Il mercato degli immobili corporate italiani ha avuto una redditività del 5,6% nel 2017 e del 2,11% nel primo semestre 2018. Lo rilevano Assoimmobiliare e Nomisma, ieri hanno presentato il primo indice globale del settore presso la sede milanese di Assimprendil Ance (si veda il comunicato stampa).
L’indicatore, che d’ora innanzi sarà elaborato su base semestrale, è stato pensato per misurare la redditività del segmento immobiliare corporate. Il progetto è stato finanziato dalle principali sgr e siiq italiane (Amundi, Bnp, Cdp, Coima, Dea Capital, Fabrica, Generali, Igd Siiq, Investire, Morgan Stanley, Polis, Prelios, Sator, Serenissima, Sorgente), che hanno anche trasmesso i dati sui loro asset immobiliari corporate per un valore di oltre 37 miliardi di euro.
Nel settore, nel 2018 sono avvenute nel settore transazioni per 8,6 miliardi di euro, che hanno riguardato prevalentemente asset direzionali e commerciali; la maggior parte degli investitori provenivano dall’estero (64% del totale). All’interno dello stock immobiliare analizzato da Nomisma e Assoimmobiliare, la maggior parte degli asset sono direzionali (27,6%), seguiti dai commerciali (18,3%), che valgono rispettivamente 18.039 milioni e 5.365 milioni.
Oltre all’indice globale dell’immobiliare corporate di cui si parlava all’inizio, Nomisma e Assoimmobiliare hanno calcolato anche un indice core (che comprende solo gli immobili non oggetto di operazioni di sviluppo e trasformazione immobiliare) e tre indici settoriali (direzionale, commerciale e industriale), sia a livello nazionale che delle principali realtà urbane del Paese (in primis Roma e Milano).
La redditività̀ del settore misurata dall’indice core del primo semestre 2018 si attesta al 2,60% (2,30% al netto di spese e imposte), mentre nel 2017 si attestava al 5,36% (4,72% in termini netti). Considerando i mercati principali di Milano e Roma, si registra una migliore performance del capoluogo lombardo nel segmento direzionale, mentre per il settore commerciale le differenze sono meno marcate.
Lo studio analizza inoltre le componenti che hanno determinato l’andamento degli indici core e globale e in entrambi i casi ha rilevato un appiattimento della capital growth nel primo semestre 2018.
“Nomisma da 30 anni produce un indicatore di total return del settore immobiliare, che però è poco rappresentativo degli immobili corporate. Siamo quindi andati oltre, facendo riferimento alla stringa Consob e agli adempimenti che devono assolvere le società immobiliari, sgr e siiq”, ha spiegato Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma.
In futuro c’è l’obiettivo di ampliare le dimensioni del portafoglio analizzato e dare un maggior dettaglio informativo. “Il lancio dell’indice di Assoimmobiliare rappresenta un ulteriore passo in avanti dell’industria immobiliare italiana in termini di trasparenza e professionalità. In un mercato degli investimenti sempre più globale e diversificato è importante offrire ad investitori ed operatori un punto di vista imparziale sull’andamento del mercato che sia anche un punto di riferimento per la misurazione della performance di ciascun gestore”, ha affermato Alberto Agazzi, presidente del Comitato sgr di Assoimmobiliare.
Nel corso del convegno di presentazione dell’indicatore di Nomisma e Assoimmobiliare, è intervenuta anche Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenarimmobiliari, che ha illustrato un’analisi sull’andamento dei fondi immobiliari negli ultimi 10 anni (2008-2018).Dal 2000 ad oggi, i fondi immobiliari si sono ristrutturati. A livello mondo, l’asset allocation sui fondi immobiliari ha toccato quota 2.890 miliardi. In Europa, la Germania la fa da padrona: i primi 5 fondi europei sono tedeschi. Il fatturato del settore nel 2018 è in linea con quello di 10 anni fa oppure è negativo, salvo che per la Germania. In Italia, l’industria è florida con 430 fondi e un patrimonio attorno ai 55 miliardi di euro. Il livello di indebitamento sostenibile ma il Roe ha subìto un deciso calo. Nel 2019 e 2020 vedremo gli effetti sul settore della guerra dei dazi, del termine del sostegno della Bce all’economia e dei cambiamenti politici.