Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), società quotata alla Borsa di Milano e attiva nell’ingegneria del sottosuolo, controllata da FSI Investimenti e Polaris Capital Management, ha chiuso il 2020 con ricavi per 491,3 milioni (contro i 623,2 del 2019) e un ebitda di 50,2 milioni (dai 59,4 milioni del 2019). Tuttavia la posizione debitoria netta è migliorata da 736,4 a 269,4 milioni. Inoltre, Trevi è tornata all’utile (per 241,5 milioni), dopo la perdita di 75,8 milioni del 2019. Lo ha reso noto nei giorni scorsi la società (si veda qui il comunicato stampa).
Il forte miglioramento del risultato netto, oltre al calo delle svalutazioni che ha riportato in territorio positivo l’ebit, è dovuto soprattutto a proventi finanziari di natura straordinaria, per 259 milioni, legati, confermano fonti vicine all’azienda, alla plusvalenza emersa in occasione della cessione della divisione Oil & Gas al gruppo indiano Megha avvenuta nel marzo del 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
L’utile sarà destinato a riserva legale per 11,2 milioni circa, mentre i restanti 234 milioni saranno impiegati per coprire le perdite accumulate residue, pari a 250 milioni. Il portafoglio lavori di Trevi al 31 dicembre 2020 è pari a 317,5 milioni (al 31 dicembre 2019 era di 374,5 milioni). Gli ordini acquisiti nello stesso esercizio 2020 sono pari a 425,4 milioni, in diminuzione di circa 78 milioni rispetto al medesimo periodo dell’esercizio precedente.
Giuseppe Caselli, ceo di Trevi, ha commentato così i risultati del 2020: “Malgrado il Covid-19, che ha significativamente influenzato la nostra operatività, le azioni che abbiamo adottato ci hanno permesso di affrontare la pandemia, completare con successo la complessa ricapitalizzazione e ristrutturazione del debito, rivedere la struttura organizzativa per meglio posizionarci sui mercati internazionali e ridurne i costi operativi. Ciò premesso, ci lasciamo questo annus horribilis alle spalle con risultati incoraggianti, e con la concreta fiducia, suffragata dagli andamenti dei primi mesi dell’anno, che il 2021 possa essere un anno di rilancio, anche in virtù del clima positivo nel settore delle costruzioni e infrastrutture, ”.
Guardando al futuro, l’acquisizione di nuovi ordini nel 2021 è attesa superiore a quella dell’esercizio 2020. Nel corso del 2021 i ricavi del Gruppo Trevi sono attesi in aumento del 7-8% (pag.8 del comunicato stampa) rispetto al 2020. I primi sei mesi dell’anno risentiranno ancora del prolungamento degli effetti della pandemia Covid-19, mentre il secondo semestre dovrebbe essere migliore, nell’ipotesi che la diffusione della pandemia Covid-19 riduca progressivamente i suoi impatti grazie agli effetti delle campagne di vaccinazione e che non si verifichino nuove situazioni di recrudescenza della stessa nei prossimi mesi.
Proprio per tenere conto dell’impatto della pandemia sui conti, Trevi il 23 aprile scorso ha aggiornato gli obiettivi del piano industriale 2021-2024 (si veda altro articolo di BeBeez). Il nuovo piano prevede per il 2021 ricavi per 525 milioni, un ebitda ricorrente per 54 milioni e una posizione finanziaria netta di 276 milioni. Nel 2024 i ricavi dovrebbero toccare quota 680 milioni, l’ebitda ricorrente 96 milioni e la posizione finanziaria netta 224 milioni. La società quindi impiegherà più tempo per raggiungere gli obiettivi di risanamento rispetto al piano industriale precedente, che prevedeva fossero centrati nel 2022. L’ampliamento dell’arco temporale dal 2022 al 2024 era già stato anticipato alle banche lo scorso febbraio (si veda altro articolo di BeBeez). Trevi Finanziaria fin da gennaio di quest’anno aveva avvertito che, in sede di approvazione del bilancio consolidato, avrebbe potuto verificarsi il mancato rispetto di uno dei parametri finanziari stabiliti nell’accordo di ristrutturazione sottoscritto il 5 agosto 2019 con le banche finanziatrici, cioè il rapporto tra indebitamento finanziario netto ed ebitda ricorrente consolidati (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Le linee strategiche del nuovo piano prevedono inoltre che Trevi prosegua la sua attività come multinazionale attiva nell’ingegneria del sottosuolo a 360 gradi, attraverso due divisioni facenti capo alle controllate operative Trevi spa e Soilmec spa. Tutte le attività del Gruppo beneficiano dell’effetto sinergico e della stretta collaborazione tecnico/ingegneristica di queste due divisioni. Il nuovo piano industriale sarà condiviso con le banche finanziatrici aderenti all’accordo di ristrutturazione sottoscritto il 5 agosto 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che Trevi Finanziaria Industriale nel maggio 2020 aveva concluso con successo un aumento di capitale (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, erano state sottoscritti oltre 15 miliardi di azioni, per un controvalore di quasi 150 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). L’aumento di capitale era stato distinto in una tranche da 130 milioni offerta ai soci, di cui 87,7 milioni erano stati sottoscritti tramite versamento di denaro e in particolare di cui 77,5 milioni sottoscritti da FSI Investimenti (controllata da Cdp Equity) e Polaris, come previsto all’accordo di investimento del 5 agosto 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), e per 42,3 milioni con la conversione da parte delle principali banche finanziatrici di crediti finanziari vantati nei confronti della società, secondo un rapporto di conversione pari a 4,5 a 1 ; e in un’altra tranche da 20,8 milioni che era stato sottoscritto tramite conversione dei crediti finanziari vantati dalle banche stesse nei confronti della società, secondo il medesimo rapporto di conversione pari a 4,5 a 1.
Il considerevole gap temporale intercorrente tra l’accordo d’investimento e l’effettivo aumento di capitale era dovuto anche al fatto che il Tribunale di Forlì aveva inizialmente rigettato l’omologa dell’accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis sottoscritto appunto il 5 agosto 2019. Tuttavia la Corte d’Apello di Bologna il 21 gennaio del 2020 aveva accolto il conseguente rixcorso di Trevi Fin, dando via libera all’esecuzione dell’accordo stesso (qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che nel febbraio scorso Trevi Holding SE (per lungo tempo socio di riferimento di Trevi Finanziaria Industriale) e la controllata Sofitre srl hanno stipulato due accordi di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della legge fallimentare. IFIT srl, controllata anch’essa da Trevi Holding, ha invece siglato una convenzione relativa al piano di risanamento ai sensi dell’art. 67, comma 3, lett. d della legge fallimentare. I tre piani sono fra loro strettamente connessi e integrano, di fatto, una manovra finanziaria unica, che finisce per coinvolgere anche altre società del gruppo riconducibile a Trevi Finanziaria Industriale (si veda altro articolo di BeBeez).
Il Gruppo Trevi è attivo a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati.
Nato a Cesena nel 1957, il gruppo conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).