Tra meno di due anni il modo di fare due diligence sui potenziali target di operazioni di m&a cambierà radicalmente in Europa. E non soltanto perché, come già si è ormai iniziato a fare, la due diligence dovrà valutare il rispetto di una serie di criteri ESG ritenuti ormai cruciali dalla maggior parte degli investitori istituzionali o dei grandi clienti, ma anche perché queste valutazioni dovranno essere estese a tutti i componenti delle filiere. E non solo per buon senso, ma perché richiesto dalla nuova direttiva UE Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), varata lo scorso 24 maggio e che dovrà essere adottata dagli Stati membri entro il 2026.
Insomma, “le aziende che danno priorità alla sostenibilità in tutte le loro operazioni e catene di fornitura emergeranno come i target di m&a più ricercati in questa nuova era di transazioni responsabili”, riassume il concetto Marianna Vintiadis, Partner & Head of Forensic Investigations & Intelligence di RSM Corporate Finance (dopo che la sua startup di intellingence 36Brains è stata acquisita e integrata da RSM Italy, si veda altro articolo di BeBeez). RSM Corporate Finance, in collaborazione con Mergermarket, ha appena pubblicato un report dal titolo evocativo: “Chain reaction How supply chain considerations and sustainability are shaping M&A in Europe” (si vedano qui il comunicato stampa e qui l’intero report).
E prosegue Vintiadis: “I risultati del report Chain Reaction confermano un trend che stiamo monitorando da qualche anno: cresce la necessità di indagini aziendali approfondite. In un contesto sempre più sotto esame è fondamentale rivolgersi a specialisti che vanno oltre le informazioni provenienti da dati pubblicamente accessibili con un approccio metodico e preciso che include check locali sui fornitori e sopralluoghi in tutto il mondo, non solo ad acquisizione già avvenuta, ma anche in fase di pre-transaction tramite una due diligence approfondita”.
Il sondaggio condotto da RSM Italy sul tema tra top manager di aziende, fondi di private equity e hedge fund provenienti da Italia, Spagna, Germania e Grecia, ha dato risultati molto chiari: quasi la metà degli intervistati (47%) ha dichiarato che negli ultimi due anni ha già sempre condotto una due diligence sulle catene di fornitura globali di un’azienda target come parte del processo di dealmaking. Questa percentuale è però destinata a salire al 68% nei prossimi due anni. Gli intervistati tedeschi sono in anticipo sulla curva, con il 60% che ha sempre svolto questa attività negli ultimi due anni, che salirà al 73% che prevede di svolgerla sempre nei prossimi due anni.
Riconoscendo l’impatto positivo dell’imminente normativa, il sondaggio rivela che quasi tutti gli intervistati (92%) ritengono che la CSDDD renderà le società europee più interessanti come target di acquisizione, compreso un 10% che ritiene che aumenterà significativamente la loro attrattiva. Anche in questo caso gli intervistati tedeschi sono particolarmente ottimisti, con il 20% che afferma che la CSDDD aumenterà significativamente il fascino delle società europee.
E ancora, sempre dal sondaggio emerge che convalida da parte di terzi degli sforzi di sostenibilità di un’azienda è anche un bene prezioso agli occhi dei potenziali acquirenti. In particolare, l’83% degli intervistati ritiene che la certificazione B Corp aumenti l’attrattiva dei potenziali acquirenti. La certificazione B Corp viene assegnata dall’organizzazione no-profit B Lab alle aziende che soddisfano rigorosi standard di performance sociale e ambientale, trasparenza pubblica e responsabilità legale per bilanciare profitto e scopo. Per ottenere la certificazione, le aziende devono dimostrare alti livelli di performance in cinque aree di impatto chiave: governance, lavoratori, comunità, ambiente e clienti.
Infine, sebbene l’altra direttiva UE che tocca i temi ESG, cioé la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) interesserà solo circa 50 mila aziende europee, una schiacciante maggioranza del 97% degli intervistati prevede che anche le aziende che non rientrano nella CSRD adotteranno la pratica del reporting e questo perché l’allineamento agli standard può migliorare la reputazione di un’azienda, dimostrando un impegno per la trasparenza e la sostenibilità che risuona con i consumatori, gli investitori e gli altri stakeholder.
Detto questo, è evidente, conclude lo studio di RSM Italy, che le aziende e gli investitori per condurre questo tipo di due diligence devono essere affiancati da consulenti specializzati in grado di guidarli. Non a caso dal sondaggio risulta che molti investitori (91%) intendono rivolgersi a specialisti esterni con una profonda conoscenza delle problematiche specifiche del settore, dei contesti locali e delle sfumature culturali per condurre un’approfondita due diligence della catena di fornitura.