Oltre 650 milioni di euro. A tanto ammontano le richieste ammesse dal Tribunale di Bologna dei debitori di SECI, holding della famiglia Maccaferri dichiarata fallita dallo stesso Tribunale lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez). SECI ha però fatto ricorso in Appello contro la decisione del Tribunale e a breve dovrebbe esserci la decisione finale.
Per quanto riguarda invece le richieste dei creditori, il Corriere di Bologna riporta che i curatori fallimentari Claudio Solferini, Enrica Piacquaddio e Antonio Rossi hanno proposto loro ristori per 325 milioni. L’udienza per l’esame dello stato passivo, secondo quanto recita la sentenza del Tribunale, è fissata per il prossimo 25 novembre. In seguito sarà concesso più tempo per le domande tardive, quindi il conteggio dei debiti di SECI è destinato a salire.
Anche perché ricordiamo che SECI è gravata da un debito complessivo lordo di circa 750 milioni, di cui circa 500 sono debiti finanziari.
Tra le richieste accettate avanzate dai creditori rientrano quella dei soci di minoranza della controllata Manifatture Sigaro Toscano, che a suo tempo sottoscrissero il bond da 90 milioni di Seci. L’Antelao dell’ex ministro Piero Gnudi ha chiesto 38 milioni, la Aragon di Francesco Valli è ferma a 6,2 milioni e Comunimpresa di Aurelio Regina è arrivata a 18,2 milioni. Lo studio notarile Rossi-Vico-Chiusoli punta a recuperare 34 mila euro, mentre Lo studio legale Galletti & Partners ha presentato una parcella da oltre 650 mila euro e Kpmg da 128 mila euro. Il Fisco chiede indietro oltre 5 milioni e Sace più di 12 milioni. I creditori di SECI ammessi ci sono anche American Express (15 mila euro), Fastweb (33 mila euro) e Trenitalia (meno di 8 mila euro), C’è anche Maria Cristina Maccaferri Zecchini (per 1,5 milioni), sorella dei principali azionisti, indagati nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta. I fratelli hanno tra l’altro chiesto di riavere indietro una parte del patrimonio artistico (quadri, stampe e fotografie), ma su questo i curatori non si sono ancora espressi. Bocciate le richieste dell’avvocato Mattia Berti (253 mila euro), dello studio legale Chiomenti (193 mila euro) e PwC (1,2 milioni), della Regione Emilia Romagna (348 euro).
Per quanto riguarda le banche, per la Bnl è arrivato il via libera su 31,7 milioni. Poi ci sono i 21 milioni della Cassa di Ravenna, 255 mila euro della Banca del Piceno, circa 2 milioni di Banca Ifis, 1,7 milioni di Unicredit, 72 mila euro di Crédit Agricole, 3,4 milioni di Banco Ubae, 87 mila euro di Rothschild e gli oltre 4 milioni della società di Banco Bpm che acquista crediti deteriorati.
Ricordiamo che gran parte dei crediti finanziari nei mesi scorsi sono stati ceduti a forte sconto dalle banche e altri istituti finanziari a vari fondi specializzati. In particolare ad Apollo Capital Management (si veda altro articolo di BeBeez), dopo che la famiglia Maccaferri aveva respinto al mittente la proposta di salvataggio fatta recapitare da Apollo attraverso il suo advisor esclusivo per l’Italia Apeiron Management (si veda altro articolo di BeBeez). Ora Apollo resta in attesa degli eventi, posizionatosi come uno dei principali interlocutori della procedura. Apollo ha infatti comprato i crediti verso Seci e varie sue controllate da Banco BPM, sottoscrivendo note di cartolarizzazione emesse da Armonia spv (si veda qui l’avviso in Gazzetta Ufficiale), così come da Intesa Sanpaolo (si veda qui l’avviso in Gazzetta Ufficiale). Armonia spv srl è lo stesso veicolo di cartolarizzazione che Aperion aveva utilizzato per acquistare il crediti di Grandi Lavori Fincosit (si veda altro articolo di BeBeez e qui il comunicato dei legali con il nome dei veicolo).
Ma Apollo non è l’unico fondo a voler rientrare sul deal passando dall’acquisizione dei crediti dalle banche. Dallo scorso ottobre, infatti, sarebbe attualmente in corso un’asta per i 120 milioni lordi di crediti SECI in portafoglio a Unicredit. Sul dossier ci sarebbero, oltre ancora una volta ad Apollo, anche SC Lowy, Europa Investimenti e Taconic (si veda altro articolo di BeBeez).
Per contro, tra gli asset della società, che attira l’interesse dei fondi, c’è soprattutto il 51% di Manifatture Sigaro Toscano (MST), che non è stata toccata dalla crisi della casa-madre. MST ha chiuso il bilancio 2020 con ricavi per 106 milioni di euro (da 106,4 milioni nel 2019), un ebitda di 34,2 milioni (da 34,7 milioni) e un debito finanziario netto di 49,1 milioni (da 51,4 milioni) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Non a caso, Apollo non è l’unico fondo a voler rientrare sul deal passando dall’acquisizione dei crediti dalle banche. Sul dossier ci sarebbero infatti anche SC Lowy, Europa Investimenti e Taconic.
Ricordiamo che lo scorso ottobre il Tribunale di Bologna, dopo l’udienza del 21 settembre, ha sciolto la riserva e ha ammesso Officine Maccaferri alla procedura di concordato preventivo, dopo che lo scorso luglio aveva depositato un’ultima nuova versione del piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). Ora il prossimo appuntamento è fissato per il 16 febbraio 2022 con l’adunanza e il voto dei creditori (si veda altro articolo di BeBeez). Lo stesso è avvenuto per Samputensili Cutting Tools, con il Tribunale che ha ammesso la società controllata da Seci alla procedura di concordato preventivo sulla base di un piano che prevede che l’attuale socio di minoranza americano Start-Cutter sottoscriva un aumento di capitale che lo porti al 75%, così come già ipotizzato poco meno di un anno fa (si veda altro articolo di BeBeez). L’adunanza dei creditori è stata fissata per il 24 febbraio 2022.
A fine luglio, invece, Solution Bank, la ex Credito di Romagna, controllata da SC Lowy, ha erogato a Officine Maccaferri una linea di credito da 10 milioni di euro in tandem con Banca Privata Leasing, che a sua volta ha erogato una linea di analoga cifra (si veda altro articolo di BeBeez). Le nuove risorse, autorizzate dal Tribunale di Bologna con decreto del 16 luglio, servono al mantenimento della continuità aziendale di Officine Maccaferri, fornendo la liquidità necessaria fino all’ottenimento dell’omologa del concordato sponsorizzata da Ad Hoc Group, consorzio di investitori composto da Carlyle, Man GLG e Stellex Capital (AHG).
Ricordiamo che l’Ad Hoc Group si era aggiudicato il 100% del capitale sociale di Officine Maccaferri a seguito dell’asta indetta dal Tribunale a inizio dicembre 2020, e si era impegnato a ricapitalizzare il gruppo al momento dell’ottenimento dell’omologa con le risorse necessarie a dare atto al piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). Ma alla fine dello scorso anno, il Tribunale aveva bocciato per la seconda volta il piano di AHG per Officine Maccaferri, attualmente in concordato con riserva. Infatti nel maggio 2020 l’azienda aveva depositato presso il Tribunale di Bologna una prima richiesta di concordato preventivo con riserva, dopo aver sottoscritto un accordo quadro di ristrutturazione con gli investitori di Ad Hoc Group (si veda altro articolo di BeBeez). Questi ultimi avevano presentato un primo piano di ristrutturazione di Officine Maccaferri che prevedeva l’erogazione di nuova finanza prededucibile per 60 milioni da parte del fondo e dei e suoi coinvestitori a favore di Officine Maccaferri. Il piano però non era piaciuto al Tribunale di Bologna, che aveva chiesto così delle modifiche (si veda altro articolo di BeBeez). Ma neanche la seconda versione del piano aveva incontrato il gradimento dei giudici bolognesi, che avevano contestato il prestito ponte da 40 milioni che avrebbe dovuto garantire la continuità aziendale di Officine Maccaferri. Il tribunale aveva infatti sottolineato una serie di costi occulti, la presenza di contratti collaterali con rimandi al diritto inglese, garanzie su altre società del Gruppo Maccaferri che non possono essere concesse, potenziali conflitti di interesse che danneggerebbero gli altri creditori (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso luglio Officine Maccaferri aveva depositato un’ultima nuova versione del piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez), che finalmente, come detto sopra, ha appunto incontrato il benestare del Tribunale.