di Stefania Peveraro
direttore di BeBeez
founder di EdiBeez srl
Cari lettori,
è successa una cosa strana. Nella quasi indifferenza totale è naufragato il progetto HOPE Sicaf, la prima Sicaf retail classificata come PIR alternativo che si voleva quotare a Piazza Affari, con una ipo destinata sia agli investitori professionali sia ai piccoli investitori, per dotarsi delle risorse necessarie a investire in economia reale, in particolare private equity ma anche in sistemi urbani, quindi in real estate e infrastrutture ecosostenibili. La raccolta minima fissata a quota 100 milioni, però, non è stata centrata e quindi ora tutti a casa (si veda qui altro articolo di BeBeez).
Eppure il progetto era nato con le premesse migliori, tenuto a battesimo da grandi banche e assicurazioni e grandi nomi della finanza, che avevano creduto e investito nel progetto. Evidentemente però mettere un chip non basta. Se si vuole raccogliere dagli investitori retail, siano questi piccoli risparmiatori o anche persone con interessanti disponibilità, clienti di private banking, è necessario che le reti di consulenti coinvolte siano sufficientemente motivate a promuovere e soprattutto a spiegare i prodotti.
E’ paradossale che nel capitale di HOPE ci fossero istituzioni del calibro di Unicredit, Amundi sgr, Banca Generali, BNL, Cnp Unicredit Vita, Banco BPM e BPER Banca e che tutte insieme non siano state in grado di raccogliere 100 milioni dai loro clienti. Proprio mentre contemporaneamente per esempio Azimut continua ad accrescere le masse gestite e investite in private markets. L’ultimo dato sulla raccolta disponibile, quello di aprile, indica che nei primi 4 mesi dell’anno la raccolta netta dedicata ai private markets è aumentata di 583,2 milioni di euro, portando il totale del patrimonio in gestione dedicato ai mercati privati a 6,9 miliardi, cioè il 12% del totale delle masse gestite nette, oltre 11 volte quanto gestito a inizio 2020 (si veda qui il comunicato stampa).
Intanto anche Anima Holding, presentando risultati trimestrali a fine marzo, ha sottolineato il focus sulla crescita del business degli asset alternativi. E ha sottolineato che l’obiettivo dei 2-3 miliardi di euro di asset in gestione che la società si era posta nel 2020, quando aveva lanciato Anima Alternative sgr, è stato ampiamente raggiunto grazie al recente accordo di acquisizione di Castello sgr, che infatti vanta ben 3,9 miliardi di euro di asset alternativi in gestione e che ha quindi portato le masse complessive nel segmento a 4,2 miliardi (si vedano qui la presentazione agli investitori e qui altro articolo di BeBeez). Infine sempre nei giorni scorsi Mediobanca ha detto chiaro, presentando il suo Piano Strategico 2023-2026, che Mediobanca Private Banking, avvalendosi del modello di Private & Investment Banking non solo è in grado di offrire consulenza di Wealth Management agli imprenditori e servizi di Corporate & Investment Banking alle loro società, ma è anche leader nell’offerta di prodotti di private markets con un miliardo di euro di asset in gestione e più di 3 miliardi impegnati (si veda qui il comunicato stampa). Tutto questo per dire che evidentemente, per i più diversi motivi, non c’è stata abbastanza collaborazione delle reti in tema di collocamento di HOPE ai retail, altrimentii risultati si sarebbero visto. Il che è abbastanza incomprensibile ed è un vero peccato per il mercato.
A parte questa riflessione, in questo numero di BeBeez Magazine vi proponiamo un aggiornamento in tema di opa finalizzate al delisting, promosse da operatori di private equity con l’accordo degli imprenditori, visto che nelle ultime settimane le notizie su questo fronte di sono moltiplicate. Ma soprattutto vi proponiamo una riflessione su quello che sta accadendo nel mercato del real estate, dove in questi primi mesi dell’anno si è registrata una vera e propria gelata. Sebbene alcuni sottosegmenti siano ancora effervescenti.
Buona lettura!
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