di Alessandro Albano
Ci sono nuovi sviluppi nella saga ePrice, società dell’e-commerce quotata sull’Euronext Milan di Borsa Italiana ha depositato presso il Tribunale di Milano il ricorso per la richiesta di omologazione degli accordi di ristrutturazione dei debiti entro il termine ultimo (si veda qui comunicato stampa).
La scadenza era inizialmente prevista il 13 novembre, cioè dopo la richiesta di concessione del termine massimo di legge di 60 giorni presentata al Tribunale milanese a settembre, ma è stata prorogata in seguito di altri due mesi fino al 13 gennaio scorso (si veda qui comunicati stampa).
Ricordiamo che a settembre il Cda aveva depositato al Tribunale di Milano la richiesta di concessione del termine massimo di legge (60 giorni) per depositare il ricorso per l’omologa “di uno o più” accordi di ristrutturazione dei debiti (si veda altro articolo di BeBeez), dopo che lo stesso Tribunale aveva dichiarato improcedibile la domanda di concordato preventivo depositata dalla controllata ePrice Operations Srl e inammissibile la proposta dichiarandone il fallimento lo scorso giugno.
Ricordiamo che l’accordo di ristrutturazione si basa sulla proposta vincolante ricevuta nel febbraio 2022 da Negma Group, società di equity/debt financing, che ha messo sul tavolo la ricapitalizzazione della società e la trasformazione della quotata in una investment company attraverso l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile “da emettere in una o più tranche” per un importo di 20 milioni, con l’ulteriore erogazione di risorse finanziarie iniziali e un aumento di capitale da sottoscrivere tramite “conferimenti in natura” per l’acquisizione di ulteriori partecipazioni.
La volontà di Negma di sostenere la società quotata è stata confermata anche nei giorni scorsi, a patto però che l’omologa e l’accordo di ristrutturazione con i creditori vengano eseguiti. In questo senso, il cda di ePrice ha approvato un nuovo piano industriale per il periodo 2022-2025 che, da un lato, contempla gli interventi necessari per il rilancio della società e, dall’altro, la ristrutturazione dell’attuale indebitamento, in linea con le previsioni degli accordi di ristrutturazione, con tre investimenti previsti per complessivi 8 milioni di euro.
L’accordo di restructuring in attesa di omologa si compone “da un accordo sottoscritto tra la società e i creditori finanziari”, e “da più accordi stipulati con altri creditori”, il tutto condizionato da condizioni sospensive quali omologa e approvazione del prospetto informativo che, secondo quanto detto da ePrice, dovrebbero verificarsi “entro il 31 maggio 2023”.
In dettaglio, il piano al 2025 prevede: il rimborso integrale dei creditori non aderenti all’accordo di ristrutturazione entro 120 giorni dall’omologa; il pagamento dei creditori aderenti all’accordo secondo le tempistiche descritte negli accordi siglati tra le parti; e pagamenti che “dovrebbero ultimarsi entro il primo trimestre del 2024”.
Guardando i conti finanziari, ePrice fa sapere che l’indebitamento complessivo al 15 settembre scorso risulta di circa 12,2 milioni di euro di cui 6,7 che fanno riferimento ai crediti vantati da banche o altri istituti finanziari, con indebitamento finanziario corrente al 30 novembre pari a 5,9 milioni rispetti ai 294 mila euro del 31 dicembre precedente (si veda qui comunicato stampa). Il bilancio 2020, l’ultimo disponibile e approvato solo dopo l’ingresso di Negma, è stato chiuso con ricavi pari a 102,6 milioni di euro, in calo del 21,4% rispetto al 2019, un’ebitda rettificato negativo per 13,03 milioni dai -13,2 milioni del precedente esercizio, e un debito netto di 4,3 milioni.
Ricordiamo che l’ingresso di Negma ha comportato l’uscita del capitale da parte del precedente azionista di riferimento Sator sgr che, tramite il veicolo Arepo AD, deteneva il 21,2% del capitale della società fondata da Paolo Ainio nel 2006, quando ancora recava il nome di Banzai ed era proprietaria di tutta una serie di siti internet di informazione verticali, compresi Giallo Zafferano e SaldiPrivati, che sono poi stati tutti venduti. Sator ha visto la propria partecipazione diluirsi fino al 3% per poi uscire completamente dal capitale, ma era già da tempo che chiedeva una discontinuità del management, visto che nella primavera 2019 il fondo guidato da Matteo Arpe aveva già chiesto in sede di rinnovo del cda, ma senza successo, la sostituzione dell’allora presidente e amministratore delegato Ainio, titolare del 22,99%.