A causa delle normative legate al coronavirus che hanno bloccato i nuovi pignoramenti e sospeso le aste aventi per oggetto immobili residenziali abitati, nel primo semestre 2021 su 74.960 aste pubblicate, il 32% ha riguardato le sole procedure concorsuali, ovvero tutte quelle vendite che fanno capo a fallimenti, concordati preventivi, ristrutturazioni del debito, liquidazioni coatte amministrative. Il dato si confronta con il 28% del 2020. E’ quanto emerge da un’analisi condotta dal centro studi Astasy di NPLs RE_Solutions e da Frontis Npl e presentata il 14 luglio scorso al convegno La strategia di vendita degli asset immobiliari nell’ambito delle procedure concorsuali, organizzato dall’Associazione Concorsualisti Milano (si veda qui il comunicato stampa).
I tribunali più efficienti sono stati quelli di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, con il Tribunale di Milano che si è aggiudicato la maglia rosa con 2.278 aste pubblicate, seguito dalla sezione fallimentare del Tribunale di Bergamo (1.540 Lotti pubblicati), quindi da Brescia e Monza. Nel 2020, su 1.300 lotti in vendita presso il Tribunale di Milano ne sono stati aggiudicati ben 624, ovvero il 48%. Il prezzo base dei lotti aggiudicati ammontava a 95 milioni circa, ma sono stati aggiudicati a 109 milioni: un incremento del 12,8%. Il risultato ottenuto deriva da ben 2.287 tentativi di vendita. Il 77% dei lotti è stato aggiudicato mediante asta sincrona mista, ossia tenuta sia in forma fisica che digitale.
Massimiliano Bertolino, amministratore unico di Frontis Npl, ha commentato: “La lettura e l’interpretazione congiunta dei risultati ottenuti annualmente dalle vendite concorsuali del Tribunale di Milano con i professionisti dell’Associazione Concorsualisti ha permesso di porre l’accento su vari temi sulle quali sono stati apportati, di volta in volta, correttivi e soluzioni con risultati evidenti anche in questo periodo particolarmente complesso. Le prassi virtuose adottate dal Tribunale di Milano vengono quindi assunte quale paradigma”.
Roberta Zorloni, presidente dell’Associazione Concorsualisti Milano, ha affermato: “Malgrado la pandemia, le vendite al Tribunale fallimentare di Milano non si sono arrestate e il trend positivo degli ultimi anni è continuato. I curatori milanesi, in sostanza, hanno assorbito bene la particolarità del momento. A minimizzarne l’impatto è stata anche una scelta condivisa tra l’Assoxiazione e la sezione fallimentare che, con le dovute prescrizioni e cautele, ha permesso di mantenere il format misto delle vendite. I numeri, infatti, dicono che le vendite telematiche pure rappresentano ancora la minoranza e nelle procedure miste prevalgono ancora gli aggiudicatari tradizionali”.
Mirko Frigerio, vicepresidente esecutivo di NPLs RESolutions e presidente del centro studi Astasy Analytics, ha spiegato: “Le procedure concorsuali, più note con il termine fallimenti, hanno sempre rappresentato il 25% dei beni posti all’asta; un 25% pesante economicamente perché il valore medio di questi immobili è molto superiore alla media delle esecuzioni immobiliari (parliamo di circa 149 mila €/lotto, contro le 67 mila €/ lotto delle esecuzioni) e comprende asset spesso complessi, come interi caseggiati, fabbriche, magazzini, capannoni, piani di sviluppo residenziali e commerciali. A causa delle normative Covid, che hanno bloccato i nuovi pignoramenti e sospeso le aste con immobili residenziali abitati, le procedure concorsuali si sono guadagnate una importante fetta di mercato coattivo, il 32% rispetto alla media del 25%”.
Ricordiamo che Astasy a inizio luglio ha diffuso anche i dati sulle aste immobiliari nel primo semestre 2021, secondo i quali sono state 74.960 le unità immobiliari oggetto di aste immobiliari pubblicate nei primi 6 mesi del 2021 per un controvalore di immobili a base d’asta di circa 11,2 miliardi di euro e un valore medio di 149.676 euro. Quest’ultimo in particolare è stato nettamente superiore a quelli degli anni precedenti, proprio a causa della mancanza dei beni adibiti ad abitazione principale, in asta. La chiusura dei lavori in questi sei mesi del 2021 dovuto al coronavirus ha causato quindi un mancato recupero di 1,459 miliardi di euro nei soli immobili residenziali (si veda altro articolo di BeBeez).