45.6 €
Autore: Aleksey D'Havlcyon, V. Dehò, L. Clergue
Casa editrice: NFC Edizioni
Anno di pubblicazione: 2020
Acquista su AmazonDescrizione prodotto
Secondo appuntamento della nuova collana Luminous phenomena di NFC Edizioni, dedicata alla fotografia internazionale, una piccola collana per formato e tirature, preziosa ( la prima tiratura in 200 copie numerate e la seconda in 100 copie firmate e con una fotografia in edizione limitata).
Il volume si ispira in modo libero e senza riserbo a The Pencil of Nature di William Fox Talbot, rendendogli omaggio e rivisitandone il pensiero e lo studio dei fenomeni luminosi in chiave contemporanea.
Dopo il rosso di Tarin, il rosa carne, quello delle scarpette da danza, per questa trentenne tutt’altro che delicata. Il gioco appare quello del contrasto: forte, a tratti disturbante, mette se stessa, anzi il proprio corpo, al centro, forse non con un senso e una voglia di esibizione, quanto con una certa sfacciataggine, incurante dell’aspetto estetico nel senso più tradizionale del termine. Nudità certo, non tanto erotismo nel senso usuale del termine, qualche elemento fetish, inserito con molta ironia, a volte una velatura grottesca, ma senza drammi: non c’è denuncia, forse neppure dolore, ed è questo che fa male, ma una cronaca che vede il nudo maschile esautorato; se c’è è ironico o artistico, anche se qui appare solo di sfuggita e sempre con un elemento che rompe la sua presunta perfezione. Il nudo maschile è ritenuto artistico, ginnico, non vitale. La vita che indubbiamente palpita in queste pagine è tutta al femminile e sembra fatta più per uno sguardo di donna che per il desiderio maschile. E viceversa: le donne sembrano attratte da altre donne e si prendono gioco dell’uomo.
Al centro c’è lei, sola, o comunque protagonista, in compagnia del fratello, degli amici, degli amanti o delle amanti, così come di sconosciuti incontrati per casa. In effetti questa linea incontra un atteggiamento e una riflessione che stanno maturando nella società in più ambiti e che la fotografia porta alla ribalta in modo netto e diretto; in particolare la fotografia di questa donna, nata in Provenza nel 1993 che si interessa prestissimo alla fotografia e a soli 16 anni espone le sue foto a “Les Rencontres de la Photographie” di Arles dove viene notata da Lucien Clergue di cui diventa l’ultima musa.
Presso il maestro e i suoi assistenti impara la stampa ai d’argento e nel tempo le sue fotografie entrano nei musei e nelle collezioni private. Autoritratti in prevalenza, anche ritratti, in interni o nella natura, dove il corpo, soprattutto quello femminile, si fonde con essa, con effetti mimetici suggestivi. E poi c’è il sangue, frutto della natura ancora una volta o di una ferita, esibito o semplicemente non nascosto, senza alcuna preoccupazione del disturbo estetico, ordinario, inevitabile traccia del femminile, che spunta nelle situazioni più diverse. E poi c’è il gioco con il proprio corpo, ancora una volta è forte la centratura: l’io è il cuore della fotografia e diversamente dall’atteggiamento classico che ritrae le donne che giocano per qualcuno, qui c’è solo un giocare con qualcuno e forse non è neppure un gioco. Le immagini di Aleksey sembrano al di là della trasgressione, di questa tensione, al di là o al di qua, perché non pare ci sia la voglia di stupire, provocare, ma semplicemente di essere.
Amedeo Bartolini, fondatore di NFC edizioni e Guya Baciocchi, direttrice della collana raccontano che hanno voluto dar spazio a quest’artista non ancora trentenne “perché crediamo che la sua ricerca dimostri, nonostante la sua giovane età, grande maturità e coerenza…capace di affrontare con ironia e freschezza, temi importanti come il femminismo, la lotta di genere e la sessualità. I suoi scatti ci hanno colpito per la loro forza e, allo stesso tempo, per la grande delicatezza, che sembra alludere ad una bellezza d’altri tempi”.
In effetti nello stile c’è un gusto retrò che dialoga paradossalmente già con il futuro.
a cura di Ilaria Guidantoni