Sono diminuiti a 33,5 miliardi di euro, di cui il 70% sofferenze (NPL) e il 30% inadempienze probabili (UTP), i crediti in gestione nel primo semestre di AMCO, la full service credit management company del MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze guidata da Andrea Munari(si veda qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti). Le masse gestite, di cui il 70% dei volumi è gestito in-house e il 30% in outsourcing, sono diminuite del 7% rispetto allo stesso periodo del 2023 (si veda altro articolo di BeBeez) per la naturale dinamica del portafoglio, in assenza di nuove acquisizioni e in linea con la strategia definita nel piano strategico 2024-2028 denominato “Produciamo Valore” (si veda altro articolo di BeBeez), ha spiegato la società.
Martedì scorso il consiglio di amministrazione presieduto da Giuseppe Maresca, oltre ad approvare i conti dei primi sei mesi, ha anche approvato una serie di modifiche organizzative che integrano le revisioni della struttura già effettuate a giugno (si veda qui il comunicato stampa di allora). In particolare, è stato introdotto il ruolo di condirettore generale per presidiare le aree di business e di supporto, la gestione dell’infrastruttura operativa e le nuove funzioni Controlli accentrati di primo livello e Transformation office, che sarà ricoperto a partire da dopodomani da Katia Mariotti, proveniente da Banca Ifis (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre dal 3 agosto sarà operativa la nuova Direzione Capital Management, costituita per incrementare il supporto alle decisioni strategico-finanziarie, il cui responsabile è già stato nominato, ma non è ancora stato reso noto il nominativo. Si ricorda che l’attività di business è stata rafforzata anche con l’evoluzione in due direzioni: la Direzione NPE & Outsourcing per le posizioni inferiori a 2 milioni di euro e la gestione dei servicer in outsourcing, affidata a Nicola Carnevale, e la Direzione Turnaround & Strategic Finance per le posizioni superiori a 2 milioni, guidata da Fabio Pettirossi.
Ha commentato Munari: “In questi primi mesi abbiamo lavorato alla trasformazione del modello operativo di AMCO concentrandoci sulla riorganizzazione del business, il rafforzamento della struttura organizzativa e il potenziamento del sistema dei controlli. La società chiude il primo semestre in utile, confermando la generazione di liquidità e una solida struttura patrimoniale. In linea con il piano 2024-2028, nei prossimi mesi proseguiremo nella trasformazione del modello operativo, in ottica data-driven e potenziando l’infrastruttura IT. La nuova struttura e le azioni avviate ci permetteranno di ottimizzare i recuperi e produrre valore nel lungo periodo”.
Tornando ai conti, la società ex SGA, nata come bad bank del vecchio Banco di Napoli (si veda altro articolo di BeBeez), ha erogato 12 milioni di euro di nuova finanza alle imprese nei primi sei mesi dell’anno, mentre nel secondo trimestre ha ceduto, in un’ottica di semplificazione gestionale, oltre 60 mila “non-core small ticket”, pari a circa il 30% del totale delle posizioni gestite, con un impatto trascurabile in termini di masse. Le posizioni in gestione sono scese così a fine giugno a circa 167 mila, di cui oltre 80 mila riguardanti imprese.
Gli incassi nel primo semestre hanno raggiunto i 721 milioni, in calo del 5% per la diminuzione delle masse in gestione. Il collection rate annualizzato è rimasto stabile al 4,2%. L’efficacia nella gestione, ha evidenziato AMCO, è confermata dalla buona performance di tutte le divisioni di business e da un approccio proattivo nella gestione delle posizioni: il 94% degli incassi da UTP proviene da attività stragiudiziale, così come il 29% di quelli da crediti NPL.
L’utile netto è stato pari a 23,2 milioni, in aumento del 5% per minori rettifiche di valore sui crediti e per effetto della riduzione del debito. L’ebitda è sceso a 121 milioni rispetto ai 160,5 milioni del primo semestre 2023 a causa del calo dei ricavi per la riduzione dei volumi on-balance. L’ebitda margin è ora al 55,3%.
I ricavi sono diminuiti del 10,4% a 218,7 milioni per i minori interessi da clientela originati da crediti on-balance in linea con la strategia del piano. Le commissioni da servicing sono aumentate del 20,7% a 23,2 milioni per effetto della gestione del portafoglio off-balance relativo alle ex banche venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (si veda qui il comunicato stampa dell’epoca), e del fondo Cuvèe.
Gli interessi da clientela hanno toccato i 150,2 milioni, in flessione del 13,5% per effetto della riduzione delle masse in gestione on-balance. Gli altri proventi-oneri da gestione caratteristica, che si riferiscono a riprese da incasso tutte cash-based, risultano in diminuzione dell’11,7% e sono relativi a incassi superiori ai piani di recupero attesi.
I costi totali sono stati pari a 97,8 milioni, in crescita del 16,8% per il rafforzamento della struttura aziendale, sia a livello infrastrutturale che di organico, e per l’accelerazione dei recuperi. In particolare, i costi operativi netti sono stati pari a 70,8 milioni, in crescita del 19 per effetto dell’incremento delle spese legali e di recupero, per i costi IT inclusa la sostituzione del sistema di core banking e per le maggiori outsourcing fees legate ai recuperi sul portafoglio affidato in gestione a servicer esterni.
I crediti verso la clientela sono diminuiti a quasi 4 miliardi rispetto ai quasi 5 miliardi di fine giugno del 2023 per effetto degli incassi e per le rettifiche di valore. Le disponibilità liquide, che includono la cassa e i titoli di Stato italiani in portafoglio, sono calati a 749 milioni, in diminuzione di 318 milioni rispetto al primo semestre dell’anno scorso, e sono sufficienti per il rimborso della prossima obbligazione in scadenza a gennaio 2025, pari a 600 milioni, dopo che AMCO ha già restituito a febbraio 250 milioni del bond con pari scadenza.
Le passività finanziarie sono state pari a 3,14 miliardi e sono relative alle obbligazioni unsecured. La società ha in essere un programma di commercial paper per un ammontare massimo di un miliardo attualmente non utilizzato. La posizione finanziaria netta è migliorata a meno 2,35 miliardi grazie alla generazione di cassa del business.
Il patrimonio netto ha superato i 2 miliardi. I requisiti patrimoniali risultano in ulteriore crescita: il coefficiente patrimoniale CET1 e il Total Capital ratio sono infatti pari al 35%. Il rapporto tra debito netto ed equity è pari a 1,1 volte, in calo rispetto a 1,3 volte di giugno e dicembre 2023. Nei mesi scorsi prima Fitch (si veda qui il comunicato stampa) e poi S&P’s hanno confermato il rating “BBB” con outlook stabile.