suzzara nel 2018 e declamate da una banda musicale, con un gruppo di persone al seguito, l’imprevisto reale che entra nell’opera) e la visionaria Guizzìpeda: gara podistico-linguistica (2021) in cui i corridori hanno dato il loro fiato e le loro gambe alle parole del respiro. Fino alla parola antichissima e modernissima ritrovata durante la quarantena del 2020, Affatato: invulnerabile… per incantamento.
Il Dipartimento educativo del Centro inoltre attraverso l’ultimo volume di Sabrina D’Alessandro Accendipensieri – edito da Rizzoli nel 2021 e rivolto all’infanzia – ha progettato dei percorsi dedicati alla sensibilizzazione della lingua italiana rivolti alle scuole primarie.
La mostra occupa il piano terra del CAMeC nato da una prima Collezione legata al Premio Golfo, un concorso ad acquisto istituito da Filippo Tommaso Marinetti nel 1933, poi sospeso, quindi ripreso dal 1949 al 1965, che ha portato oltre 200 opere alla collezione. Il museo si è poi arricchito della collezione di Giorgio Cozzani, medico spezzino, onnivoro nel collezionare, con uno sguardo aperto sulla scena internazionale, donata alla città. Il museo ha provveduto alla catalogazione delle opere che espone a rotazione e sulle quali sta ancora studiando delle opere, in particolare su alcune attribuzioni che ha dato ultimamente. In occasione dell’esposizione Basquiat, gli inediti della Collezione Cozzani, un’opera del celebre artista ‘americano’ affianca opere in mostra per la prima volta, un’antologia ricca e varia del Novecento con alcune incursioni nell’Ottocento, ad esempio con un dipinto di Niccolò Cannicci e con un disegno di Giovanni Fattori. La collezione ha il pregio di avere autori importanti quali Marco Lodola e Arman acquisiti in anni nei quali questi artisti non avevano ancora raggiunto il successo, ma a testimonianza del fiuto oltre che della passione di Cozzani.
Chi è un Sabrina D’Alessandro
Nata a Milano nel 1975, esplora il rapporto tra parola e immaginario, combinando arte e linguistica. Nel 2009 fonda l’URPS (Ufficio Resurrezione Parole Smarrite): “Ente preposto al recupero di parole smarrite benché utilissime alla vita sulla Terra”. Il suo lavoro, segnalato dall’Enciclopedia Treccani, è stato esposto in luoghi pubblici e privati dell’arte e della cultura in Italia e all’estero ed edito, tra gli altri, da Rizzoli (Accendipensieri, 2021 e Il Libro delle Parole Altrimenti Smarrite, 2011), la Domenica del Sole24Ore (Dipartimento Parole Imparavolate, 2016-2017), Sky Arte (Divisione Mutoparlante, 2016). Nel 2018 il 50º Premio Suzzara premia e produce le sue opere d’arte pubblica Parole al balcone e Fannònnola. Dal 2016 porta avanti un censimento sui difetti umani in forma di installazione itinerante, ospitata da varie città italiane ed europee tra cui San Pietroburgo in occasione della XVI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. Nel 2020 due sue opere entrano a far parte della Collezione Farnesina e il portale Treccani dedica uno speciale al lavoro dell’Ufficio Resurrezione analizzandone i vari campi d’azione (dalla ricerca lessicografica alla messa in scena delle parole attraverso opere d’arte visiva e performance, dai prodotti editoriali ai progetti didattici in collaborazione con scuole e musei.
A cura di Ilaria Guidantoni