Si chiuderà a primavera inoltrata, secondo quanto risulta a BeBeez, la raccolta di Equor I, il primo fondo di Equor Capital Partners sgr, la società di gestione di fondi di private equity fondata nell’estate del 2021 da Francesco Rigamonti (ceo), Giovanni Fregnan e Giovanni Diana (si veda altro articolo di BeBeez), a cui si sono affiancati i partner Carlo Cangialosi, Lorena Ponti e Valentina Roggiani, e il presidente Roberto Pisa (managing partner di CL Partners, ex group ceo di Sirti ed ex senior partner di BC Partners).
Al raggiungimento del target di 250 milioni di euro, contribuirà in maniera importante, riferisce MF Milano Finanza, il committment fino a 100 milioni firmato a novembre da Patrimonio Rilancio, lo strumento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere le imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez), operativo dal luglio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), che sta ovviamente attraendo l’interesse dei principali investitori del mercato delle ristrutturazioni aziendali, in quanto si pone come anchor investor dei fondi nei quali investe con impegni che possono arrivare al 49% della raccolta (si veda qui BeBeez Magazine del 4 marzo a pagina 8).
Il fondo Equor I ha come obiettivo il rilancio delle imprese con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro o appartenenti a un gruppo con un fatturato consolidato superiore ai 50 milioni, che hanno adeguate prospettive di redditività ma si trovano in una situazione di squilibrio economico, finanziario o patrimoniale, attraverso aumenti di capitale finalizzati all’acquisizione delle partecipazioni di maggioranza delle stesse aziende o, al limite, di minoranza purché la governance consenta a Equor un ruolo di indirizzo. Subito dopo il closing di Equor I sono previsti i primi investimenti, probabilmente quindi a partire dall’estate.
Quello di Equor è il quarto impegno che si dice sia stato siglato dallo strumento di CDP, dopo quelli nel Flexible Capital Fund di DeA Capital Alternative Funds sgr, controllata da Dea Capital del Gruppo De Agostini (si veda altro articolo di BeBeez), nel fondo GAP di Anthilia Capital Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez); e nel Capitale Rilancio Fund di illimity sgr (si veda altro articolo su BeBeez). In tutti i casi si parla di impegni del fondo sino a 100 milioni di euro.
Ricordiamo che il fondo di Patrimonio Rilancio di cui stiamo parlando è una delle tre gambe dello strumento diventato operativo quasi due anni fa (si veda altro articolo di BeBeez) con una dotazione iniziale di quasi 40 miliardi, ovvero 44 miliardi detratti i 4,25 miliardi utilizzati per riportare Sace (in precedenza controllata da Cdp) e che prevede i seguenti ambiti di operatività:
- Fondo Nazionale Supporto Temporaneo (FNST): interventi temporanei in aziende che hanno subìto impatti derivanti dall’emergenza Covid-19, coerenti con le misure previste dalla Commissione europea nel “Quadro Temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19”;
- Fondo Nazionale Strategico (FNS): investimenti di lungo periodo, con il coinvolgimento di altri investitori di mercato, in imprese caratterizzate da solide prospettive di crescita, per supportarne i piani di sviluppo;
- Fondo Nazionale Ristrutturazione Imprese (FNRI): interventi in aziende caratterizzate da temporanei squilibri patrimoniali e finanziari, ma con adeguate prospettive di redditività futura.
Il FNRI è appunto lo strumento attraverso il quale stanno attingendo risorse Equor e colleghi e che è appunto rivolto a sgr, gestori di fondi di investimento alternativi europei e società di investimento a capitale fisso (sicaf autogestite), con track record del team di gestione nel settore delle ristrutturazioni di imprese.
Nel dettaglio, spiega CDP nella sezione del suo sito internet dedicata al FNRI, quest’ultimo investirà esclusivamente nella componente “nuova finanza” degli oicr lanciati dalle società di gestione di cui sopra, che dovranno avere una dimensione complessiva di oltre 100 milioni di euro e una durata inferiore ai dieci anni. Il FNRI condurrà investimenti singoli di dimensioni superiori ai 30 milioni in ciascun OICR, che dovranno rappresentare una quota inferiore al 49% dell’ammontare del fondo e che dovranno dimostrare la presenza di uno o più coinvestitori privati che sottoscrivano alle medesime condizioni del FNRI.
I fondi target possono investire tramite strumenti di equity, quasi-equity o debito di imprese in situazione di crisi reversibile e che abbiano presentato domanda, o comunque abbiano avuto accesso alla procedura di accordo di ristrutturazione del debito o di concordato preventivo. Le aziende in questione non devono operare nel settore bancario, finanziario e assicurativo, devono avere sede in Italia, un fatturato annuo di oltre 50 milioni e versare in temporaneo squilibrio patrimoniale e finanziario, condizione di norma verificata con un rapporto pfn/ebitda maggiore a 4 volte oppure un rapporto pfn/pn maggiore a 2 volte, e caratterizzate da adeguate prospettive di redditività. L’investimento massimo dell’oicr nella singola posizione dev’essere pari al 20% della dimensione dello stesso fondo e comunque inferiore a 250 milioni di euro. Il FNRI ha una dotazione di 1,5 miliardi di euro.
Ai sensi del decreto attuativo (art. 24, comma 3, del Decreto n.26 del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 3 febbraio 2021, si veda altro articolo di BeBeez), le imprese che saranno oggetto di investimento dovranno avvalersi dell’intervento di un esperto indipendente accreditato da CDP per l’attestazione del piano di ristrutturazione da cui emerga la sostenibilità dell’indebitamento e di un fair value dell’impresa stessa. Ora la lista degli esperti accreditati si sta allungando (si veda altro articolo di BeBeez).