
Il decreto attuativo per il trasferimento dei portafogli di crediti deteriorati da 17,7 miliardi di euro delle due banche venete alla Società Gestione Attività (Sga) è atteso per fine novembre. A quel punto si dovrà trovare una soluzione alla quota di quei portafogli rappresentata dalle inadempienze probabili, che pesano per ben 9 miliardi.
Scartata l’ipotesi di dotare di licenza bancaria la società guidata da Marina Natale e presieduta dal funzionario del Tesoro Alessandro Rivera, sia per la complessità dell’iter autorizzativo con Bankitalia che per la necessità di dotare il veicolo di sufficiente capitale, è evidente che la Sga non potrà da sola immettere nuove risorse laddove fosse necessario per permettere il rilancio di aziende in crisi e quindi evitare che quelle inadempienze probabili si trasformino in sofferenze.
Proprio per questo motivo, scrive oggi MF Milano Finanza, il ministero del Tesoro starebbe definendo un piano focalizzato sull’alleanza con due o tre banche. Gli istituti potrebbero agire dietro mandato di Sga sulla base di regole di ingaggio definite o per tipologia di operazione o per natura di portafoglio. In realtà, però, i soggetti in grado di gestire queste situazioni sono più tipicamente quelli specializzati in ristrutturazioni industriali, tipicamente i fondi di turnaround. Che infatti stanno scaldando i motori.