Ha preso il via il processo di sottoscrizione dell’accordo di risanamento del gruppo Trevi siglato qualche settimana fa dal gruppo (controllate incluse) e i principali creditori, nel quale è incluso l’impegno di alcune banche a sottoscrivere azioni ordinarie della società nell’ambito dell’aumento di capitale per conversione incluso nella cosiddetta manovra finanziaria 2022 (si veda qui il comunicato stampa)
Nella nota pubblicata nei giorni scorsi da Trevifin, si legge infatti che le società proponenti (la capogruppo Trevifin e le controllate Trevi spa, Soilmec spa e PSM spa) hanno già sottoscritto e inviato la proposta di accordo di risanamento alle parti finanziarie e hanno ricevuto la quasi totalità delle accettazioni di queste ultime, fatta eccezione per un numero limitato di parti finanziarie che è previsto sottoscrivano la rispettiva accettazione entro un termine estremamente breve nel corso dei prossimi giorni.
Compie quindi un deciso passo avanti il processo di risanamento del gruppo di ingegneria civile del sottosuolo, da diversi anni in profondo dissesto finanziario e sotto la supervisione della Consob. Ricordiamo che già nel maggio del 2020 per riequilibrare la situazione finanziaria il gruppo aveva chiuso un aumento di capitale da 150 milioni di euro, a seguito del quale gli azionisti di maggioranza erano divenute le banche credititrici, con il 37,2%, FSI Investimenti (parte del gruppo Cdp Equity) con il 25,7% e a Polaris Capital Management (con il 24,1%), mentre era uscita di scena lo storico azionista di controllo, la famiglia Trevisani (si veda altro articolo di BeBeez).
Ora, l’accordo di ristrutturazione del debito regola la più ampia manovra finanziaria 2022 approvata lo scorso settembre (si veda qui comunicato stampa), che mira a “riequilibrare la situazione finanziaria e patrimoniale” consentendo quindi di superare l’attuale situazione di crisi e di incertezza in merito alla continuità aziendale, e di creare le condizioni di poter raggiungere i target previsti dal piano consolidato 2022-2026, già aggiornato rispetto agli impegni inseriti nel piano 2021/2024 approvato dal cda lo scorso anno (si veda altro articolo di BeBeez).
In dettaglio, la manovra prevede:
- un aumento di capitale per cassa offerto in opzione ai soci per massimi 25,1 milioni di euro, mediante l’emissione di un massimo di 79,2 milioni circa di nuove azioni ordinarie al prezzo di 0,3170 euro per azione, interamente garantiti pro quota dai soci CDP Equity Investimenti e Polaris Capital Management;
- un aumento di capitale da massimi 26,1 milioni (dato aggiornato ora rispetto al minimo di 20 milioni citato nel comunicato del 30 settembre) riservato ad alcuni dei creditori finanziari individuati nell’accordo di risanamento da liberarsi nella forma di conversione di crediti secondo un rapporto di conversione del credito in capitale di 1,25 a 1;
- la subordinazione e postergazione sino al 30 giugno 2027 di una porzione del debito bancario fino a 40 milioni;
- l’estensione della scadenza finale dell’indebitamento a medio-lungo termine sino al 31 dicembre 2026, con introduzione di un piano di ammortamento a partire dal 2023;
- la concessione/conferma di linee di credito per firma a supporto dell’esecuzione del nuovo piano;
la revisione dei parametri finanziari in linea con gli obiettivi del piano; - l’estensione al 2026 della scadenza del prestito obbligazionario emesso da TreviFin nel 2014 per 50 milioni di euro.
Obiettivo della manovra è consentire a Trevi di raggiungere i target finanziari inseriti nel già citato piano e che prevedono una crescita dei ricavi nel periodo di riferimento (2026) in media (CAGR) del 5%, una marginalità, rappresentata dall’ebitda ricorrente, che passi progressivamente dal 10% circa atteso nel 2022 al 13% alla fine del piano, e una generazione di cassa che, unitamente al rafforzamento patrimoniale previsto nella manovra finanziaria possa portare sotto alla soglia delle due volte il multiplo Posizione Finanziaria Netta/EBITDA ricorrente.
Tutto questo s’inserisce in un contesto che vede, al 30 giugno scorso, ordini acquisiti per 391,3 milioni di Euro, in aumento del 22% rispetto ai 319,5 milioni del primo semestre 2022, ricavi in aumento del 9% a 236,1 milioni dai 216,5 milioni del giugno 2021, e un ebitda ricorrente di 23,1 milioni (+15% su base annua). La perdita netta è migliorata a 19,8 milioni in confronto a un rosso di 29,2 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, mentre la posizione finanziaria netta totale è aumentata a 274,6 milioni da 251,8 milioni di fine 2021.
Per avere un’idea più chiara del perchè Trevi opera in un contesto finanziario instabile, ma ora in progressivo miglioramento, bisogna andare a ritroso nel tempo, e cioè a inizio 2020 quando la Corte d’Appello di Bologna aveva accolto l’omologa dell’accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis sottoscritto appunto il 5 agosto 2019 (si veda qui la sentenza). Omologa rigettata inizialmente dal Tribunale di Forlì per via di dubbi sulla effettiva idipendenza dell’asseveratore del piano di ristrutturazione finanziaria, prof. Enrico Laghi, poi appunto rigettati dal Tribunale di secondo grado.
Invece nel febbraio 2021, quindi dopo il già menzionato aumento di capitale del maggio 2020, Trevi Holding SE (per lungo tempo socio di riferimento di Trevi Finanziaria Industriale) e la controllata Sofitre srl hanno stipulato due accordi di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della legge fallimentare, mentre IFIT srl, controllata anch’essa da Trevi Holding, aveva siglato una convenzione relativa al piano di risanamento ai sensi dell’art. 67, comma 3, lett. d della legge fallimentare. Tre piani distinti ma strettamente connessi tra di loro che integravano, di fatto, una manovra finanziaria unica, che ha finito per coinvolgere anche altre società del gruppo riconducibile a Trevi Finanziaria Industriale.