Ghigi 1870 spa, storico pastificio italiano di eccellenza, ha sottoscritto un accordo con i suoi creditori finanziari per l’esecuzione del piano di risanamento del debito sulla base dell’art. 56 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (che in sostanza è l’erede del vecchio art. 67 della Legge Fallimentare), grazie soprattutto all’intervento dei soci BF spa (holding di partecipazioni quotata a Piazza Affari e controllante l’azienda agricola Bonifiche Ferraresi) e Consorzi Agrari d’Italia spa, quest’ultima partecipata dalla stessa BF oltre che da 5 consorzi agrari (Emilia, Tirreno, Centro Sud, Adriatico e Nord Est, quest’ultimo entrato lo scorso luglio, si veda qui il comunicato stampa di allora).
Ghigi, per gli aspetti legali e finanziari, è stata assistita da Grimaldi Studio Legale per i profili societari e contrattuali dell’operazione e per la predisposizione del piano di risanamento e della relativa manovra finanziaria. I creditori finanziari sono invece stati assistiti da Giovanardi Studio Legale. Infine, il piano di risanamento è stato attestato dal Angelo Cisotto, socio fondatore di Ergon young Stp. La chiusura dell’operazione è stata guidata da Loan Agency Services, che ha coordinato i creditori finanziari.
La storia del pastificio negli ultimi decenni è stata piuttosto complicata. Nato come fabbrica artigianale a Morciano di Romagna (Rimini) nel 1870 ad opera del fornaio e commerciante Nicola Ghigi, l’attività si è poi sviluppata in maniera importante sino ad arrivare a produrre giornalmente negli anni ’60 ben 220 quintali di pasta, un record per quell’epoca, divenendo il terzo pastificio d’Italia dopo la Barilla e la Buitoni. Dopodiché si sono innescati dissapori tra i vari rami della famiglia e si è arrivati a una prima crisi, che è stata risolta nel 1972 soltanto con l’intervento della GEPI, la finanziaria di Stato allora delegata al salvataggio delle aziende in crisi. Dopodiché la società nel 1980 è stata acquisita da una cooperativa forlivese del settore agroalimentare, la Con.sv.agri, e la famiglia Ghigi è uscita completamente di scena.
A oggi il capitale della società fa capo a Consorzi Agrari d’Italia (40,59%), BF (21,65%), Pasta Zara (14,94%), Società Italiana Sementi, a sua volta controllata da BF (10,15%), Ocrim (8,2%) e vari altri consorzi agrari. Situazione che risulta a seguito di un aumento di capitale da 3 milioni di euro sottoscritto lo scorso luglio a suggello del piano di risanamento, così come già deliberato lo scorso febbraio dalla società in sede di assemblea straordinaria (si veda qui il verbale, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Secondo quanto risulta a BeBeez, BF e CAI, oltre a sottoscrivere la loro quota di aumento di capitale, hanno anche versato ulteriori 3 milioni di euro in conto futuro aumento di capitale e hanno erogato un finanziamento soci con il quale la società ha rimborsato oltre il 50% dei debiti a medio-lungo termine vantati dalle banche finanziatrici e società di leasing, che erano già controparte del precedente accordo di risanamento del debito ex art. 67 LF, siglato nel novembre 2019. Inizialmente BF e CAI avevano proposto di acquisire direttamente i crediti dagli istituti finanziatori, così come ricordato nel verbale dell’assemblea di febbraio, ma poi si è preferito percorrere la strada del finanziamento.
Il bilancio 2020 si era chiuso con 22,2 milioni di euro di ricavi, un ebitda di circa 1,7 milioni e un debito finanziario netto di 19,4 milioni, mentre il bilancio 2021 non è ancora disponibile in Camera di Commercio, ma nel verbale di assemblea straordinaria dello scorso febbraio si legge che la società a fine ottobre 2021 aveva registrato 15,3 milioni di ricavi, un ebitda negativo per 890 mila euro e una perdita netta di 2,4 milioni, a fronte di un debito finanziario netto di 18,8 milioni. Sempre a fine ottobre la società aveva accumulato perdite, tra i 10 mesi del 2021 e i precedenti, per complessivi 13,2 milioni di euro, che, al netto delle riserve sociali, scendevano a 6,65 milioni, determinando così un patrimonio netto di 9,6 milioni. Dato quindi che il capitale sociale era diminuito di oltre un terzo in conseguenza delle perdite, era stato appunto deliberato appunto un aumento di capitale da 3 milioni di euro, da offrire in opzione ai soci in proporzione al numero di azioni possedute, al fine di riconsolidare i mezzi patrimoniali della società.
L’esecuzione del piano consentirà ora di avviare, in un contesto risanato, un percorso di rilancio nel settore agroalimentare e, in particolare, della produzione e commercializzazione di pasta a grano duro.
Ricordiamo, infatti, che BF spa nell’ultimo anno sta conducendo una serie di acquisizioni nel settore. In particolare, lo scorso luglio ha acquisito l’intero capitale sociale del produttore ferrarese di cous cous Bia da Alto Partners sgr (titolare del 95% di Bia) e Gescad (cui faceva capo il 5% residuo) per 20,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), mentre a maggio aveva acquisito il 30% di Pastificio Fabianelli spa, storica azienda di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo. Tra Fabianelli e Bonifiche esiste da anni un rapporto commerciale proficuo legato alla linea di prodotti alimentari (si veda altro articolo BeBeez). In occasione dell’operazione su Bia, l’ad di BF, Federico Vecchioni. aveva commentato: “L’operazione si inserisce nel più ampio progetto di sviluppo di un polo cerealicolo attraverso l’integrazione delle società Ghigi 1870, Milling Hub e Pasta Fabianelli, già parti del gruppo BF, e Bia, con lo scopo di creare sinergie e garantire, insieme a BF, il presidio sull’intera filiera del frumento italiano”.
Ricordiamo anche che BF aveva annunciato che avrebbe ceduto il 49% di Bonifiche Ferraresi entro il 2021, al fine di raccogliere circa 120 milioni di euro da investire nel Fondo Italiano Agritech & Food (FIAF) lanciato nel marzo 2021 da Fondo Italiano d’Investimento sgr, a sua volta controllata al 55% da CDP Equity (si veda altro articolo di BeBeez) e di cui BF è cornerstone investor, così come annunciato nel luglio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Obiettivo del fondo è sostenere e sviluppare il settore agritech e food, fornendo capitale per la crescita della filiera agroalimentare in un’ottica di medio-lungo periodo.
Allora era stato comunicato che il fondo avrebbe avuto un target di raccolta per il primo closing di almeno 250 milioni per il primo closing e di 700 milioni complessivi. Nella realtà poi gli obiettivi sono stati ridimensionati. Come si legge nel Documento informativo relativo all’investimento di BF spa nel Fondo Agritech&Food (a pag. 24 del file), il target del fondo è stato poi fissato a 300 milioni con un hard cap a 350 milioni, mentre l’obiettivo di primo closing è stato portato a 120 milioni. L’impegno di investimento di BF spa è quindi stato a sua volta ridimensionato in 60 milioni di euro. Contestualmente nell’aprile 2021 anche CDP Equity ha deliberato un investimento da 40 milioni di euro nel fondo (si veda altro articolo di BeBeez).
La cessione delle quote di Bonifiche Ferraresi da parte di BF è poi andata un po’ più per le lunghe. Gli ultimi passaggi di quote si sono visti lo scorso giugno: un 1,5% è passato a Fondazione Sardegna per 6 milioni di euro e e uno 0,625% in favore di LEB srl. In precedenza, un 1,25% è stato ceduto a Equiter – Investimenti per il Territorio, un 2,5% è andato a Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, un 1% a Defendini Logistica e un 5% a ENI.
Sempre in aprile 2021, poi, CDP Equity aveva deliberato la vendita della sua intera partecipazione, il 17,5% , in BF spa (si veda altro articolo di BeBeez). A comprare le quote sono state per il 5,5% ARUM spa (società dall’amministratore delegato Federico Vecchioni), e per il 6% Dompè Holdings, entrambi già azionisti di BF, rispettivamente in precedenza con il 14,3% e il 14%; mentre il 6% residuo sarà collocato presso altri investitori con un’opzione di vendita da parte di CDP Equity esercitabile entro il prossimo mese di novembre 2022 nei confronti di ARUM.